Politica

Elezioni comunali a Messina. Tra Genovese e Buzzanca nel Centrodestra domina la vecchia politica

In queste settimane decisive per le prossime elezioni amministrative a Messina il Centrodestra non sta dando buona prova di sé. Veti incrociati tra le diverse anime della coalizione rallentano l’individuazione del candidato a sindaco. Mentre gli altri schieramenti, sono, chi più chi meno, pronti, l’aggregazione politica che in città vanta tradizionalmente un radicato consenso rischia di vivere ancora a lungo una condizione di stallo. Men che meno risulta chiara la progettualità che il Centrodestra intende proporre a una città prostrata da una condizione economica derelitta, che alimenta una disperata emigrazione.

Ritorno al passato

In una fase così delicata, in cui servirebbe un creativo sforzo di innovazione, colpisce, senz’altro, quella specie di ritorno al passato che rischia di ancorare il Centrodestra a un destino di leadership non più così digeribile agli elettori. L’ingombrante protagonismo di Francantonio Genovese assume in questo quadro una valenza di significativo spessore. Già segretario regionale del Partito democratico siciliano e sostanzialmente dominus di quel partito, Genovese è tornato allo schieramento da cui si era progressivamente allontanato. Punto iniziale e decisivo di questo percorso oscillante tra Centrodestra e Centrosinistra fu lo scontro con Peppino Buzzanca che, da presidente della Provincia regionale, cacciò in malo modo dalla sua giunta il proclamato erede del patrimomio elettorale riferibile a Nino Gullotti.

Il fattore Genovese

La famiglia Genovese si esprime in pubblico con la faccia pulita del giovane deputato regionale Luigi. Dietro le quinte, però, il padre, agisce con la solita aspirazione di sempre. Anche adesso, sta cercando, con l’appoggio dell’altrettanto ondivago Giuseppe Picciolo, di far digerire al Centrodestra il nome di Maurizio Croce quale candidato a sindaco di Messina. A differenza del passato, però, non tutti gli esponenti dello schieramento intendono sottomettersi a diktat e cercano di far valere le loro ragioni. D’altra parte, in precedenti competizioni elettorali, il fattore Genovese ha giocato a sfavore degli alleati del momento. Nonostante tutto, però, i voti dell’esponente politico, duramente scalfito dalle inchieste giudiziarie, fanno gola a un’aggregazione che sconta un debole radicamento organizzativo sul territorio.

La debolezza dei partiti

In effetti, i partiti del Centodestra mostrano una debolissima e sostanzialmente formale vita democratica interna che lascia spazio all’egemonia degli eletti. In questo quadro che non facilita la ricerca del consenso, i voti che può ancora mettere sul piatto Genovese sono una dote alla quale è difficile rinunciare.

Ciò non toglie che questo ancoraggio a dinamiche indigeste a una parte consistente di elettorato, non fa certo bene al Centrodestra. A maggior ragione, poi, se la via d’uscita che sembra emergere è il tuffo in un passato ancora più lontano e ancor meno edificante per Messina. Parliamo di Giuseppe Buzzanca, possibile candidato a sindaco. Potrebbe essere il titolo di un articolo di dodici anni fa. E invece può succedere ancora oggi.

Il ritorno di Giuseppe Buzzanca

Abbiamo rispetto per la persona dell’ex sindaco, appena uscita da una lunga e dolorosa vicenda giudiziaria che non ne ha intaccato l’onorabilità. Ma solo sentir parlare dell’ipotesi che il dietologo di Barcellona possa tornare a battersi per la carica di primo cittadino, dà un senso di immobilismo che impietrisce. Ed è davvero incomprensibile che qualcuno pensi di affidare il futuro della città a chi ha già avuto la possibilità di dimostrare le sue qualità amministrative e l’ha sprecata. Le scelte scellerate di un passato politico di cui in pochi sentono la nostalgia pesano oggi sui cittadini messinesi chiamati a pagare con il loro portafoglio gli esiti di una stagione infausta.

Buzzanca già bocciato dagli elettori

D’altra parte Peppino Buzzanca è stato già clamorosamente bocciato dagli elettori messinesi quando nel 2012 decise di lasciare la carica di sindaco di Messina per candidarsi alle Regionali. Allora sostenne che poteva tranquillamente interrompere l’incarico perché aveva completato in anticipo sulla scadenza del mandato il 99% del suo programma amministrativo. I nostri concittadini non la pensavano esattemente così perché non vivevano in una dimensione astratta ma vedevano sulla loro pelle gli effetti di una sindacatura ben lontana dal fornire le risposte di cui la nostra comunità aveva bisogno. Infrastrutture incomplete, servizi inefficienti, qualità della vita scadente, bilanci comunali già sulla via del dissesto. Questa era la città che Buzzanca, per inseguire le sue aspirazioni politiche personali, lasciava al suo destino. I messinesi lo sapevano e gli hanno voltato le spalle. Così come ha fatto successivamente l’allora Pdl che escluse il politico barcellonese dalla candidatura alle politiche insieme al suo referente, Mimmo Nania. Si determinò una spaccatura che sancì il progressivo oscuramento di Buzzanca e del suo sodalizio. E con questo declino nulla hanno a che vedere le inchieste giudiziarie che hanno riguardato il politico di lungo corso.

Ma il Centrodestra non ha altri candidati?

L’ex sindaco di Messina ha avviato il suo “cursus honorum” istituzionale nel lontanissimo 1996 diventando Presidente della Provincia. Nella sua lunga carriera ha svolto per ben due volte il ruolo di primo cittadino. Il fatto che abbia trovato la sua riabilitazione giudiziaria, non lo esenta dalle sue responsabilità politico-amministrative. Perciò se la voglia di rivalsa di Buzzanca è umanamente comprensibile non trova tuttavia coerenza con il percorso di rinnovamento necessario a risollevare Messina. Ed è veramente assurdo che, per uscire dallo stallo, il Centrodestra non riesca ad individuare un candidato o una candidata sindaco giovane, con una mentalità aperta alla modernità, adeguate capacità amministrative e autonomia di azione.

La sfiorita candidatura di Matilde Siracusano

Per una certa fase era sembrato che il Centrodestra puntasse sull’onorevole Matilde Siracusano, che avrebbe potuto certamente catalizzare su di sè un consenso importante in una logica di cambiamento potenzialmente adeguato alle esigenze dell’attuale domanda politica. La giovane esponente di Forza Italia non ha evidentemente riscontrato nella sua coalizione l’afflato condiviso necessario in uno scontro elettorale che si annuncia difficile. E così la prospettiva è di fatto decaduta, lasciando spazio a vecchi armamentari politici che rischiano di rivelarsi distanti dalle aspirazioni dei messinesi. Del resto, è finito il tempo in cui, trovato un nome, si aveva la certezza che gli elettori avrebbero seguito pedissequamente l’indicazione dei leaders. Adesso è sempre più ampia la fascia di elettorato che, soprattutto per la scelta del sindaco, ragiona con la propria testa senza farsi condizionare dalle appartenenze di schieramento. E questo vale per tutti.

Dare rappresentanza ai bisogni delle persone

In linea generale, comunque, quello che ci si augura è che le coalizioni in campo esprimano una modernità di propositi e indicazioni che risponda in modo efficace e sincero alla voglia di riscatto della nostra comunità. Quel che serve è riuscire ad esprimere la capacità di stabilire, ognuno per la sua parte, una relazione forte con il territorio e con i drammi delle persone, offrendo rappresentanza alla loro solitudine sociale e al disorientamento generato dalla pervasiva crisi economica. Così come è venuto il momento di farsi carico dell’umiliazione di ragazze e ragazzi costretti ad accettare compensi offensivi per lavori in nero e senza diritti. Della loro vita venduta non ha parlato e non parla nessuno in politica, ed è una priorità civile non più rimandabile.