In questi ultimi mesi il dibattito è stato serrato e aspro. Le tensioni sono state tante. Un punto di accordo alla fine non è stato raggiunto. Oggi sarà il secondo giorno che i lavoratori di Messinambiente avranno a disposizione per firmare le ormai ben note transazioni per conciliare le controversie legate alle spettanze economiche che ogni dipendente può rivendicare nei confronti di Messinambiente all’atto del passaggio alla MessinaServizi. Una transazione a condizioni ben precise, confezionate ovviamente per rispondere al meglio alle esigenze del piano concordatario che la società di via Dogali ha presentato in Tribunale per evitare il fallimento. Un fronte sindacale però ha contestato fin dal principio i contenuti di questi accordi e soprattutto le modalità usate da amministrazione e società nel porre i dipendenti di fronte ad una scelta che è stata legata alla responsabilità di un eventuale fallimento di Messinambiente, con il paventato rischio per i posti di lavoro nel caso in cui questa linea non passasse. Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel hanno chiesto verità, hanno preteso che ogni passaggio fosse nel rispetto della Legge regionale 9 del 2010 che prevede il transito di questi dipendenti attraverso la Srr, così com’è stato per gli ex Ato3 o per i dipendenti di Messinambiente che operavano nel cantiere di Taormina. Nel caso messinese però il filo conduttore è stato il concordato di Messinambiente. Non è solo un problema sindacale o occupazionale, è diventata una questione politica, amministrativa, giudiziaria. E per questo i tre sindacati hanno deciso di presentare un esposto/denuncia in Procura per mettere tutto nero su bianco e far conoscere anche al Tribunale le ragioni di un no che è rimasto secco e perentorio fino alla fine.
Un esposto che nasce dal mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali alla redazione del piano concordatario, che passa per i rilievi mossi dalla Corte dei Conti sui 30 milioni che il Comune si è impegnato a versare con i bilanci dei prossimi 6 anni per sostenere il concordato, che si sofferma inevitabilmente sulle continue richieste di modifica avanzate e non accolte sulle modalità di transito del personale e sul contenuto delle richieste di transazioni sottoposte ai lavoratori. Sono queste le premesse del documento siglato da Lillo D’Amico, Giacomo Marzullo e Pietro Fotia, rispettivamente per Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel.
«Le organizzazioni sindacali si chiedono perché far vivere Messinambiente spa società in liquidazione solo per ricevere soldi dalla nuova partecipata Messina Servizi Bene Comune, che dovrà gestire il nuovo servizio, utilizzando uomini, beni e risorse finanziarie già in atto destinate a Messinambiente, aumentando i costi per Comune e cittadini? E si chiedono altresì: a chi giova tutto ciò?»
Il primo punto attenzionato dai sindacati è il passaggio del personale da Messinambiente a MessinaServizi. «Le norme che regolano la materia, sino ad ora utilizzate, sono quelle derivanti dall’applicazione dell’art. 19 della Legge regionale 9 del 2010 e il CCNL del settore igiene ambientale per le norme di garanzia, quindi il transito alla SRR, che poi provvederà alla cessione temporanea del contratto di lavoro subordinato al gestore del servizio integrato dei rifiuti. Per quanto attiene il transito del personale, invece si sta utilizzando l’art. 47, comma 4 bis, della Legge 428. Tale articolo prevede norme derogatorie ai normali accordi attinenti il transito del personale, e serve esclusivamente a salvaguardare o l’azienda cedente o la cessionaria, a discapito dei diritti dei lavoratori. Per questo Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel non hanno sottoscritto l’accordo del 4 dicembre 2017, firmato solo dalla Fp Cgil, dai responsabili delle due società e dal Sindaco Renato Accorinti, senza che lo stesso fosse stato preventivamente autorizzato dalla Giunta comunale. In merito alle transazioni, sono state inviate ai sindacati bozze per quanto attiene ai versamenti da effettuare a Previambiente o altri fondi pensionistici. Le modifiche rispetto a quanto comunicato in precedenza sono di difficile comprensione, in quanto il Comune doveva farsi integralmente carico delle somme, invece nella proposta transattiva si parla addirittura di fondo di garanzia Inps. Alla luce di ciò riteniamo che i lavoratori, qualora dovessero acconsentire alle proposte transattive, non saranno realmente consapevoli della rinuncia insita nella proposta. Un altro problema afferisce a chi ha in corso cause pendenti nei confronti dell’azienda, in questo caso saranno completamente penalizzati i lavoratori che dovessero rinunciare a tutto, e nessun capoverso indica il valore della causa, come del resto per il TFR o altri debiti previdenziali. La fretta e la cattiva informazione renderà difficile per i lavoratori far valere i propri diritti nei confronti dell’azienda in sede di procedimento per il concordato, anche a fronte dell'ultima nota del Commissario liquidatore di Messinambiente e come ribadito dall’avvocato Marcello Parrinello che ha evidenziato che i lavoratori che non firmeranno la transazione non transiteranno a MessinaServizi. Tale affermazione che non trova riscontro in nessun atto o norma o CCNL sembra bellamente esposta solo per orientare in modo coercitivo la scelta dei lavoratori. Il Concordato così come proposto, fissa il passaggio diretto dei lavoratori, con rinunce per molti e vantaggi per pochi che manterranno emolumenti di gran lunga superiori alle retribuzioni contrattuali e posti in essere in violazione delle norme che regolano la materia, con cifre che dovrebbero complessivamente ammontare a circa €250.000 annui, di cui sarà informata anche la Procura della Corte dei Conti. Per concludere, non si capisce perché nessuno abbia mai nominato l’art. 9 del CCNL che norma pedissequamente la procedura in caso di cessione di azienda (affitto d’azienda). La Messinambiente dopo essersi inventata vari escamotage (quali quello creditorio chirografario per interessi da mancato tempestivo pagamento), ha creato una fascia di creditori favorevoli al concordato invitando i lavoratori a far pervenire all’azienda l’accettazione della proposta concordataria per tale presunto credito chirografario. Addirittura oggi si presenta con una nuova invenzione, l’usufrutto dell’azienda Messinambiente a favore della società Messinaservizi Bene Comune. Tale nuova prospettiva non garantisce né permette il ventilato passaggio dei lavoratori a Messinaservizi, perché in caso di usufrutto, ai sensi dell’art. 2561 c.c., l’azienda deve esercitare il diritto all’usufrutto sotto la ditta che lo contraddistingue senza modificare la situazione in modo da conservare l’efficienza e l’organizzazione. Nel caso in specie ha il dovere di lasciare integra l’organizzazione ed esercitare tale diritto di usufrutto sotto la ditta Messinambiente.
Il transito deve avvenire ai sensi dell’art. 19 della legge regionale 9/2010, solo così i lavoratori verranno tutelati in caso di fallimenti o altre disavventure. Tale posizione, già seguita per gli altri trasferimenti, è obbligatoria per l’Amministratore unico MessinaServizi Bene Comune, in quanto egli ha sottoscritto un contratto di servizio proposto dall’amministrazione ed approvato dal Consiglio comunale, dove è sancito che il passaggio avvenga nei termini descritti in questo punto (art. 4 e 19 del contratto di servizio)».
Il secondo punto riguarda nello specifico proprio il concordato fallimentare. «Perplessità si nutrono sul compendio dei beni inseriti nel concordato fallimentare, in quanto in base all'art. 19 del contratto di servizio approvato dal Consiglio comunale, “taluni beni”, non meglio identificati e già utilizzati per il servizio di igiene ambientale, dovranno essere acquisiti nella titolarità della SRR Area Metropolitana. Inoltre con nota regionale del 29 agosto scorso è stato specificato che i Comuni dovranno destinare i beni vincolati al servizio di igiene ambientale alle SRR, nella fattispecie alla SRR Area Metroplitana. Eventuali altri beni rientreranno nella disponibilità dei Comuni, che dovranno provvedere con atti certi ad assegnarli per il servizio. Nulla si conosce in atto sull'esistenza di tali procedimenti, quindi non è dato comprendere come possano essere concessi in usufrutto beni che non sono di proprietà di Messinambiente».
Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel poi si soffermano proprio sul contratto di servizio tra Comune e MessinaServizi che, tra le tante cose, all’art 4 prevedeva il trasnito del personale entro 90 giorni dalla firma. «Tali termini sono abbondantemente scaduti, ma nessuno contesta all’amministratore unico Beniamino Ginatempo le sue inadempienze contrattuali».
«Il personale subisce danni e i cittadini, dovendo sostenere ulteriori spese a causa del mantenimento di due società, subiranno altrettanti danni. A chi giova tutto ciò? Non sarebbe stato logico ed economico mantenere in vita Messinambiente?».
I tre sindacati attraverso questo esposto chiedono agli organi competenti la verifica della corretta applicazione della normativa di legge a sola tutela dei diritti inalienabili dei dipendenti, temendo preoccupanti risvolti occupazionali che scelte scellerate e applicazioni errate della legge regionale potrebbero comportare. Chiedono controllo su quello che è stato fino ad oggi e sarebbe lo spreco di risorse pubbliche a danno dei cittadini nel mantenimento in città di più società di smaltimento rifiuti.
Francesca Stornante