MESSINA – “Abbandonate la realtà ed entrate nel sogno…”Con queste parole inizia la storia di Rapunzel e, con queste parole, nel sogno viene catapultato tutto il pubblico – pienissimo – del Teatro Vittorio Emanuele.
Ecco che, così, per una sera, la celebre storia della principessa dai lunghi e magici capelli biondi fa tornare tutti bambini.
Maurizio Colombi scrive e firma la regia di “Rapunzel. Il Musical”, tratto dalla fiaba dei fratelli Grimm del 1812, resa nel 2010 un classico Disney.
Il musical di Colombi – dall’enorme successo – rende protagonista accanto a Rapunzel anche la storia della sua antagonista, Gothel, i cui panni sono vestiti da Lorella Cuccarini.
L’accaduto è noto, a raccontarlo nello spettacolo è un cantastorie: due sorelle, Gothel e Gretel, sono principesse eredi al trono. Ad ottenere il regno sarà Gretel, poiché Gothel è molto debole di salute. Gothel (il cui nome significa Go-to-hell, “vai all’inferno”), rifiutata e isolata da tutti, concentra allora le sue forze e le sue abilità da strega per proteggere la sua giovinezza e la sua bellezza. Vi riesce trovando un fiore magico capace di ridarle splendore: il raperonzolo. Ad ammalarsi, invece, sarà Gretel e il Re, suo marito, sarà costretto a chiedere aiuto alla strega. Gothel salverà sua sorella in cambio di una promessa: il figlio che nascerà dovrà essere allevato da lei stessa.
Così, alla sua nascita, la bella Rapunzel, dai lunghissimi capelli biondi dotati degli stessi poteri del Fiore, viene rinchiusa nella torre da Gothel. Tutto ciò che conosce del mondo fuori sono quelle strane “stelle quadrate” che vede, dalla sua finestra, levarsi in cielo ogni notte del suo compleanno. Fino all’arrivo di uno stravagante e scanzonato ladruncolo di nome Phil (non Flynn come nella fiaba) che cambierà ogni cosa…
Intorno ad una quasi disumana Cuccarini, perfetta nel ruolo, tantissimi i talenti: spiccano ovviamente Renato Crudo, simpaticissimo e impeccabile Phil, furbo ladro che saprà rivelarsi pieno di coraggio e dal cuore d’oro e Silvia Scartozzoni, una Rapunzel che sembra proprio uscita dal cartone, con i suoi modi di fare buffi e l’aria un po’ ingenua e svampita ma non per questo meno profonda e intelligente. Entrambi interpreti dalle grandi doti.
Una scelta registica geniale, novità assoluta, è la presenza di Rosa e Spina (Martina Lunghi e Matilde Pellegri), due enormi fiori, sulla mensola della camera in cui Rapunzel è rinchiusa, pronti a prenderla in giro, ad incarnare la voce dei suoi desideri e a far divertire il pubblico con i loro battibecchi, i loro discorsi senza sosta, le loro citazioni dotte alle più celebri canzoni italiane e il medley speciale di tutti quei brani che scelgono per protagonisti i fiori.
Insieme a loro, un grillo parlante d’eccezione: lo specchio “Spiegel”, vera voce della coscienza di Rapunzel, pronto a indirizzarla e farla riflettere.
Poi, ancora, tra le guarde un po’ maldestre al servizio dell’altrettanto imbranato capitano, vi è Segugio(Mattia Inverni), che sostituisce il cavallo del cartone animato. Regala tante risate e un po’ di confusione con il suo parlare in grammelot, con la sua lingua confusa e incomprensibile, che a volte ricorda lo spagnolo, altre volte il latino, ma non si lascia sfuggire neanche qualche espressione dialettale (che cambia al cambiare della città in cui si trova), nel nostro caso, per esempio, si rivolgerà a Phil con un “mutu scimunito”.
Tutto il cast costruisce un unico grande corpo scenico, coordinato e armonico, nelle coreografie di Rita Pivano, che viaggiano tra Broadway e il cartoon, tra lo stile trascinante e sofisticato dei più grandi capolavori musicali e quello divertente e animato dei cartoni.
Le musiche sono tutte inedite, partitura originale di Davide Magnabosco, Alex Procacci e Paolo Barillari. L’incontro arricchente tra i loro gusti diversi – quello più classico sinfonico di Magnabosco, quello più contemporaneo di Procacci e le melodie tra il pop e il folk di Barillari – dà vita a brani coinvolgenti come “Immagina, tu puoi”; dolci come “Il tempo immobile“; divertenti come “Il mio nome è Phil“ e “Questo non è un hotel“; allegri ed energici come “Rapunzel Dance”, con il quale ogni sera al termine dello spettacolo anche il pubblico viene invitato a ballare.
Ad offrire ulteriore grande credibilità e quel po’ di magia allo spettacolo sono le scenografie di Alessandro Chiti. 15 quadri in continuo movimento grazie ad effetti speciali, quinte mobili e proiezioni per facilitare i cambi di scena. Quest’ultime, in particolare, sono un elemento caro al regista, per cui alcune ambientazioni e alcuni personaggi vengono trasformati in vere animazioni.
Le scene di Gothel sono caratterizzate da un’atmosfera più tetra, gotica, oscura, mentre quelle dei due protagonisti sono più calde e luminose.
Ma un elemento rimane centrale: l’intreccio di rami che riveste la torre e resta sempre come cornice, quadro da cui vediamo dipingersi la storia, porta d’ingresso dalla quale entriamo in questo mondo da favola raccontato.
Un momento difficilmente dimenticabile è quello in cui Rapunzel riesce, finalmente, a vedere da vicino le “stelle quadrate” che osservava dalla sua finestra. Scoprirà, così, che non sono altro che lanterne liberate nel cielo. A fruire della loro bellezza non sarà solo la principessa ma tutto il pubblico. Le lanterne vengono, infatti, fatte volare all’interno del teatro, portando tutti gli spettatori ad alzare lo sguardo in su e ad osservarle levarsi al di sopra dei loro posti.
Tra le emozioni e le tante sfumature psicologiche dei personaggi, sono numerosi i temi su cui lo spettacolo vuole riflettere: la paura per il tempo che passa e l’ossessione vana per un’idea di bellezza che resta solo esteriore. Il conflitto, quindi, tra apparenza ed essenza, tra falso e vero, tra male e bene. La forza dell’amore, che trasforma tutto, permette di affrontare ogni difficoltà, rivela la bellezza della realtà e si rivela profondamente libero. L’amore vero non priva, non rinuncia, non costringe, non isola, l’amore vero rende liberi (al contrario di quel sentimento in parte materno ma molto di più possessivo ed egoistico cantato da Gothel in “La mia vita è lei”).
E, ancora, il potere dell’immaginazione in grado di cambiare davvero ogni cosa, di costruire un mondo nuovo e rendere vivi.
È quello che ci dimostra lo spettacolo, regalandoci sogni capaci di entusiasmare tanto i piccini quanto i più grandi, capaci tra risate e canzoni di far venire i brividi e toccare il cuore. Il risultato è una vera magia.
Alessandro Longobardi presenta: RAPUNZEL IL MUSICAL
Lorella Currarini: Gothel
Silvia Scartozzoni: Rapunzel
Renato Crudo: Phil
musiche originali Davide Magnabosco, Alex Procacci, Paolo Barillari
Maurizio Semeraro: Re/Polifemo/Popolano
Rossella Contu: Regina/Guardia
Mattia Inverni: Segugio/Macellaio/Popolano
Giacomo Marcheschi Cantastorie/Igor/Popolano/Guardia
Andrea Spata: Capitano/Milord/Popolano
Martina Lunghi: Rosa/ Locandiera/Popolana/Guardia
Matilde Pellegri: Spina/Nutrice/Popolana
Alfonso Mottola: Nobile/Popolano/ Guardia/Brigante
Jonathan Guerrero: Bambino/Gamba Di Legno/Ciambellano/Popolano
Eleonora Peluso: Bambino/Popolana/Guardia
Carlotta Sibilla: Bambina/Popolana/ Brigante/Guardia
Ylenia Tocco: Bambina/Popolana/Guardia
Erika Mariniello: Popolana
Ivan Trimarchi: Druido/Popolano/Guardia
Eleonora Segaluscio: Nobile/Popolana
Teresa Morici: Rapunzel Bambina
scritto e diretto da MAURIZIO COLOMBI
produzione VIOLA PRODUZIONI