I lavoratori ed ex lavoratori della Sicem, recentemente uscita dall’indotto della Raffineria di Milazzo, attendono ancora lo stipendio. Dopo la risoluzione del contratto di manutenzione con la Sicem si era più volte paventata l’ipotesi di trovare un punto d’incontro con la Raffineria, i sindacati e la stessa Sicem. L’ultimo tentativo lo scorso 11 febbraio.
Ma l’incontro dell’11 febbraio non ha sortito gli effetti sperati: in quell’occasione era stato coinvolto anche il prefetto, con l’auspicio che presenziassero i vertici della Ram, ma a presenziare sono stati soltanto il presidente della Sicem, la Fismic e la Digos.
Adesso i lavoratori in attesa dello stipendio hanno deciso di rivolgersi alle istituzioni con una lettera aperta. Il documento si apre parlando dell’incontro dello scorso 11 febbraio: «La quasi totalità delle somme a disposizione della Sicem è relativa a lavori effettuati per la Raffineria di Milazzo, sia già fatturati che da fatturare, e tali somme sono state bloccate da diversi mesi all’interno della Raffineria. Solamente uno sblocco di questi importi consentirebbe alla SICEM di poter effettuare i pagamenti degli stipendi arretrati».
La lettera prosegue, quindi, ponendo l’accento sul pagamento degli stipendi solo ad alcuni lavoratori. Un punto sul quale era intervenuta nei giorni scorsi anche la Cisl che auspicava una via risolutiva alla vicenda e il pagamento degli stipendi anche agli altri lavoratori.
«Oggi -si conclude la lettera- siamo arrivati allo stremo, svuotati di ogni energia, le nostre speranze si sono assottigliate quasi del tutto, le nostre famiglie non riescono più ad andare avanti, i nostri figli sono costretti da mesi a sacrifici inimmaginabili. Non è possibile vedere i nostri bambini rinunciare al regalo di natale e non è possibile per noi genitori vedere i loro sguardi senza alcuna felicità. Ci vergogniamo di queste privazioni. Ci vergogniamo di tornare a casa e portare sulle nostre schiene questa situazione. Ci vergogniamo di non poter comprare un pacchetto di figurine ai nostri piccoli».