Non potevano chiedere di meglio gli organizzatori dell'incontro con Paul Connett – lo scienziato americano (professore emerito di chimica ambientale presso la St. Lawrence University di Canton, New York) che dal 1995 gira il mondo per parlare di sostenibilità ambientale, responsabilità delle comunità, delle industrie e dei governi in materia di rifiuti, Giovedì 27 in riva allo Stretto. Il professore, candidato al Nobel nel 2008, era già venuto a Messina, per la verità, a parlare del medesimo problema. Era il 2 Ottobre 2009, un momento in cui, all’indomani della sciagura di Giampilieri, intenti come erano – giustamente – gli organi di informazione a raccontare quella tragedia, il suo arrivo passò in sordina. Ieri, invece, al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, la sua brillante preparazione e la sua simpatia sono finalmente usciti allo scoperto e resi noti anche all’uditorio messinese. Personaggio travolgente, di una passionalità contagiosa, ha catturato – quasi incantato – i presenti tracciando, nel suo american english, le linee guida del suo progetto.
Ci sono innanzitutto quattro c, quattro parole chiave da seguire: common sense, community, creativity, children. 1- Occorre buon senso, l’ovvio è ciò che meno viene seguito ma che spesso si rivela la scelta corretta; 2- le nazioni non riciclano, sono le comunità che lo fanno, piccole o grandi; 3- è il campo della creatività quello in cui noi italiani siamo forti e, in questo ambito, ce ne vuole molta. Del resto, il primo a parlare di riuso dei materiali fu proprio un italiano, Leonardo Da Vinci; 4- tutto questo va fatto per i nostri figli, ai quali spetta un futuro dignitoso e libero da ogni preoccupazione ambientale. A loro affideremo quel mondo che ci hanno dato in prestito e che non ci è stato dato in eredità da nessuno.
Rifiuti Zero è una strategia che si propone di riprogettare la vita ciclica delle risorse in modo tale da riutilizzare tutti i prodotti, facendo tendere la quantità di rifiuti da conferire in discarica allo zero, contrapponendosi alle pratiche che prevedono necessariamente un processo di incenerimento o discarica. A presentare ieri il progetto, in un incontro moderato dalla giornalista Rosaria Brancato, il suo referente a Messina, Antonio Catalioto e, ad introdurre con lui il prof. Connett, anche Francesco Cancellieri, osservatorio Rifiuti comune di Catania, Paolo Guarnaccia, Coordinatore regionale Rifiuti Zero-Sicilia. Catalioto, non appena scoperto per caso il progetto, ha deciso di impegnarsi per far sì che anche a Messina si conosca il “Vangelo” di Rifiuti Zero: «Questa strategia –ha detto– è un modello culturale che ci impone di immaginare non nuove tecnologie di riduzione e compressione dei rifiuti ma un nuovo stile di vita che solo con il concorso di tutti si può mettere in pratica», invitando poi tutti a «non criticare solo l’amministrazione pubblica ma anche noi stessi per le nostre mancanze».
Il prof. Connett ha spiegato nel dettaglio tutte le fasi in cui il processo, che assomiglia al riutilizzo delle risorse fatto dalla natura, si articola. 1- Separazione alla fonte: le stesse dieci dita che creano il rifiuto, unendo materiale organico ad altro materiale, lo possono dividere e riciclare; 2- Raccolta porta a porta: il prof. cita gli esempi di San Francisco, città con oltre 800mila abitanti e con la raccolta differenziata al 78%, ma soprattutto di Capannori, in provincia di Lucca, 46mila abitanti, il primo comune italiano a sposare il progetto Rifiuti Zero, che dal 2007 ha avviato un sistema di raccolta poi copiato in altre parti del mondo; 3- Compostaggio: «È importante far tornare la frazione organica, che poi è quella che dà maggiori problemi e crea cattivi odori, da dove è venuta, cioè dalla terra»; 4- Riciclaggio: Bruciare risorse, anche in sicurezza (è il caso degli inceneritori), è stupido perché – sostiene il professore – c’è sempre più richiesta di materiali riciclati da parte dei paesi che si affacciano ora, e con velocità, sul mercato economico mondiale. Arrivati a questo punto, con questi soli quattro steps, qualsiasi comunità arriva al 60% di raccolta differenziata. Ma può e deve fare di più. 5- Riduzione dei rifiuti: diffusione del compostaggio domestico, sostituzione delle stoviglie e bottiglie in plastica, utilizzo dell’acqua del rubinetto (più sana e controllata di quella in bottiglia), utilizzo dei pannolini lavabili, acquisto alla spina di latte, bevande, detergenti, prodotti alimentari, sostituzione degli shoppers in plastica con sporte riutilizzabili. C’è ora da considerare la frazione residua, cioè quella che non può essere lavorata e rimessa in natura: 6- Riuso e riparazione: i prodotti usati (vestiti, mobili ecc.) possono essere rivenduti, dopo essere stati trattati e ciò crea anche lavoro, attraverso la comparsa di corsi professionali; 7- Incentivi economici: introduzione di sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei cittadini, secondo il motto “Pay as you throw” (Paga quanto riduci) e li incoraggia ad acquisti più consapevoli; 8- Recupero dei rifiuti: realizzazione di un impianto di recupero e selezione dei rifiuti, in modo da recuperare altri materiali riciclabili sfuggiti alla raccolta differenziata, impedire che rifiuti tossici possano essere inviati nella discarica pubblica transitoria e stabilizzare la frazione organica residua; 9- Centro di ricerca e riprogettazione: chiusura del ciclo e analisi del residuo a valle, finalizzata alla riprogettazione industriale degli oggetti non riciclabili, e alla fornitura di un feedback alle imprese (realizzando la Responsabilità Estesa del Produttore) e alla promozione di buone pratiche di acquisto, produzione e consumo, seguendo un principio secondo il quale «se un materiale non può essere riutilizzato, riciclato o, in qualche modo compostato, allora non andrebbe prodotto»; L’ultimo punto si prefissa l’azzeramento rifiuti, ricordando che la strategia si situa oltre il riciclaggio. In questo modo Rifiuti Zero, innescato dal “trampolino” del porta a porta, diviene a sua volta “trampolino” per un vasto percorso di sostenibilità, che in modo concreto ci permette di mettere a segno scelte a difesa del pianeta. Tutti questi punti il professore li riassume nelle quattro R di Reduce, Reuse, Recycle ed infine Re-design.
Quando l’incontro si sta chiudendo ecco che arrivano due buone notizie: il comune di Giardini Naxos e quello di Furnari –e sono le prime comunità della provincia– hanno aderito al progetto e già firmato una delibera in cui si impegnano a realizzare l’ambizioso ma fruttuoso progetto di Connett.
Coraggio, c’è posto anche per Messina.
(CLAUDIO STAITI)