Nino Bartolotta, il Partito democratico è attraversato da tensioni dovute alle scelte a Palermo e Roma dei candidati alla Camera e al Senato. Tra le esclusioni clamorose, quella dell’onorevole Navarra. Perché non è stato confermato?
“Il taglio dei parlamentari e, a giudicare dallo scacchiere delle candidature a livello nazionale, anche la scelta di rinnovare la rappresentanza – spiega il segretario provinciale del Partito democratico – hanno rappresentato un limite per molti autorevoli deputati uscenti che non sono stati riconfermati. Come Pd messinese, a partire da Pietro Navarra, abbiamo proposto e approvato in direzione provinciale una serie di nomi rappresentativi del territorio da sottoporre al segretario regionale. Pietro Navarra rimane per il Partito democratico, comunque un punto importante di riferimento, al pari di Felice Calabrò, Giacomo D’Arrigo, Laura Giuffrida e Antonella Russo, che invece sono stati individuati dalla direzione nazionale a rappresentare il territorio nei collegi per le politiche”.
Che cosa replica a chi, come l’onorevole Cracolici, parla di un “grave errore del partito nell’esprimere al Senato, che viene selezionato su base regionale, due persone che poco o nulla hanno a che fare con l’Isola” (Come i capolista Furlan e Nicita al proporzionale in due collegi senatoriali siciliani, n.d.r.)?
“Replico che condivido le ragioni; meno il metodo e i tempi. Nel senso che a prescindere dalle giustissime osservazioni di Antonello, sapevamo tutti che siffatto sistema di selezione delle candidature avrebbe, comunque e a prescindere da chi, fatto nascere tensioni e polemiche nel partito. Ma oggi è superfluo evidenziarle, indebolendo lo stesso partito e la campagna elettorale regionale. Il vero problema è che un’intera classe dirigente a tutti i livelli, da destra a sinistra, non ha mai posto nelle sedi opportune e a tempo debito la questione della riforma elettorale. Oggi Cracolici e non solo, domani un altro, ci sarà sempre qualcuno che criticherà le scelte frutto di questo sistema. Io ritengo che la verità sia ben altra: non si può continuare a ignorare che la selezione dei parlamentari nazionali debba essere il risultato di una vera competizione elettorale in cui ogni candidato è chiamato a confrontarsi con il territorio e gli elettori, ricercando i propri voti di preferenza. Su questo argomento il Pd non è esente da colpe”.
Dalla sconfitta alle amministrative la classe dirigente a Messina è risultata afona. Non c’è stata alcuna elaborazione collettiva che abbia coinvolto un elettorato spaesato. Vi siete dati una risposta riguardo alla difficoltà a intercettare gli astensionisti?
“L’elaborazione collettiva che coinvolga un elettorato spaesato, come lo definisce lei – io dico elettorato sfiduciato – non la costruisci dall’oggi al domani, ma è il frutto di un percorso progressivo di idee, programmi e presenza nel territorio, ma anche e soprattutto di “gambe” di donne e uomini su cui farli camminare. Il Pd viene fuori da importanti scissioni che lo hanno messo a dura prova, ma, nonostante ciò, ha reagito con forza e determinazione, riuscendo a condividere un congresso unitario, ad essere meno litigioso, ad avere la maturità e l’umiltà di includere e spendersi per la ricostruzione di un centrosinistra unitario in città e in provincia”.
A che cosa attribuisce la sconfitta messinese?
“La sconfitta alle amministrative ha delle peculiarità e non può essere ascritta a demeriti, che pure ci sono, solo del Pd. A Messina la “somma non ha fatto il risultato” e vince solo De Luca, perché, al netto del peso politico del personaggio e dell’amministrazione uscente, è riuscito a far passare, giusto o sbagliato che sia, un messaggio comprensibile e gradito alla maggioranza relativa dei votanti. Il Pd e tutti gli altri non ci sono riusciti e, oltre ai consensi ottenuti, non hanno saputo intercettare gli astensionisti (44,4%) che in gran parte non condividevano il format Basile/De Luca e hanno preferito non andare a votare”.
Come valuta la situazione della vostra candidata alla presidenza Chinnici? L’alleanza con i Cinquestelle reggerà?
“Io dico che in politica, come nella vita del resto, la coerenza e la serietà non sono optional. Il Partito democratico ha partecipato alle primarie e condiviso con gli alleati una modalità di voto certamente non nostra. Le primarie sono innanzitutto occasione di coinvolgimento e partecipazione ai gazebo. C’è stato un risultato frutto di un percorso che, seppur breve, è stato caratterizzato da un sereno e maturo confronto dei candidati su spunti programmatici e idee. In alcuni casi diversi ma non in contrasto. Di conseguenza, l’alleanza è il risultato di un percorso condiviso che ritengo sarà rispettata. E, ad oggi, i rappresentanti del M5S in Sicilia ne hanno dato ampia prova”.
Che cosa dovrebbe fare il Pd per superare la sua crisi, dopo le sconfitte a Palermo e Messina, e avere un ruolo più incisivo nel territorio messinese e regionale?
“Oggi per il Partito democratico urge fare virtù degli errori commessi e aprire una nuova stagione in cui si torni a fare politica, parlare concretamente di programmi, recuperare il rapporto con gli elettori e il territorio. Da ex sindaco, sono convinto che anche nei partiti strutturati diventa prioritario ciò che tanti amministratori fanno ancora nei piccoli e medi Comuni della provincia, ovvero vivere il territorio, affrontare i problemi e proporre soluzioni, essere vicini alla gente e ai suoi bisogni. Far capire all’elettore che “ci sei e ci sarai” con i fatti e non soltanto in occasioni elettorali”.
Un tema decisivo è quello del ruolo delle donne all’interno del partito. Perché anche in quest’ambito non si assiste a un salto di qualità. Vi siete fatti scavalcare a destra?
“Assolutamente no! La Federazione provinciale del Pd, con a capo il sottoscritto e le donne democratiche messinesi, nel dicembre del 2021 hanno proposto una forte iniziativa, poi condivisa a livello regionale e scaturita in una lettera all’ex presidente Draghi, con la quale si chiedeva un intervento urgente del governo nazionale a favore del voto di genere anche in Sicilia. Ma io ritengo che il ruolo delle donne in politica sia un argomento che vada anche oltre il Pd e che ponga una questione generale”.
In che senso?
“Oggi se tanti uomini fanno politica è certamente anche merito dell’instancabile e prezioso ruolo di tante mogli, che spesso sono costrette a coniugare lavoro e famiglia supplendo alle assenze dei mariti. Nella mia esperienza, ho conosciuto tante donne con innegabili attitudini politiche, ma che spesso si sono volutamente fermate a esperienze di amministratori locali perché non erano nelle condizioni di coniugare le esigenze della famiglia e l’impegno politico. Non è soltanto una questione di doppia preferenza di genere, che è certamente importante, ma è il sistema Paese che deve progredire nella direzione giusta per mettere realmente le donne nelle condizioni di fare politica. Servono anche e soprattutto strutture e politiche sociali di sostentamento alle famiglie e ai genitori”.
Sul piano dei contenuti, un tema centrale a livello regionale è quello dei rifiuti. Che cosa proponete come partito e coalizione progressista?
“La prima e più importante delle cose da fare è far uscire il sistema rifiuti e la Sicilia dall’emergenza in cui versa da oltre trent’anni per la mancanza di un piano rifiuti e di una pianificazione adeguata. Non sono per principio contrario ai termovalorizzatori ma, se in gran parte del territorio regionale ormai si differenzia e anche bene, credo che la soluzione migliore sia quella di pianificare efficienti e innovative politiche di riciclo e di filiera in grado di riconvertire il rifiuto differenziato. In tanti altri Paesi europei lo fanno e la filiera del riciclo dei rifiuti rappresenta una vera e propria fonte di reddito e di risparmio per il territorio”.
I Comuni in Sicilia riusciranno a vincere la sfida del Pnrr?
“No, e non per colpe imputabili ai Comuni e alle loro classi dirigenti. Vivo a vario titolo gli enti locali ormai da trent’anni e, da segretario comunale, oltre che per l’esperienza di amministratore (ex assessore regionale e sindaco di Savoca, tra le varie funzioni, n.d.r.), dico che i Comuni hanno bisogno di ulteriore personale qualificato. Per vincere la sfida del Pnrr, non occorrono solo tecnici ma anche amministrativi in grado di gestire al meglio le procedure di gara e, cosa non secondaria, di rendicontazione delle risorse in tempi europei. Risulta necessario che il governo valuti l’opportunità di derogare agli stringenti vincoli assunzionali per gli enti locali, relativamente al personale da assegnare al Pnrr, e a una normativa speciale per facilitare le relative procedure di progettazione e affidamento degli interventi. In sintesi, se i fondi del Pnrr sono il risultato di un piano europeo emergenziale, è, altresì, opportuno affiancare una normativa derogatoria alle procedure ordinarie in modo da agevolare l’attuazione degli interventi”.
In caso contrario, i fondi del Piano nazionale per la ripresa e resilienza saranno l’ennesima occasione perduta…
“Personalmente, avevo anticipato lo scorso anno, anche al vostro giornale, quello che sta accadendo adesso negli enti locali. I sindaci e il personale in servizio stanno facendo i “miracoli” per far fronte al notevole carico di lavoro derivante dal Pnrr, ma la domanda nasce spontanea. Se la Sicilia, e quindi anche i suoi Comuni, pur in presenza di più personale in gran parte oggi collocato in quiescienza, non riusciva a utilizzare le tradizionali risorse europee della programmazione ordinaria, come si può pensare di utilizzare oggi appieno, e con pochissimo personale, le notevoli risorse del Pnrr nei termini ridottissimi previsti dal Piano?“.
Come tradurre sul piano concreto nel nostro territorio la transizione ecologica?
“Comincerei con intensificare gli investimenti nel settore fotovoltaico, offrendo ai Comuni isolani procedure agevolate e celeri per l’accesso ai relativi fondi. Sostituire progressivamente la dipendenza dai tradizionali metodi di approvvigionamento dell’energia elettrica, con la realizzazione di parchi fotovoltaici, significherebbe meno costi per gli enti locali e per gli utenti, oltre che meno inquinamento”.
Può mandare un messaggio di speranza, in termini di progetti e idee, ai potenziali elettori del Pd all’Election day del 25 settembre?
“Per il Partito democratico s’inaugura una nuova stagione che apre al futuro in termini di alleanze e di collocazione. Il tutto in un dinamico scenario politico regionale e nazionale. Il Pd si rivolge non soltanto ai militanti, ma anche e soprattutto a chi oggi non si riconosce nel partito. Urgono efficaci e innovative politiche per il lavoro, per i giovani e per le imprese, oltre che una generale rivisitazione della vigente legislazione che disciplina la Regione e i rapporti tra la stessa e gli enti locali. L’organizzazione regionale è elefantiaca e, all tempo spesso, ha frenato lo sviluppo dei territori, sovrapponendo vincoli all’azione di sindaci e amministratori locali che, per antonomasia, sono quelli che meglio di tutti conoscono e vivono il territorio e le esigenze delle comunità. È fondamentale dare più autonomia e forza ai Comuni e utilizzare concretamente le prerogative dettate dallo Statuto Speciale. È impensabile che nella recente legislatura, tranne che per qualche rara eccezione, la funzione legislativa dell’Assemblea regionale sia stata limitata alle sole leggi di Bilancio e della Finanziaria”.