SIRACUSA – Associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso; porto e detenzione illegale di armi; estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan Trigila.
Sono i reati per i quali stamani la Squadra Mobile di Siracusa, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Messina, Milano e Novara, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Catania, ha portato in carcere otto persone:
Il gruppo era capeggiato da Angelo Monaco, già in passato esponente di vertice del clan mafioso dei Trigila di Noto, facente capo al boss detenuto Antonio Trigila, detto “Pinuccio Pinnintula”.
Tornato in libertà il 25 agosto 2016, subito Monaco ha ripreso il traffico di sostanze stupefacenti e le estorsioni. Una “vecchia maniera”, da qui il nome dell’operazione, che si basava sui pregressi legami instaurati nel corso della lunga carriera criminale con i trafficanti di stupefacenti e sull’intimidazione mafiosa, perpetrata a colpi di arma da fuoco e incendio dei mezzi d’opera ai danni delle ditte che non si piegavano alle richieste estorsive.
Accanto a Monaco, la moglie Elisabetta Di Mari ed il suo fiduciario, Pietro Crescimone. Facevano arrivare in provincia di Siracusa grandi quantità di droga da vendere sul mercato locale.
Il 28 febbraio 2017, ad esempio, la Polizia ha bloccato agli imbarcaderi di Messina il figlio di Elisabetta Di Mari con un chilo di cocaina in auto. Il 22 maggio 2017, invece, Monaco e Crescimone venivano arrestati a Villa San Giovanni perché, su un furgone, nascondevano 71 kg di hashish, appena presi a Milano.
C’era anche una seconda associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, composta da marocchini con base operativa a Milano e ramificazioni a Novara e Messina. Facevano arrivare dal Marocco grandi quantità di droga da vendere a vari acquirenti, tra cui il gruppo Monaco.
Monaco e Crescimone sono gravemente indiziati anche del tentativo di estorsione mafiosa verso l’impresa che stava realizzando lo svincolo di Noto sull’A 18 Messina – Catania – Siracusa – Rosolini. Monaco ha chiesto più volte di parlare coi responsabili dell’azienda e, all’ennesimo diniego, ha detto: “sono venuto tre volte… non vengo più“. Prima hanno tentato di incendiare gli escavatori della ditta all’opera, poi, non riuscendoci, il 20 maggio 2017, Monaco, Crescimone, Rubbino e Lao esplodono colpi d’arma da fuoco contro i mezzi.
Altra estorsione mafiosa, infine, ad un’azienda agricola di Rosolini, obbligata da Rubbino, da Nunziatina Bianca (moglie del capoclan Antonio Trigila) e da una terza persona ricercata, pedane in legno prodotte nella fabbrica della famiglia Trigila, gestita dal genero del boss.