Continua la lotta all’evasione contributiva condotta dall'Ufficio Vigilanza Ispettiva della Direzione Provinciale Inps di Messina. Su tale versante, l’Inps infatti è impegnato, con i propri funzionari di vigilanza, a controllare l’esatto versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali in riferimento ad obblighi inderogabili di legge in tutti i luoghi ed ambienti di lavoro.
Nell’anno 2013, sono state condotte dai funzionari ispettivi complessivamente 846 ispezioni in aziende di tutta la provincia: purtroppo si conferma il trend in aumento delle irregolarità rilevate in materia di previdenza e assicurazioni sociali; un dato significativo su tutti è quello che ha evidenziato l’impiego di 657 lavoratori “in nero”, occupati cioè in completa violazione di legge, in aumento rispetto ai 631 del 2012. Il dato sull’evasione contributiva accertata è pari a 4 milioni 942mila euro.
Lo scopo della vigilanza ispettiva in esame è quello di intraprendere attività di controllo e verifica con repressione dei comportamenti di evasione contributiva, contrastando fenomeni di dumping sociale.
Interessante anche il dettaglio sui lavoratori “stranieri” occupati “in nero”, distinti tra comunitari ed extracomunitari e che sono pari rispettivamente a 25 e 17 lavoratori. Complessivamente sono 42 i lavoratori “stranieri” occupati in completa violazione di legge.
La percentuale di accertamenti che si sono conclusi con il rilievo di irregolarità è pari all'89,7%, anche in questo caso, in aumento rispetto all'anno 2012. Una ricorrente violazione riscontrata nel corso delle verifiche ha riguardato la "piaga" relativa alla costituzione di falsi rapporti di lavoro in agricoltura per ottenere indebite prestazioni.
Notevole, su questo versante, il dato complessivo relativo agli annullamenti dei rapporti di lavoro fittizi in agricoltura, che costituiscono da tempo la più grave tra le ipotesi di reato condotte nei confronti dell'Inps.
Solo nel corso del 2013, sul territorio della Provincia di Messina sono stati annullati ben 1.426 contratti di lavoro fittizi (con conseguente denuncia dei responsabili all’Autorità Giudiziaria) che consentiranno all'Istituto risparmi di spesa evitando il pagamento di prestazioni temporanee indebite stimate in oltre 4 milioni 200mila euro.