MESSINA – Si è chiusa la prima tornata di confronti tra arrestati e giudice, dopo l’operazione anti droga della Polizia a Fondo Fucile, scattata il giorno di San Valentino con 26 arresti. Davanti al giudice per le indagini preliminari Simona Finocchiaro hanno sfilato prima le 13 persone in carcere, poi le altre 13 che hanno ottenuto i domiciliari. Tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e gli interrogatori di garanzia sono terminati in un muro di silenzio.
Uno soltanto degli arrestati ha deciso di rispondere alle domande del giudice. Si tratta dell’infermiere Fabio Venuti. L’uomo ha affrontato il faccia a faccia col magistrato che ha autorizzato il suo arresto rispondendo a tutte le domande e fornendo la propria versione dei fatti. Venuti è accusato di peculato: secondo l’Accusa ha lucrato sulle forniture di tamponi covid 19 di cui aveva la disponibilità per motivi professionali. L’infermiere si è difeso, negando di aver approfittato delle forniture dell’ospedale: la partita di materiale sanitario era stata a lui riservata, non è stata sottratta ad alcuna struttura pubblica. I difensori, gli avvocati Giulia e Giovanni Mannuccia, chiederanno al giudice di attenuare la misura cautelare disposta anche per via del lasso di tempo trascorso dal presunto reato, ovvero quasi 3 anni. Il giudice deciderà sull’istanza dopo aver sentito anche i magistrati titolari del caso, presenti agli interrogatori, ovvero Antonella Fradà e Anna Maria Arena.
Bocche cucite, invece, da parte di Alessio Coppolino, Domenico Allia, Giosuè Orlando, Pietro Pappalardo, Bartolo Mussillo, Massimiliano Peluso, Alessandro Pandolfino, Giovanni Lombardo, Giuseppe Greco, Antonio Andreacchio, Alessandro Coco e Francesco Basile (di Milazzo), assistiti dagli avvocati Antonello Scordo, Cinzia Panebianco, Giuseppe Bonavita, Tino Celi, Salvatore Silvestro.