Dhi presenta lo studio idraulico marittimo della costa jonica di Messina

24 anni di dati parametrici, dal 1990 al 2013, un modello quasi assoluto che studia le caratteristiche costanti di base della costa. Riguarda solo la parte jonica del Comune di Messina, o meglio quella che dalla Zona Falcata arriva fino al confine tra Giampilieri e Scaletta, perché considerata più a rischio e più importante da monitorare in considerazione della presenza e del previsto ampliamento del porto di Tremestieri. Il territorio comunale è stato suddiviso in tre zone: quella in esame, la parte centrale dello Stretto (quindi dalla Zona Falcata fino a Capo Peloro) e la parte tirrenica.

Lo studio è stato realizzato dal Dhi (Danish Hydraulic Institute), una delle più importanti società al mondo in questo campo, su commissione del Comune di Messina, che ha speso circa 35mila euro di fondi della Protezione Civile. “Un investimento – ha sottolineato l’assessore Sergio De Cola – ampiamente ripagato perché mette a disposizione della città dati fondamentali per la realizzazione di qualunque opera a mare”. Se fosse stato fatto nei primi anni 2000, ad esempio, si sarebbero potuti prevedere in anticipo gli effetti delle mareggiate sul porto di Tremestieri, la cui testata crollò in parte a pochi anni dalla realizzazione. La riparazione costò all’Autorità Portuale circa 3 milioni e mezzo, fondi che comunque saranno “rimborsati” dall’Unione Europea. E’ qui che ora il modello sta trovando la sua prima concreta applicazione, fornendo le previsioni giornaliere e per i quattro giorni successivi. Ad esempio era stata prevista la quantità di sabbia che sarebbe entrata nel bacino durante la mareggiata dello scorso 28 febbraio. Si è notato, inoltre, che rispetto alla mareggiata di un anno prima, quella del febbraio 2015, l’altezza d’onda era uguale ma cambiava l’orientazione. Risultato: quest’anno 10mila metri cubi di sabbia, lo scorso anno quasi 25mila.

Non solo porto di Tremestieri, il modello sarà utile per tutti i progetti anti erosione costiera per i quali il Comune ha richiesto finanziamenti alla Regione. Permetterà consistenti risparmi sui costi di progettazione perché non si parte da zero ma da una base con una qualità di dati superiore a quella di qualunque singola pianificazione.

L’analisi, illustrata stamane dall’esperto del Dhi in modellazione dei fenomeni costieri, Andrea Pedroncini, servirà anche a colmare una lacuna. Nell’area dello Stretto di Messina non esistono boe del Ron, la Rete ondametrica nazionale, che rendono disponibili le serie storiche di dati ondametrici. In Sicilia si trovano nelle zone di Palermo, Catania e Trapani, in Calabria solo a Crotone. Il modello Dhi sulla fascia jonica di Messina ha riprodotto questi dati, come se le boe ci fossero state, ed ora è disponibile una chiara conoscenza meteomarina, con l’indicazione di quantità e direzione del materiale in movimento.

“La base è il modello Mediterraneo – ha spiegato Pedroncini -, poi ci siamo concentrati sul modello Stretto. Si parte dai dati di vento (velocità e direzione) per arrivare a quelli di onda (altezza, periodo, direzione, deviazione). Le zone di riferimento sono sei: Gazzi, Contesse, Tremestieri, Galati, Santa Margherita e Giampilieri. Tra queste, le onde sono molto diverse per la diversa esposizione rispetto alla costa calabra, più si va in mare aperto, quindi verso sud, più le onde sono alte. L’enorme mole di dati è stata raccolta attraverso grandi apparecchiature hardware e con un largo utilizzo di satellitari”.

(Marco Ipsale)