Se amministrare Messina fosse l’Odissea (e in fondo per certi versi lo è), Cateno De Luca sarebbe Penelope. Dopo aver passato ore ed ore a tessere la tela, studiando documenti, stilando programmi, facendo battaglie, blitz, riunioni, gli bastano pochi minuti, un post, una diretta facebook, un video, per distruggere tutto.
E’ passato un anno dall’elezione del sindaco, ma il “Cateno style”, con i ritmi che ha imposto ad una città abituata a tempi elefantiaci, alla rassegnazione, ai riti ipocriti, fa sembrare come se ne fossero passati 10 di anni.
Totalmente padrone dei nuovi metodi di comunicazione e della post-politica, mantiene sempre altissima la tensione e sposta l’attenzione dove vuole lui, lancia la palla dove ritiene sia più utile alle sue strategie e obbliga tutti a rincorrerlo. Ha un’assoluta autostima e coscienza dei suoi mezzi sebbene non sempre riesca a far andare d’accordo le sue personalità multiple, ma conta moltissimo sulla scarsa capacità di memoria dei messinesi. Dalla sua parte ha una città sfiancata da anni di pessima amministrazione e trattata malissimo da una classe dirigente impegnata più a fare i propri interessi che quelli della collettività.
Troppe volte De Luca si è svegliato al mattino dottor Jeckyl per coricarsi la sera Mister Hyde dopo aver preso a colpi di machete quello che ha fatto nel corso della giornata. Sa leggere carte e bilanci come pochi, ha una rara capacità di predisporre strategie a lungo termine e sbaglia chi lo sottovaluta politicamente. Chi pensa di fare opposizione usando la cerbottana mentre lui ha un arsenale fa esattamente il suo gioco.
Quando è stato eletto sapeva benissimo di non avere una maggioranza in Aula, sapeva benissimo che Messina non è un piccolo Comune, sapeva benissimo che era sull’orlo del dissesto e che alcune forme di malcostume e cattiva amministrazione erano incancrenite. Sapeva bene di essere stato votato al ballottaggio da forze politiche a lui avversarie che hanno preferito lui a Bramanti pur di avere qualche consigliere comunale in più. Da un amministratore navigato e preparato come lui ci si aspetta che conosca benissimo non solo i compiti ed i ruoli di un Consiglio comunale, ma soprattutto il fatto che in democrazia ci si confronta tra maggioranza e opposizione. Pensare di avere un’Aula che dice sì ad ogni sua proposta è quantomeno da egocentrici. Nessuno governa da solo. Governare da solo fa male, non è sano. Persino Dio ha al suo fianco la Trinità e San Pietro ha ampia discrezionalità nell’aprire le porte del Paradiso.
In un anno ho condiviso gran parte delle battaglie del sindaco quanto a sostanza e contenuti. Ho apprezzato il fatto che sia il primo sindaco che batte i pugni per Messina in un’epoca storica in serve fare rumore e la moderazione è scambiata per accettazione. Ma la forma non può andare in direzione opposta alla sostanza.
Ogni volta che De Luca avvia un confronto, raggiunge un risultato, segue un percorso più pacato, spunta Cateno e ribalta il tavolo.
Ha l’ambizione del Lupo solitario, ma senza una squadra, fatta anche di alleati o di oppositori costruttivi, non si va da nessuna parte.
E a proposito di lupo, se annunci le dimissioni ogni 30 giorni e le usi come strumento di pressione, prima o poi non ti crederà più nessuno o si stancheranno di ascoltarti, come nella favola di “al lupo al lupo”.
Invece De Luca costruisce un ponte e Cateno brucia ponte e pontieri. E’ riuscito a far perdere le staffe persino a due moderati come Picciolo e La Tona di Sicilia Futura.
In un anno “supersocial” De Luca, esattamente come Salvini e i 5stelle, ha compreso l’importanza del rapporto diretto, 24 ore su 24, della politica non filtrata e non mediata. Parla direttamente alla pancia dei cittadini e degli elettori, senza bisogno di ufficio stampa, conferenze stampa, comunicati. Sa unire, da animale politico qual é i post ai comizi ed ai rapporti diretti con la gente. Ma proprio la sua forza potrebbe diventare la sua debolezza. Da un lato sottovalutare la sua intelligenza politica e derubricare la sua figura a quella del “villano del Nisi” è da sciocchi e politicamente miopi. Dall’altro se De Luca non frena Cateno sarà Mister Hyde ad avere il sopravvento e questo in una città gattopardesca come Messina è un grave errore. Prima o poi gliela faranno pagare, lasciandolo solo con un cerino in mano in una città che brucia. Del resto il risultato ottenuto da Dafne Musolino alle Europee a Messina città è un segnale chiarissimo ed evidente. L’allergia a #quellichenonsonoio e al “pensiero altro dal mio”, la spregiudicatezza nell’uso dei social, il fatto che non si fidi di nessuno, il non accettare tempi e perseveranza rischiano di essere un boomerang.
In un anno di amministrazione ha realmente smosso le acque, ribaltato il tavolo, avviato percorsi mai neanche ipotizzati. Il cambio di rotta sul risanamento (non dimentichiamo che i suoi metodi hanno portato al recupero di milioni di euro dalla Regione oltre allo sbaraccamento), l’aver chiuso la stagione delle coop, i bandi per la gestione delle ville e degli impianti, l’avvio del fallimento per Atm e liquidazione Messinambiente, la riorganizzazione della macchina comunale, le potature, i provvedimenti per mercati e ambulanti, l’accelerazione sul porta a porta, la presentazione definitiva del Piano di riequilibrio, l’approvazione del bilancio in tempi normali, sono atti che compiuti in un anno rappresentano una totale inversione di tendenza rispetto ai tempi biblici del passato. Le battaglie portate avanti a Palermo e Roma per la dignità di Messina sono una novità.
Ma se è impossibile fare miracoli a Messina in un anno allora non dovresti neanche annunciarli i miracoli. L’annuncite di Cateno nuoce al sindaco De Luca, perché un conto è fare un blitz un altro risolvere concretamente il problema. La logica del “o con me o contro di me” non funziona. Il fatto che Consiglio e sindacati abbiano approvato il Salva Messina non equivale ad una delega in bianco per tutta la vita.
Per tutto questo è Cateno il peggior nemico di De Luca.
Rosaria Brancato