Penultimo appuntamento della rassegna “Qui è estate”, organizzata dal Teatro dei 3 Mestieri di Messina.
Protagonisti della serata di giovedì 24 agosto alle ore 21.30, saranno l’attore Lelio Naccari e il musicista Dario Naccari con "Famoso (Per un pugno di like)".
Lo spettacolo, scritto e diretto da Lelio Naccari, affronta il tema dell’identità e dei condizionamenti sociali che possono intrappolarla. Ci si può affrancare dallo sguardo altrui? O senza di esso non sapremmo neppure chi siamo?
Famoso (Per un pugno di like), vedrà in scena i fratelli Lelio e Dario Naccari. Entrambi artisti, trasportano il gioco di bambini fra i dilemmi del mondo degli adulti. Cercando di non perdere l’approccio ludico e la libertà di creare, affrontano i temi della vita di ognuno e in particolare di chi facendo arte si pone come emittente di una comunicazione. S’interrogano su come porsi rispetto a un pubblico/genitore che può confermarti se lo assecondi o privarti del suo amore se fai quello che ti pare.
Si chiedono se per un individuo, in generale, sia giusto o meno aderire ciecamente alle richieste di tutti coloro che vorrebbero che fossimo in un certo modo, che non tradissimo le aspettative, che non li destabilizzassimo, che non fossimo liberi di essere ciò che noi davvero vogliamo essere.
La scenografia è composta da alcune opere dell’artista messinese Mamy Costa.
La rassegna “Qui è estate”, che ha la direzione amministrativa di Angelo Di Mattia, la direzione artistica diStefano Cutrupi per il teatro e di Sarah Lanza per la danza, si svolge all’aperto nello spazio esterno del teatro che si trova a Tremestieri, S.S. 114 Km 5,600 Via Roccamotore.
Prima dello spettacolo è previsto un apericena a partire dalle ore 20.30
Presentazione di: Famoso (Per un pugno di like)
Scene di Mamy Costa
Musica di Dario Naccari
Scritto e diretto da Lelio Naccari
C’è un diffuso bisogno di apparire si, ma anche di essere presenti, in generale. Di sentire di essere nel mondo insieme a tutti gli altri.
Un individuo vuole apparire perché ci sono gli altri, ci vuole essere anche lui.
Il peso che diamo all’opinione altrui quasi mai è scelto, spesso è un meccanismo connaturato, che ci condiziona. Quante cose vorremmo dire o fare, e ci tratteniamo per paura di come gli altri potrebbero vederci? Per paura di fallire o di apparire ridicoli? È così che la vita pian piano rallenta, si arena e smette di essere vissuta.
Non si tratta di solo mostrarsi belli e di successo, ma da qualcosa di più, dalla paura della solitudine, in fondo. C’è un mondo fuori che mi ossessiona e mi spaventa al contempo, va in una direzione che in profondità non sento viva, non sento mia, ma dalla quale non so distaccarmi, e alla fine mi ci adeguo, per paura di restare solo.
Lavorando ci siamo posti due domande principali, e abbiamo fatto finta di risponderci:
1. Chi sono io? Come ci si riconosce?
Toccandosi – Guardandosi allo specchio – Ascoltando la propria voce – Annusandosi – Facendosi un autoritratto – Uscendo dal corpo – Chiedendolo agli altri – Facendosi le giuste domande – Guardando la propria carta d’identità – Misurandosi (peso, altezza) – Fotografandosi
2. La differenza fra capire (mentale) e conoscere (esperienza).
Come si conosce davvero?
Imitando ciò che si vuole conoscere – Abbandonando le proprie idee – Facendo l’esperienza – Parlando con chi l’ha vissuto – Immaginando – Sorprendendosi – Cambiando identità – Chiedendo all’Universo – Sedendosi al primo banco – Aguzzando la vista e l’udito – Mettendosi gli occhiali – Toccando con mano – Studiando sui libri di scuola
Questi temi sono indicati all’interno dello spettacolo, seppur in maniera giocosa e surreale, e questo è stato per noi l’importante, cercare di trovare quella libertà espressiva che però non si rinchiude in sé, ma diventa gioco e relazione.