Messina – Non parlano gli arrestati dalla Polizia per spaccio di droga anche tra le mura del penitenziario di Barcellona. Convocati dal giudice delle indagini preliminari Salvatore Pogliese per l’interrogatorio di garanzia, tutti non hanno risposto alle domande del giudice, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Bocche cucite, quindi, da parte dei messinesi Simona Costa, Luigi Crescenti, Francesco Esposito, i barcellonesi Tommaso Costantino e Maria Gnazzitto, Salvatore Nania di Acerra e i milazzesi Francesco Perroni, Maria Rizzo, tutti convocati oggi ad eccezione di Francesca Alacqua, anche lei arrestata nel blitz del primo ottobre scorso.
Gli avvocati Giuseppe Bonavita, Giuseppe Carrabba, Sebastiano Campanella, Antoniele Imbesi, Giuseppe Coppolino, valuteranno ora i prossimi passi delle difese.
Per tutti loro le accuse sono, a vario titolo, di aver retto due giri distinti di spaccio, tra Milazzo, Pace del Mela e l’area di Barcellona, dove la droga arrivava anche nelle celle del Madia, attraverso i pasti consegnati ai detenuti. L’inchiesta, che nasce alla fine del 2022, è coordinata dai pubblici ministeri della Dda Fabrizio Monaco e Francesco Massara. Gli agenti hanno tenuto sotto controllo i pusher fino all’estate del 2023.
Non è la prima volta che i due magistrati incappano nel traffico di droga in carcere. Un fenomeno preoccupante e in crescita, sul quale ha lanciato l’allarme il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio qualche mese fa, in occasione di precedenti arresti proprio per spaccio nel penitenziario di Barcellona.
Il fenomeno delle carceri colabrodo non è solo messinese. Lo scorso luglio dieci persone sono state arrestate ad Enna per lo stesso tipo di reati, mentre a settembre scorso altre 2 persone sono state arrestate a Caltanissetta perché tentavano di consegnare stupefacenti e cellulari usando dei droni.