La Procura di Messina ha riacceso i riflettori sull’imprenditore Sandro Pesce e sulle sue aziende. La Guardia di Finanza ha messo sotto chiave beni immobili per un valore di un milione 200 mila euro a seguito della scoperta di un’evasione fiscale di 3 milioni e mezzo di euro. Il sequestro è stato firmato dal Gip Maria Teresa Arena su richiesta dei sostituti procuratori Maria Pellegrino e Fabrizio Monaco che da tempo indagano sulle attività di Pesce.
L’uomo era già stato arrestato nel luglio 2011 nell’inchiesta in cui furono coinvolte 7 persone, compreso un notaio milanese, con le accuse di bancarotta fraudolenta, riciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Si trattava dell’inchiesta avviata sulla distrazione di beni della Margan Srl, azienda che il Tribunale di Messina aveva dichiarato fallita nel gennaio 2008. Il provvedimento riguarda 2 magazzini commerciali in via Garibaldi (54 mq) ed in via Orso Corbino (1200 mq), intestati alla IDRA S.r.l., società riconducibile a Pesce. Le indagini delle Fiamme Gialle hanno permesso di scoprire una sistematica evasione che le società di Pesce effettuavano negli anni compresi fra il 2008 e il 2011. Il ricorso era quello alla fittizia sopravvalutazione delle rimanenze di fine anno. Con questo sistema venivano occultate le vendite effettuate. Così facendo le società hanno nascosto all’erario ricavi per oltre 13 milioni di euro e evitato di versare l’I.V.A per oltre 3,5 milioni di euro.
Secondo l’accusa l’imprenditore intendeva così svuotare l’attivo della Margan S.r.l., puntando al fallimento, grazie alla nomina – quale liquidatore – di un prestanome, un nullatenente sul quale far ricadere le responsabilità – sia penali che amministrative – conseguenti al preordinato fallimento organizzato della società. I profitti realizzati dal Pesce con questa operazione sono stati investiti nell’acquisto di prestigiosi beni immobili, tra i quali i magazzini appena sequestrati.