L’idea è volare più basso per evitare quanto accaduto con i migranti quando il governo ha impugnato l’ordinanza di Musumeci per la chiusura degli hotspot. Così la giunta Musumeci che pur nel solco del Trentino Alto Adige che grazie all’autonomia speciale ha ampliato le maglie delle chiusure, vuol disporre deroghe al Dpcm, ma senza rischi di un ricorso al Tar.
Così l’idea è quella di un disegno di legge e non di un’ordinanza, che disponga la chiusura dei bar alle 20 e dei ristoranti alle 22, in considerazione di una fase epidemiologica che non è quella di altre Regioni. Insomma Musumeci non osa dopo quanto accaduto con l’impugnativa e preferisce un ddl per il quale il governo Conte potrebbe al più ricorrere alla Corte Costituzionale per conflitto di competenze entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge. Nel frattempo le imprese siciliane potrebbero quantomeno respirare. Certo, non si comprende perché il governo Conte dovrebbe impugnare un’ ordinanza di Musumeci analoga a quella della provincia di Trento ma in quel caso in gioco entrerebbero questioni politiche, ma tant’è.
La strada scelta da Musumeci è quella per mettere al riparo il settore che rischia il tracollo da eventuali impugnative del governo giallorosso. Resta l’amarezza di un’ Autonomia che risale al 1946 e che avrebbe dovuto avere un ampio respiro ma che ci vede ridotti a dover individuare percorsi sottotono per rivendicarla. La Sicilia dovrebbe ribadire la sua specificità e non “nasconderla”, dovrebbe far sentire la sua voce, non “invocare”. Il disegno di legge con misure ad hoc dopo il via libera della giunta dovrà passare dall’Ars. Passeranno quindi ancora alcuni giorni.
Frattanto però è lo stesso Musumeci che dipinge il ddl come una sorta di “contentino” in vista della bufera.“Fuori da ogni ipocrisia: sappiamo tutti che prima o poi arriveremo alla chiusura totale. Ho già detto che ‘il peggio arriverà’, ma perché farlo arrivare prima? Perché impedire a una famiglia di andare al cinema o a un ristorante di chiudere dopo? Fra qualche tempo il governo Conte ci farà chiudere tutti e Roma ormai non fa molto per nascondere questa triste prospettiva”.
E’ quanto ha detto sia all’Ars che in un’intervista al Tg Com. Per il Presidente è però fondamentale legiferare su quelle materie che lo Statuto (ed anche la legge costituzionale che ha riformato il Titolo V), lasciano in via esclusiva alla Regione Siciliane (o integrare quelle di carattere concorrente). Nel disegno di legge non solo bar e ristoranti potrebbero vedersi ampliata la soglia del coprifuoco ma si eviterebbe anche la chiusura totale di teatri, cinema ed eventi culturali.
“L’intervento sarà su alcune materie, non su tutte. Penso ai Beni culturali e alcune attività legate al turismo. Il Dpcm – ha aggiunto il presidente della Regione – è stato molto restrittivo e noi abbiamo evidenziato come alcune norme di quel provvedimento, in particolare la chiusura degli esercizi commerciali alle 18, costituisse un serio problema per alcune regioni, cioè per quelle dove il dato epidemiologico non presenta una condizione di grave emergenza e dove il tessuto imprenditoriale ancora può organizzarsi nel rispetto delle linee guide della conferenza Stato-Regioni”.
Musumeci ha usato toni diplomatici perché non cerca lo scontro ricordando anche come i dati non siano da “allarme rosso” e come sul fronte sanità si stia operando per l’assunzione di altri tremila operatori. “Siamo tra le regioni italiane che si sono dotate per prime di tamponi e test sierologici. Abbiamo testato oltre 460mila casi singoli con test molecolari e oltre 250mila con i test sierologici”.