“Possibile che nessuno si sia accorto di nulla?”. E’ la domanda che tutti si pongono dal 23 gennaio, il giorno in cui sotto il viadotto di Bordonaro furono ritrovati auto e corpo di Provvidenza Grassi. La Gallery, fornitaci da un ente i cui addetti hanno eseguito diversi sopralluogi, nelle zone limitrofe, raccoglie una serie di foto scattate in diversi periodi, dal novembre 2012 fino all'agosto 2013: testimonianze visive che potrebbero risultare decisive nelle indagini sul caso Provvy.
In particolare, la foto con data 11 luglio 2013 mostra una macchia bianca, esattamente a fianco della cabina elettrica dell’Enel, che potrebbe presumibilmente coincidere con la Fiat 600 di Provvy. La posizione è la stessa e le date coincidono, considerando che la ragazza è sparita esattamente la notte prima.
Altro dettaglio da analizzare riguarda anche la ripitturazione della cabina Enel in questione. Secondo quanto testimoniato dalle immagini, essa è avvenuta mesi prima del luglio 2013 e non successivamente come è stato finora sostenuto.
Come si può vedere nelle foto infatti, nel novembre 2012 la struttura era di colore bianco ma già nel gennaio 2013, e nelle foto scattate successivamente fino ad agosto, si può chiaramente vedere che è stata ritinteggiata di colore rosso. Un intervento effettuato quindi prima del presunto incidente.
Della cabina molto si è discusso perché i tanti che sono intervenuti sul posto, dopo il ritrovamento, hanno notato che la verniciatura della struttura sembrava recente. In realtà gli investigatori hanno verificato quasi immediatamente che l'intervento di manutenzione era stato effettuato precedentemente. L'altro dettaglio che ha molto fatto parlare riguarda il guard rail incriminato. Alcune immagini fatte circolare e risalenti a pochi giorno dopo l'incidente mostrerebbero la barriera intatta. In realtà, e anche questo gli investigatori lo hanno spiegato bene e subito, nel tratto subito fuori la galleria il guard rail è talmente basso che l'auto della ragazza, passandoci sopra, ha lasciato segni minimi. Quel che è meno chiaro, invece, è come mai neppure successivamente, quando furono collocati cartelli e birilli per i danni di un diverso e successivo incidente, gli addetti non si siano accorti dell'auto che giaceva sotto il viadotto, e da lì ben visibile, guardando sotto. E' per questo che il magistrato titolare ha avvisato i vertici del Cas dal 2010 ad oggi. La barriera protettiva in quel tratto è inadeguata ed avrebbero dovuto essere collocate le protezioni di tipo più moderne, come i new jersey.
Sarà comunque l’inchiesta del PM Diego Capece Minutolo a chiarire tutti i punti oscuri di questa vicenda. Domani il magistrato conferirà gli incarichi per l’autopsia e la perizia sul veicolo.
Veronica Crocitti – Francesca Stornante