teatro

La magistrale regia di Tino Caspanello in “Elisabetta e Limone”

MESSINA – “Elisabetta e Limone” fra le felici trame di un potente viaggio visionario. L’incipit della stagione 2024/25 il 18,19 e 20 ottobre al Teatro dei 3 Mestieri, per la rassegna ‘’Irrefrenabile Follia’’, non avrebbe potuto essere più di qualità e spessore della prescelta’ pièce, tratta dallo script di Juan Rodolfo Wilcock, interpretata da Cinzia Muscolino e Stefano Cutrupi, diretti da Tino Caspanello. Una eccellente produzione dello stesso Teatro, da tempo in tournée nazionale.

 Da un testo intrigante, due personaggi in forte tensione esistenziale, due esistenze colte in momenti per entrambi critici: per Elisabetta, gravata dalla solitudine, che oramai vive rinchiusa fra le pareti della sua stanza-tomba (divide la sua dimora con la sorella e il figlio “Il Guercio”, che le procura cibo giornaliero), che non sembra desiderare contatti- se non con il proprio felino, che tiene legato per non farlo fuggire , con topi per i quali cuce vezzosi abitini, e con insetti di ogni foggia,animali tutti non visibili-e nel mentre rivolge invocazioni ai simulacri di casa (‘’in primis’’ Republica , che ha le fattezze di Madonna degli inizi) il tempo sembra correre troppo in fretta e che non lo si possa bloccare.

E poi c’è Limone semianalfabeta, che è in fuga da una prigione ove era stato confinato ingiustamente…non aveva invece colpa alcuna se non quella di aver inseguito il sogno assurdo (e da non sognare) di un amico e l’evasione lo ha condotto a cercare rifugio intrufolandosi dalla finestra nell’ abitazione di Elisabetta. E da queste premesse non può che scaturire un tumulto che si scatena nelle rispettive vite, (delle quali sono prigionieri), che genera sentimenti contrastanti, sulle prime contrassegnati da negatività (forte timore, ostile avversione, con Limone risvegliatosi incatenato, che diviene preda per Elisabetta che lo costringe a far parte di quel suo universo bislacco), che , mano a mano si acquietano in mesta rassegnazione, per poi mutare in stimolanti interrogativi pregni di interesse e finalmente in aderenza che si preannuncia completa e senza condizioni all’altro.

Molto ben descritti riti e codici di comportamento, che dapprima il timido Limone deve rassegnarsi a subire, ma quella coppia davvero mal assortita, passo dopo passo si trasforma, e, dal “gioco dell’ostaggio” scaturirà un tenero rapporto foriero per entrambi di consolazione. Se la dimensione parrebbe essere quella dell’apologo, ove anche gli animali possono essere animati, la stessa è altresì impreziosita da una scrittura ora immaginifica e onirica ora verbosa con associazioni di immagini e concetti in un percorso visionario in cui ogni cosa si trasforma in altra e ove la gestualità è espressione al pari della parola, e, se ripetuta, genera riferimenti conosciuti. E lo spettacolo si fa esplosivo e i cocci si vanno rimarginando.

Reclusioni fisiche e mentali, quelle dei due protagonisti, che dopo essersi lottate, si ritrovano nella reciproca accettazione al di là delle parole che sovente non sono più significanti e non servono a creare vera interazione…e ove il linguaggio non può giungere, il sogno, attraverso il proprio personale palcoscenico teatrale, riesce a supplire.

Lo scrittore J.R.Wilcock argentino, trasferitosi ad Orvieto nel 1978 e divenuto italiano d’adozione nell’ultimo ventennio della sua esistenza, nel testo del racconto in trattazione ha raggiunto maturità e completezza.

E la superba recitazione, assolutamente impeccabile nella resa,ove gli interpreti Muscolino e Cutrupi hanno saputo sostenersi a vicenda,è valsa anche a dare la chiave di lettura, quella dell’accettazione dell’infinita mutevolezza dell’immaginario.

 Magistrale la regia, discreta ma incisiva, condotta con stile e misura dal “sempreverde” Tino Caspanello.

Ancora, siamo qui a lodare la scenografia ascritta alla stessa Cinzia Muscolino, della colorata camera da letto quasi adolescenziale dell’incontro/scontro, con un letto, un separè, un piccolo armadietto contenente oggettistica accumulata, e scatole e bacinelle che campeggiano. Anche i costumi, di creazione dell’Artista cennata, di cifra stravagante per la protagonista, con prevalenti rimandi all’ abbigliamento di Madonna prima maniera (Material Girl), e il pigiama del personaggio maschile, sono apparsi consoni a quanto in rappresentazione. La partitura sonora per scelta ha utilizzato sottofondi musicali degli anni Ottanta, ivi comprese le sonorità riferite a Nikka Costa. Il disegno luci, infine, a mettere il focus sui passaggi rilevanti, riferito a Mariarita Andronaco, e la stessa è stata anche Aiuto- regista.

In conclusione, ottimo inizio della ‘’Rassegna’’ per un cartellone di drammaturgia contemporanea che annovera pregevoli Compagnie nazionali e titoli attrattivi, messo a punto con la consueta maestria dai ‘’3 Mestieri” sotto la direzione artistica di Stefano Cutrupi e quella organizzativa di Angelo Di Mattia. E gli spettatori, che nelle tre serate hanno riempito gli spazi disponibili (con sold out), hanno espresso con ripetuti applausi gradimento e adesione alla valida rappresentazione che ha un ampio target, quello di teatro anche per famiglie, adatto cioè a tutte le età.

Prima e dopo la “performance’’ si è potuta apprezzare l’esposizione di arte visita pittorica ‘’Preludio Parentesco”,inaugurata il venerdì 18 a cura di Dania Mondello, con interessanti acrilici su tela e pastelli su carta, di paternità del poliedrico Artista peruviano Serafino Luis Legato- attivo anche in arte-terapia e linguaggio corporale, oltrechè in ambito musicale-