cronaca

Duplice omicidio a Camaro, è stata legittima difesa? Ecco il quadro

MESSINA – Accertamenti vicini al capolinea, incidente probatorio chiuso. Ma quali sono le certezze sulla sparatoria del 2 gennaio a Messina? Costatino mente o dice la verità?

E’ ad un passaggio importante l’inchiesta sul duplice omicidio di Camaro del 2 gennaio scorso. Il Giudice per le indagini preliminari Fabio Pagana oggi ha dichiarato chiuso l’incidente probatorio, voluto per “cristallizzare” come prove alcuni esami scientifici. Ma che gli esami abbiamo fornito una qualche indicazione certa sembra in realtà ancora da chiarire, nel senso che la sensazione che si ha è che anche la consulenza oggi acquisita tornerà al centro dello scontro tra accusa e difese, nel futuro del procedimento.

Intanto ecco il dato: la dottoressa Paola De Simone, esperta della Polizia Scientifica, ha confermato in aula quanto già scritto nella propria consulenza, depositata agli atti. Ovvero che sul motorino recuperato dagli agenti a Camaro, sui frammenti di pavimento stradale e sullo zerbino di casa di Claudio Costantino non ci sono elementi di Dna certamente riconducibili alle vittime. Gli esami hanno confermato la presenza, all’interno dell’abitazione del Costantino, di tracce di natura ematica riconducibili al profilo genetico di Cannavò appunto e sull’Honda Sh di Costantino c’erano appunto soltanto tracce del proprietario, nessuna di Cannavò e Portogallo.

Le indicazioni venute dalla relazione sono quindi ora agli atti, sono state “dibattute” tra le parti già in questa fase e non saranno oggetto di ulteriori schermaglie, anche se oggi è già emersa l’ombra del lasso di tempo trascorso tra il fatto, i primissimi rilievi, e quelli successivi, che potrebbe aver alterato la bontà delle conclusioni degli esami.

Risale alla fine di giugno, per esempio, l’ultimo sopralluogo degli investigatori in via Eduardo Morabito, dentro e davanti casa di Costatino, dove i consulenti della difesa e i Ris hanno recuperato e repertato altre tracce da studiare, in particolare altri 4 proiettili, conficcati tra l’asfalto e il muro perimetrale della casa, e ulteriori fori sulle pareti. Altre tracce di una sparatoria piuttosto accesa, cioè.

Dopo aver sentito la dottoressa Di Simone il Gip Pagana ha chiuso l’incidente probatorio senza chiedere ulteriori approfondimenti, richiesta che non è arrivata neppure dalla Procura, ed ha restituito gli atti al Pubblico Ministero. Adesso sta alla Procura decidere se chiudere anche le indagini, muovendosi verso l’eventuale processo, o continuare a lavorare per approfondire il fatto di sangue.

Sia il pool di magistrati a lavoro sul caso, coordinati dal Pm Vito Di Giorgio, sono ancora in attesa degli esiti di una perizia, affidata ad un consulente esterno, per ricostruire la dinamica della sparatoria, attraverso per esempio la comparazione degli esami balistici, le traiettorie, l’esame della posizione dei corpi ed altri elementi. E anche i difensori di Costantino, gli avvocati Filippo Pagano e Carlo Taormina, stanno effettuando per conto loro delle attività di indagine difensiva. Ma a questo punto “l’ora del giudizio” per il 38enne con alle spalle precedenti per droga sembra sempre più vicino.

Costantino stamane ha voluto essere in aula, come sempre: ha seguito le spiegazioni della esperta del Gabinetto di Polizia Scientifica, ha ascoltato le risposte che la dottoressa De Simone ha offerto al Gip Pagana. Poi è tornato in carcere, dove è rinchiuso dallo scorso 9 aprile, quando è stato catturato in Calabria dalla Squadra Mobile di Messina.

Agli agenti ha raccontato di essersi dato alla macchia, dopo la sparatoria, per paura della vendetta dei parenti di Cannavò e Portogallo, ai quali avrebbe sparato per difesa. Sono stati loro, nella sua versione, a tendergli un agguato, piombando in casa sua armati. Ed è questo l’aspetto che le indagini mirano a chiarire: è stata legittima difesa? Per il momento la Procura non crede alla versione di Costantino.