Trenitalia, con decorrenza dal 2 ottobre prossimo, ha deciso di spostare su altre linee le cinque coppie di treni che nel giugno scorso, con l’avvio dell’orario estivo, erano state aggiunte alla Metroferrovia di Messina. Il gestore del servizio ferroviario non ha, dunque, voluto rispettare nemmeno la scadenza della sperimentazione, prevista per l’11 dicembre, data di avvio dell’orario invernale.
Si profila così l‘ennesima beffa per Messina, città scartata per l’assenza di una classe politica capace di difenderne in tutte le sedi le ragioni e le aspirazioni. Viviamo la decisione di Trenitalia con rabbia e amarezza. Aveva, infatti, suscitato grande speranza il nuovo indirizzo che, con il decisivo contributo dell’assessore regionale alle Infrastutture Marco Falcone, sembrava essersi avviato per il rilancio della Metroferrovia di Messina. L’istituzione del biglietto unico integrato con i servizi ATM sembrava aprire le porte, finalmente, a un effettivo e strutturale rilancio di un servizio di trasporto essenziale per tutta la città e non solo per la zona sud. E l’aumento delle corse era l’inizio di un rafforzamento ancora incompleto ma foriero di significative opportunità. La realtà, purtroppo, si sta rivelando ben diversa e la scelta di spostare su altri percorsi regionale le cinque coppie di treni aggiuntive riporta tutto al punto di partenza.
Trenitalia giustifica la sua decisione con il ridotto utilizzo della Metroferrovia da parte degli utenti. Ma, ci chiediamo, come si poteva determinare un maggiore afflusso di viaggiatori senza avviare un’efficace e capillare campagna promozionale a favore della Metroferrovia evienziando i vantaggi economici della nuova tariffazione?
Su quest’ultimo fronte, abbiamo, peraltro, registrato una falla importante nell’articolazione del biglietto unico integrato, che risulta decisiva per il mancato decollo della Metroferrovia. Mentre, infatti, l’ATM concede agli studenti abbonamenti gratuiti per i suoi servizi, per la Metroferrovia non è stata presa in considerazione un’agevolazione analoga al momento della stipula dell’accordo tra ATM, Regione e Trenitalia e Comune di Messina.
Pertanto, con queste premesse, se il Comune per gli abbonamenti gratuiti rilasciati da ATM riconosce a quest’ultima 80 Euro all’anno, per la Metroferrovia dovrebbe versare 50 Euro al mese, con un impegno economico insostenibile. E’ ovvio, perciò, che gli studenti preferiscono usare gratuitamente i mezzi ATM. Con la conseguenza che sui treni della Metroferrovia gli studenti non salgono, se non raramente, mentre gli autobus sono stracolmi con buona pace delle prescrizioni previste dalla normativa anti-covid.
Peraltro, abbiamo anche appreso in via ufficiosa che di biglietti unici integrati ne siano stati venduti davvero pochi. E’ evidente, dunque, che chi prende la Metroferrovia utilizza molto raramente i mezzi ATM. D’altra parte come potrebbe essere altrimenti se continuano ad essere insufficienti gli autobus che servono i villaggi collinari della zona sud? In queste condizioni è ben difficile che si realizzi, come sarebbe auspicabile, il sistema a pettine sulla dorsale della Metroferrovia, abituando i cittadini a lasciare la macchina a casa. Questo problema potrebbe trovare seppur parziale soluzione se ci fosse un’efficace integrazione di orari tra lo Shuttle e la Metroferrovia. In questo modo si potrebbero evitare sovrapposizioni di offerta, creando le condizioni per rafforzare i servizi di trasporto su gomma dai villaggi.
Purtroppo, però, se non si mette in campo una strategia che punti all’incremento complessivo dell’offerta pubblica di trasporto senza lasciarsi andare a ragionamenti di bottega, le strade continueranno ad essere piene di macchine e la transizione ecologica da noi sarà un miraggio.
In conclusione appare evidente che il mancato incremento di utenza della Metroferrovia è il frutto di errori gestionali e di programmazione che non posono essere pagati dalla città: sarebbe davvero assurdo. A pensare male sembra quasi che si sia voluto precostituire un risultato negativo adesso posto a base di una scelta di indebolimento della Metroferrovia che danneggia Messina.
Adesso ci aspettiamo una reazione adeguata della città rispetto alla scelta inaccettabile compiuta da Trenitalia. Le cinque coppie di treni devono restare e bisogna mettere porre subito rimedio agli errori che sinora non hanno consentiso alla Metroferrocia di svolgere, come è in condizione di fare, un ruolo decisivo a sostegno della mobilità sostenibile.
Non sarà facile evitare che Messina venga per l’ennesima volta penalizzata per decisioni che risentono della sua debole rappresentanza politica. E’ lecito attendersi da questo punto di vista uno scatto di reni almeno da parte dei deputati regionali Bernardette Grasso e Pino Galluzzo e della deputata nazionale dei 5 Stelle, Angela Raffa, che hanno presenziato ad aprile scorso alla manifestazione pubblica in cui è stato ufficializzto il biglietto unico integrato. Dimostrerebbero, così, che non sanno fare solo passerella ma sono capaci di difendere gli interessi della città in tutte le sedi istituzionali.
Facciamo anche appello all’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone che ha sempre sostenuto di essere amico di Messina. Lo dimostri amche in questa vicenda e mostri adeguata capacità di incidere sulla scelte di Trenitalia: la decisione di ridimensionare la Metroferrovia rischia di affossare il suo rilancio e la nostra città non lo può accettare.