Sarà inaugurata giovedì 1 agosto alle ore 19:30 nella Cripta del Duomo Antico del Castello di Milazzo la mostra “50+50=150 Rossella Midili +Re”.
La mostra, che resterà aperta al pubblico sino all’11 agosto, vede la collaborazione di due giovani autrici, Emanuela Ravidà da una parte e Rossella Midili dall’altra.
Emanuela Ravidà, milazzese di nascita, consegue la laurea in Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, e successivamente consegue la laurea specialistica in Pittura. Recentemente ha esposto le sue opere al Casello di Eggensberg di Monaco, al Castello di Montalbano Elicona con l’installazione site-specific “Wunderkammer”, un’altra esposizione nella Galleria SpazioVitaleIn di Catania. Ha collaborato alla performance “Milk” con l’artista Elles Kiers durante il workshop Trasformatorio a Montalbano Elicona. Rossella Midili invece incontra il video quando,trasferitasi a Milano per frequentare la Scuola Civica di Cinema, Televisione e Nuovi Media, diviene Videoreporter ed entra in contatto con le giovani realtà produttive milanesi, collaborando alla realizzazione di due corti documentari: “Seminateci bene”, che si attesta tra i finalisti al Premio “L’Anello Debole” 2010 (Capodarco Corto Film Festival)e “In bocca al lupo”, proiettato al Milazzo Film Festival. E’ però nella fotografia che trova la sua vera vocazione: tra i suoi lavori: foto di scena per videoclip e cortometraggi di fiction,pubblicazioni su riviste di settore,aziendali ed eventi.
La mostra rappresenta il confronto tra due donne totalmente immerse nella realtà odierna, padrone dei mezzi di comunicazione, ma con background diversi e punti di vista spesso divergenti. L’una eclettica, giramondo, fotografa per passione e professione, l’altra artista emergente ben introdotta nel mondo dell’arte, sognatrici entrambe seppur pragmatiche condividono una visione “altra” della vita. La lunga fase di gestazione e realizzazione di questo progetto ha determinato una revisione proprio in materia di comunicazione da parte delle due autrici (l’una vive a Berlino, l’altra in Sicilia), riuscendo così a creare una interazione tra due visioni non equivalenti ma quasi opposte della realtà: il reale e l’onirico: difatti quello che una coglie nello scatto fotografico, per l’altra si trasforma, perde la sua connotazione spazio-temporale e ne disvela un’altra altrettanto intima e personale.