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Ecco come l’Europa ha deciso di “convivere” con il virus

Passata la fase apicale dell’epidemia molti Paesi europei iniziano a capire che la battaglia contro il covid-19 sarà molto lunga e durerà per svariati mesi, presentandosi ad ondate (attese soprattutto in autunno), proprio come avvenne per la spagnola, nel 1918. Per questo non si può pensare di tenere tutto chiuso per chissà quanto tempo, ma bisogna iniziare a saper convivere con il virus, in attesa di un vaccino o di nuove terapie che siano in grado di arrestarlo.

Così l’Europa si prepara alla “Fase 2” che sta partendo già in questi giorni, ad iniziare dall’Austria e dai Paesi nordici, ad eccezione della sola Svezia. In Norvegia e Danimarca la campagna di tamponi di massa, sul modello sud coreano (il modello adottato in buona parte del mondo), ha permesso ai governi di contenere per tempo l’avanzata del virus, mantenendo l’epidemia sotto controllo.

La Danimarca prevede di riaprire asili e scuole elementari a partire da domani come primo passo per allentare gradualmente un lockdown di oltre tre settimane, che ha visto già l’11 marzo anche la chiusura dei confini per la maggior parte degli stranieri. L’annuncio è stato fatto dalla premier Mette Frederiksen, in seguito al contenimento e alla stabilizzazione dei ricoveri e dei decessi da coronavirus (quasi 5000 i contagi complessivi, 187 i morti).

Misure di allentamento sono previste a breve anche in Norvegia, dove il ministro della Sanità Bent Hoeie ha annunciato che l’epidemia è «sotto controllo», visto che l’indice di trasmissione del virus è sceso da 2,5 (prima del severo lockdown adottato) a 0,7. Il che significa che, mentre prima una persona positiva al coronavirus ne infettava in media 2,5, oggi ne contagia 0,7.

Gli asili riapriranno tra il 20 e il 27 aprile, le scuole dal 27 in poi, e dal 20 aprile i norvegesi potranno spostarsi anche nelle case di montagna. Eventi sportivi, festival e altre manifestazioni culturali continueranno a essere banditi però fino al 15 giugno. Parziali aperture sono già in atto anche in altri Paesi della Mitteleuropa e dell’est, ad iniziare dalla Repubblica Ceca.

Anche in Germania è stato adottato un piano verso il graduale ritorno alla normalità, con il ricorso a misure quali l’obbligo di indossare mascherine in pubblico, limiti agli assembramenti e una capacità di individuare rapidamente le catene di contagio: 24 ore per rintracciare (e quindi mettere in quarantena) l’80% delle persone con cui un contagiato abbia avuto contatti. In cambio però potranno riaprire i negozi e le scuole, almeno in alcune regioni, anche se resteranno in vigore rigorose misure di distanziamento sociale e saranno vietati assembramenti e feste private.

La cancelliera Angela Merkel ha chiarito all’inizio della settimana che le restrizioni sulla libertà di movimento e lo stop alle attività produttive decisi il 22 marzo rimarranno in vigore almeno fino al 19 aprile. Ma persino Paesi come la Spagna, duramente colpiti dall’epidemia, su consiglio della task force scientifica (pare che gli esperti siano tutti concordi), hanno già deciso di riaprire cantieri edilizi, fabbriche e uffici.

Resta confermato fino al 25 aprile (per ora) il confinamento a casa del resto della popolazione e delle categorie vulnerabili. Le linee guida fornite alle aziende vietano assembramenti negli spazi comuni, impongono distanze di almeno due metri tra le persone oppure l’uso di tute protettive. Previsti ingressi e uscite scaglionati. Obbligo di tornare a casa ai primi sintomi sospetti. Il ministero degli Interni spagnolo, inoltre, si impegna a distribuire oltre 10 milioni di mascherine, da domani, nelle stazioni delle metropolitane e ferroviarie delle grandi città spagnole. Raccomandato il trasporto privato e senza più di un passeggero per auto.

Segnali di riaperture anche in Francia. Ieri il presidente Macron ha parlato ai francesi annunciando che l’11 maggio 2020 sarà la data della rinascita. “Da quel giorno saremo in grado di testare chiunque presenti un sintomo e metterlo in quarantena». Dal giorno della fine del lockdown, gli ospedali, i laboratori di analisi, i medici di famiglia, dovranno essere in grado di testare chiunque al primo sintomo e metterlo in quarantena immediatamente. E saranno riaperte le scuole.

Fino a metà luglio dovranno restare abbassate anche le saracinesche di cinema, teatri, ristoranti, bar, hotel, musei, sale da concerto: anche qui un provvedimento doloroso ma indispensabile e largamente anticipato, con date di riapertura persino più lontane nel tempo.

Fuori dall’Europa, soprattutto in Asia, sono sempre di più gli Stati che hanno deciso di allentare le chiusure, avviandosi verso una “Fase 2” che prevede una diretta convivenza con il covid-19. Dalla Corea del Sud, dove si vota regolarmente per le elezioni legislative, alla Cina, fino ai Paesi dell’Asia meridionale, quest’ultimi finora interessati solo marginalmente da catene di contagio partite da soggetti rientrati da zone focolaio (come l’Europa, gli Stati Uniti o l’Iran).