C’è anche l’Università degli Studi di Messina tra i 4 atenei che hanno affiancato l’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, enti di ricerca e alcune aziende del settore nel progetto del primo drone europeo alimentato a idrogeno. Ha un motore in grado di volare con un’autonomia di 6 ore e può raggiungere fino a 6mila metri di quota, un vero piccolo gioiello della tecnologia dotato di un’apertura alare di 4 metri e di una caratteristica fondamentale: non inquina. Il motore a idrogeno garantisce una vera e propria novità “green” per un drone di cui verranno realizzati due prototipi, da far volare già dalle prossime settimane in modo tale da dare il via ai test nel più breve tempo possibile.
Il responsabile tecnico-scientifico del progetto è un docente di Fisica sperimentale dell’Università di Messina, Salvatore Magazù, mentre la professoressa Matilde Pietrafesa, ordinario di Fisica Tecnica Ambientale dell’Università di Reggio Calabria, è la responsabile scientifica che coordina progettazione e realizzazione dei due droni. Eurodrone Flight System di Boves, invece, è l’azienda che ha vinto la gara per progettare e realizzare i due prototipi. I droni saranno dotati di tre radar doppler e due lidar, da utilizzare per le misure in quota, e verranno utilizzati per aiutare gli aeroporti migliorando la qualità delle previsioni relativamente allo spazio aereo e al deposito di polveri vulcaniche sul suolo, attraverso i dati vulcanologici e meteorologici raccolti. Un vero passo verso il futuro, che si potrà compiere anche grazie all’Università di Messina e al professor Magazù.