Politica

E il “populismo urbano” di De Luca irruppe nel “salotto buono” di Taormina

Alla sua quarta fascia tricolore dopo Fiumedinisi, Santa Teresa di Riva e Messina, Cateno De Luca trionfa nella prestigiosa Taormina. Nel cosiddetto “salotto buono”, abbandonato quan’era sindaco di Messina nel caso della fondazione Tao Arte, e c’è chi, anche tra i lettori, ironizza sulla sua vena popolare. Sul piano degli studi, invece, va ricordato il libro di un professore associato di Sociologia generale dell’Università di Messina, Pietro Saitta, che analizza il fenomeno politico: “Populismo urbano. Autoritarismo e conflitto in una città del sud (Messina 2018-2022)”, Meltemi edizioni. Con i metodi della ricerca sociologica, Saitta sviscera lo stile di De Luca. E, in un periodo storico in cui al bombardamento mediatico non segue spesso un approfondimento, individua alcuni punti di forza di quello che ormai è un leader nazionale, pronto a fare accordi con Renzi per le europee 2024.

Il fenomeno De Luca

Nel saggio, lo studioso mette in risalto il corpo esibito, pensiamo ora alla malattia evocata nel discorso di Taormina, il linguaggio colorito, la contrapposizione tra “noi” e “loro”, nella logica amico/nemico, la presenza dominante su Facebook in un legame religioso con il popolo. Oltre a esaltare le sue capacità di amministratore, il deputato regionale e guida di Sud chiama Nord invita i suoi sostenitori ad “affidarsi” in un senso proprio religioso, con un sentimento di connessione sentimentale e “di consegna/affidamento che è proprio delle relazioni ponfessionali”.

Scrive Saitta: “De Luca si è rivelato capace di attivare sentimenti collettivi intimi, che trascinano e coinvolgono gradualmente settori delle classi sociali superiori, attratte dal suo instancabile attivismo e “maschio” decisionismo. È un sindaco, insomma, che “ha tenuto in mano una città”. E che va alla conquista di spazi mediatici sempre nuovi, oltre che di nuove vette politiche”.

L’assenza della politica tradizionale e la vicinanza con i bisogni dei quartieri

“Neo-populismo in una città del sud”, “Populismo urbano e crisi pandemica”, “L’emergenza come cornice retorica”, “Spazi urbani e nemici della civiltà”, “Ordine pubblico, processi autoritari e resistenze”, “Forme e azioni dell’opposizione sociale” sono gli interessantissimi capitoli di uno studio rigoroso e denso di spunti stimolanti. Se ci fosse ancora la politica, e se ci fosse ancora la sinistra, dovrebbe ripartire da qui: da un’analisi sfaccettata di un fenomeno politico complesso.

In assenza di una politica capace di dialogare con i “bisogni dei quartieri”, “l’unica forza cittadina che ha mostrato attenzione per alcuni segmenti di queste classi” è stata proprio quella che fa capo a De Luca. Dunque, vicino al popolo ma anche abile tecnocrate e politico che “il sindaco lo sa fare”, capace di usare il meccanismo del “padrone” da pastore e guida messianica, e di dividere l’opinione pubblica, sfruttando ogni conflitto e attacco a proprio vantaggio, il nuovo sindaco di Taormina è tutt’altro che un fenomeno banale. E il libro di Pietro Saitta ha il merito di cogliere numerosi elementi critici su cui la cosiddetta politica tradizionale dovrebbe riflettere. Nel frattempo, Cateno De Luca si è imposto sulla scena nazionale in vista dell’approdo in Europa.