«Un territorio in evidente difficoltà». Messina annaspa tra un elevato tasso di disoccupazione e la crisi delle imprese che operano nei settori tradizionali. E’ quanto emerge dalla relazione allegata al Documento Unico di Programmazione 2017-2019, approvato dalla giunta Accorinti a fine dicembre, nella sezione dedicata all’economia e allo sviluppo economico.
«L’economia messinese vive una stagione particolarmente complessa», si legge testualmente, e a parlare sono i numeri, attraverso le statistiche prodotte dall’Ufficio Statistica del Comune (Meincifre, novembre 2016). Allarmante il dato sulla disoccupazione: «Messina presenta il più elevato tasso di disoccupazione tra i grandi comuni d’Italia, con quasi un lavoratore su tre (il 32.4%) in condizioni di ricerca di occupazione»
Il dato va letto ed incrociato con la costante diminuzione della popolazione (per circa 2.000 unità/anno), «dovuta sia alla riduzione della natalità che al segno negativo del saldo migratorio». A Messina si fanno pochi figli e di contro troppe sono le persone che lasciano lo Stretto per andare a cercare altrove migliori condizioni di vita. Se il tasso di disoccupazione cresce, vi è invece «una forte riduzione del tasso di inattività della popolazione in età di lavoro (che si porta al di sotto del 39% nel 2015, riducendosi di oltre 4 punti percentuali dal 2013». Il dato – si legge nella relazione – «indica una crescente propensione della popolazione in età da lavoro ad affacciarsi al mercato e costituisce un elemento favorevole in prospettiva».
Drammatico resta lo scenario imprenditoriale della città. Nei primi tre trimestri del 2016 si registra una riduzione di imprese iscritte all’albo per circa 250 unità rispetto al 2015. Il dato è provvisorio ma – come ammettono da Palazzo Zanca – preoccupante e richiede attenzione anche sotto il profilo delle politiche attive. In particolare, si riduce il numero delle imprese nei settori tradizionali (commercio, costruzioni, trasporti), mentre aumentano le attività “non classificate”, le agenzie immobiliari, gli “altri servizi”.
A dare un po’ di speranza ad uno contesto in piena recessione ci sono poi le “start-up” innovative che proliferano in città, anche se manca ancora una rilevazione statistica.
Sul fronte della distribuzione del reddito sono aumentati del 3,98% le persone che percepiscono tra 26.000 e 55.000 euro e del 4,22% quelle che percepiscono tra 55.000 e 75.000 euro.
Dall’analisi effettuata dal Comune, il turismo sembra rappresentare una risorsa importante per l’economia cittadina ma i dati sono aggiornati al 2014. Il flusso di arrivi e sbarchi di crocieristi, dopo un anno di flessione, si è mantenuto stabile nel 2015, con un lieve incremento rispetto all’anno precedente, attestandosi sui 327.702, rispetto ai 319.750 del 2014.
Secondo l’amministrazione Accorinti, «la qualità della vita in città risente in maniera pesante dell’assenza di investimenti e perfino di manutenzione ordinaria nella prevenzione del rischio, nelle infrastrutture strategiche e nella gestione dei servizi». A Palazzo Zanca sono tuttavia convinti che «l’imminente avvio di opere attese da decenni (il porto di Tremestieri, la “Via Don Blasco”, il secondo Palazzo di giustizia, gli interventi sulla viabilità autostradale) e degli interventi di infrastrutturazione materiale e immateriale definiti nel PON-Metro e nel Masterplan definiscono una prospettiva di sicuro rilancio per l’economia locale e per l’occupazione».
In attesa della svolta annunciata, la città deve fare i conti ogni giorno con gli effetti della crisi. Come dimostrano i dati statistici appena elencati.
Danila La Torre