Non temo il Coronavirus, perchè ho fiducia nella scienza. Temo gli effetti collaterali, come quelli che nel bugiardino dei farmaci ti fanno terrorizzare anche se stai per prendere una moment. In Italia questi effetti collaterali si sono sviluppati tutti e non c’è né cura né vaccino. Il ceppo italiano del covid ha strane caratteristiche.
Senza dubbio è un virus geometra, anzi è un virus che ama la geometria creativa. Va in giro col metro ma è di un’intelligenza raffinata, perché non contagia sempre alla stessa distanza, conosce il tuo albero geneaologico, le tue abitudini, i tuoi vizi e le tue virtù. Contagia in base all’umore, va a pelle, insomma. Ad esempio dal barbiere è contagioso al di sotto di un metro, in discoteca da due, in spiaggia l’area è di cinque metri quadrati, in acqua molto meno. Se vai al cinema o al teatro la faccenda si fa complicata. Se sei con un congiunto al teatro puoi sederti vicino, ma se siete amici per la pelle, niente da fare, dovete stare distanti. In ufficio puoi stare accanto al collega, al bar no.
Il virus è un po’ bigotto, pertanto al cinema con l’amante non puoi andare anche se fino ad un minuto prima eravate avvinghiati come i ricci in auto. E’ in grado d’individuare la sottile differenza che passa tra un cugino di sesto grado e la tua migliore amica che diventa più contagiosa del primo. E’ un virus impiccione e vuol sapere perché ti ostini a uscire con i compagni di classe, veri e propri untori e non con lo zio d’America rientrato in patria per invecchiare sereno.
Il ceppo italiano è stato traumatizzato da piccolo con una bocciatura alle elementari. Non si spiegherebbe altrimenti l’avversione che ha per cultura, sapere e conoscenza. L’accanimento con tutto ciò che ha che vedere con il “pensiero” (soprattutto libero, il più pericoloso di tutti) è inspiegabile. Nell’elenco delle riaperture la scuola, l’università, tutto ciò che ha a che vedere con la cultura e il sapere è finito in fondo dopo gli sport, le discoteche, i bar, i centri commerciali. Il rientro in classe è programmato come il tonno in scatola o tutti imbavagliati. Insomma la mission è far odiare la scuola. Detesta le relazioni sociali, perché il contatto umano, a differenza di quello digitale, è meno controllabile e più del contagio dell’epidemia teme il contagio del pensiero libero.
Il virus italiano è anche ipocrita. Prendiamo i funerali, per i quali il numero 15 degli ammessi alla cerimonia non si sa come sia stato individuato, ma tant’è, è noto che il covid 19 ha un debole per la matematica. L’indignazione nei confronti dell’eventuale presenza di trasgressori al funerale dipende non dal numero, ma da chi è morto, fatto questo che denota un comportamento poco cristiano. Se si tratta di una manifestazione di protesta anche in questo caso dipende se sei della posizione avversa alla mia (o se tifi Napoli). Se poi c’è chi non indossa la mascherina allora l’indignazione è collettiva. Non importa IL MOTIVO DELLA PROTESTA, magari sei alla fame o la cassa integrazione non arriva da marzo, l’unica cosa che conta è che INDOSSI LA MASCHERINA. Poi puoi anche schiattare per terra, perché quel che conta è la forma, non la sostanza. Sei muori di fame non importa, purchè tu non muoia di covid. I coniugi potevano dormire nello stesso letto ma in auto dovevano stare seduti uno davanti ed uno dietro. Hanno multato decine di ragazzi per il reato di “abbraccio”. Il problema non è l’abbraccio ma se lo fai in pubblico. Gli assembramenti davanti ai locali vengono colpiti a macchia di leopardo, in base alle simpatie degli sceriffi di turno e delle delazioni degli esercenti rivali. La birra provoca assembramenti, la coca cola no. In borsa puoi avere 2 kg di cocaina ma l’importante è se indossi la mascherina.
Insomma, puoi fare quello che vuoi, ma non in pubblico. La mascherina è come il burka al contrario, è il passaporto per l’accettazione sociale. Almeno fino a quando i virologi non ci diranno: contr’ordine si cambia. Non importa se il covid non è la peste fulminante e non si contagia con lo sguardo, l’importante è scatenare la paura dell’altro. Se il nostro vicino muore di ictus senza aver avuto un’adeguata assistenza o ha avuto paura di recarsi in ospedale, tiriamo un sospiro di sollievo: “Meno male, non ho rischiato il contagio”. Hanno fatto multe a chi gustava il caffè da asporto a pochi metri dal bar seduto sulla panchina. Ancora penso con orrore al ragazzo multato ad a San Saba (450 euro, vergogna, vergogna, vergogna, vergogna). Era SOLO, si era messo in autoisolamento perché rientrava dal nord, quindi non era positivo. Aveva pulito il tratto di spiaggia distante 60 passi davanti casa. Ebbene, è stato multato 450 euro. Non avrebbe contagiato nessuno perché intorno a lui c’erano solo sassi e sabbia, e non era positivo, ma è stato multato.
E qui entra in ballo un altro effetto collaterale del virus: la sceriffitudine, la tendenza al dispotismo. Dal premier fino al sindaco del più piccolo paesino sperduto tra i monti ed al singolo vigile urbano, il potere di imporre, vietare, comandare, ha creato “mostri”. Una carrellata di ordinanze caratterizzate dalla capacità di seminare paura dell’altro e confusione. Curi l’orto lontano da casa tua? Ti multo. Fai la spesa al supermercato due volte a settimana e non una? Ti multo. Porti mangiare al cane ogni 3 giorni e non ogni 5? Ti multo. Al dispotismo si è unita la confusione. In principio fu obbligatorio tutto, guanti e mascherine. Poi il contro ordine, i guanti possono diventare persino portatori di germi (e non ci voleva un genio a capirlo sin dall’inizio). I virologi sulle mascherine non hanno mai avuto parere univoco ed infatti in Italia si procede in ordine sparso.
Il dibattito più allucinante riguarda le “50 sfumature” di sintomaticità. Lo scontro tra scienziati è sui sintomatici (e fino a quando), asintomatici, poco sintomatici, ex sintomatici. Non escludo che si arrivi ad ipotizzare i sintomatici del lunedì e quelli che sono sintomatici solo nei mesi con la R. Se uno dei virologi dissente dal verbo ufficiale viene tacciato di essere un portatore “insano” di fake news. Se dissente un comune mortale è un complottista. Se ti poni qualche domanda diventi terrapiattista e fascista.
La brava cittadina italiana non si fa domande neanche se per 60 giorni tutti i quotidiani sembrano stampati in fotocopia. Senza domande. E se una giornalista le fa il premier gli risponde “quando sarà presidente del consiglio lei provvederà diversamente”. Io ho mille domande. Mi sono preoccupata sin dal primo “abuso dell’uso” del DPCM, firmati e prorogati come se non ci fosse un domani (e soprattutto come se l’Italia non sia una Repubblica parlamentare). Due illustri costituzionalisti messinesi, Gaetano Silvestri e Michele Ainis che hanno lanciato l’allarme sulla democrazia sospesa. Non puoi comprimere diritti costituzionalmente rilevanti e tutelati per tanto tempo e soprattutto con i DPCM. La democrazia sospesa è un problema, soprattutto se diventa un’abitudine e viene scambiata per normalità.
Ancora, mi chiedo: perché sono state vietate le autopsie? Guarda caso sono state riprese solo in fase 3 solo dopo la protesta dei medici legali. Perché non possiamo sapere quanti sono i morti di covid, i morti con covid ed i morti che sono morti perché hanno smesso di curarli per le loro malattie originarie sottoponendoli solo a trattamenti covid? O quanti sono quelli che, soli e smarriti si sono lasciati morire? Sui numeri poi ho alcuni dubbi. Non dimentico mai che c’è chi, con le guerre, con le tragedie, con le epidemie, guadagna.
I numeri ballerini mi inquietano. Faccio un esempio. In Lombardia c’è chi ha denunciato il tentativo di ridurre il numero ufficiale dei positivi. In Sicilia si è verificato il fenomeno opposto: ufficialmente risultavano più positivi di quelli reali. Invito tutti a leggere gli articoli di Alessandra Serio e Marco Ipsale su questo argomento. Su Tempostretto questa criticità è stata segnalata anche prima che diventasse querelle ufficiale alla Regione. A proposito di Regione Siciliana, perché nell’isola che è stata meno colpita dalla pandemia e che è terra di turismo si fa un app (Sicilia SiCura) che terrorizza chi vuol venire in vacanza e non si scommette una strategia più incisiva? Quell’app è il trionfo del Tafazzi-pensiero eppure abbiamo chiamato nientepopodimeniche Bertolaso per presentarla… Ho ancora altre domande. Perché per combattere un virus abbiamo compresso oltre ad una serie di diritti costituzionalmente rilevanti anche le autonomie? Perché un esponente del Pd come il ministro Boccia a un certo punto sembrava un monarca con i feudatari al posto dei governatori? Che fine hanno fatto i suoi 60 mila vice sceriffi?
Mi preoccupa una sinistra che si innamora della sceriffitudine ed un m5s che tradisce le sue origini anti-casta, anti-privilegi. Inizi inneggiando lo streaming, il voto on line, ed umiliando Bersani e ti ritrovi un paio di anni dopo a organizzare gli Stati Generali in una villa blindata. Chi conosce la storia sa che Gli Stati Generali non portano fortuna a chi li organizza, ma in Italia hanno lo stesso valore dei tavoli tecnici: zero. Il mondo reale è fuori, e non parlate più la stessa lingua. Non si può governare per sempre usando la paura. Paradossalmente si accusa la destra di usare la paura dell’altro per avere consenso, ma è esattamente il metodo che sta usando questo governo. La paura dell’altro in quanto untore.
I nodi verranno tutti al pettine in autunno. Come gli Stati Generali della Francia della rivoluzione insegnano, la fame sarà più forte della paura. La fame non la plachi con un pool di accademici, con una riunione su zoom, con 40 dpcm, con il metro di distanza tra te e il fruttivendolo. Ecco perché detesto il Covid. Perché è entrato nei cervelli delle persone e ha infettato tutto.