È durato a lungo il faccia a faccia tra il Gip Massimiliano Micali e Giuseppe Bonaccorso, ai domiciliari da martedì scorso nell'inchiesta VIA Facile su alcuni episodi di presunta corruzione all'Ufficio Urbanistica del Comune di Messina.
Bonaccorso, accompagnato dal difensore, l'avvocato Fabrizio Alessi, ha risposto a tutte le domande del giudice, difendendosi dall'accusa di aver pagato una "tangente" a Francesco Curcio, componente della Commissione di Valutazione ambientale, in cambio del rilascio di un nulla osta, la VIA appunto, per il completamento di un progetto edilizio sulla riviera nord. Mazzetta "occultata" nell'incarico alla figlia di Curcio, Roberta, come consulente tecnico.
L'imprenditore ha ripercorso la vicenda, i suoi rapporti con la famiglia Curcio, ed ha difeso la regolarità del rapporto professionale tra la sua impresa e la libero professionista. "Siamo sereni, tanto che nei prossimi giorni torneremo dallo stesso Giudice a chiedere la revoca del suo provvedimento cautelare", annuncia l'avvocato Alessi.
Domani nei sotterranei di Palazzo Piacentini sono attesi i due Curcio e l'altro imprenditore andato ai domiciliari, Aurelio Arcoraci. Anche loro affronteranno l'interrogatorio di garanzia del giudice che ne ha disposto gli arresti, su richiesta del sostituto procuratore Liliana Todaro.
(Alessandra Serio)