Nell’ultimo anno il grido d’allarme dei lavoratori edili messinesi si è alzato tante e tante volte. L’ultima eclatante protesta quella a Palazzo Zanca, quando decine di operai hanno “assaltato” il Sindaco Accorinti per chiedere un aiuto concreto in un problema che però non nasce certo oggi e che naturalmente non dipende dall’amministrazione comunale. In maniera unitaria e con un unico scopo, i sindacati e i lavoratori del comparto edile hanno più volte manifestato, ai livello nazionale, regionale e provinciale, chiedendo l’interventoe l’apertura di un tavolo tecnico funzionale allo sblocco delle opere pubbliche. In ogni occasione gli edili hanno protestato portando numeri alla mano, drammatico il dato occupazionale della nostra provincia. Numeri che ovviamente mutano di giorno in giorno, con l’aumento dei disoccupati edili che oggi nel nostro paese è forse il settore più colpito e fa registrare la perdita di oltre 700 mila addetti edili. La Sicilia è tra le prime in questa triste classifica con oltre 73 mila addetti, e Messina con le già esigue e forse nulle realtà occupazionali a differenza di altre note classifiche, in questa si contraddistingue, con oltre 6500 posti di lavoro edili persi. Ma ancora oggi tutte le opere finanziate e già appaltate sono ferme, o per causa degli svariati cambi di poltrone a livello dirigenziale che nella nostra provincia si susseguono o in attesa che il burocrate di turno si assuma le proprie responsabilità, dimenticando che l’edilizia privata o pubblica che sia sono il volano dell’economia. Opere che potrebbero rilanciare tutta l’economia messinese, opere edili per più di 500 milioni, ferme allo start e per cui si rischia seriamente di perdere anche i finanziamenti, ed aggiungendo al danno la beffa di pagare alle Imprese già aggiudicatarie penali economiche rilevanti, per opere incompiute come: approdi Tremestieri, il portile di Giammoro, la messa in sicurezza viadotto Ritiro ed il completamento degli svincoli Giostra, il nuovo Palagiustizia, la Via del Mare, la Stu Tirone, il parcheggio di Torre Faro, risanamento Iacp il Porto e l’ospedale di S.Agata Militello, l’adeguamento dei depuratori.
La Feneal Uil scende ancora una volta in campo e chiede a gran voce di ripartire da qui, dall’edilizia, non quella del costruire in ogni dove, quella della speculazione, quella del caporalato, quella che alimenta circoli viziosi ed interessi criminali e mafiosi che fanno la fortuna di pochi e riducono in miseria i più. Gli edili messinesi vogliono ripartire dall’edilizia sana, da rilanciare tutti insieme, quell’edilizia che rispetta invece leggi e contratti, giocando un ruolo di moralizzazione e trasparenza complessiva della società, premia le imprese responsabili e promuove quella competizione collaborativi funzionale a garantire più occupazione, più sicurezza e più sviluppo. “Queste opere insieme al protocollo di legalità e lavoro, protocollo che chiede alle imprese edili provenienti da altre province di attingere compatibilmente col fabbisogno alle maestranze locali, protocollo già proposto all’amministrazione e allo Iacp, e che presto la Feneal Uil, insieme a i colleghi di Filca Cisl e Fillea Cgil, proporremo agli altri enti appaltanti, potrebbe segnare il rilancio di Messina e dei Lavoratori Messinesi tutt’insieme” spiega il segretario Pasquale De Vardo.
Il sindacato chiede a questa amministrazione di far si che anche l’edilizia scolastica non entri a far parte di questa triste lista di opere ferme al semaforo: “Anche questa, a nostro parere, potrebbe essere l’ennesima occasione persa. Chiediamo a questa amministrazione di dare un grosso segnale di ripresa e d’intento, per i lavoratori di oggi e per la generazioni future, rivendicando l’urgenza per la messa in sicurezza delle nostre scuole, per migliorare le qualità di ogni scuola al contempo abbattere le barriere architettoniche , ricordando che tutto questo oltre a dare risposte in termini occupazionali è un sacrosanto diritto per i nostri giovani che rappresentano il domani, e sapendo che negli edifici scolastici non a norma tutti noi affidiamo quello che di più caro abbiamo, i nostri figli, i nostri nipoti”. Conclude il segretario Pasquale De Vardo.