Anche Sicilia Futura pronta a difendere i diritti delle ex Province ed a contestare la soluzione individuata dal sottosegretario pentastellato Villarosa che in realtà si limita a spostare risorse già destinate alla Sicilia dagli investimenti alla spesa corrente.
Nessuna risorsa nuova come invece promesso da Villarosa a fine febbraio a Messina, ma uno spostamento da un settore ad un altro che non solo non risolve il problema, ma penalizza l’isola.
I due deputati regionali Tamajo e D’Agostino che hanno colto appieno l’input del segretario regionale di Sicilia Futura Beppe Picciolo, si uniscono quindi a quanti (come Forza Italia e Pd ed il sindaco metropolitano De Luca) hanno invitato il governo regionale a non farsi complice di un accordo capestro.
La nota di Sicilia Futura è indirizzata al governatore ed agli assessori Armao e Grasso,che a Roma sono seduti al tavolo delle trattative con il governo gialloverde.
I due deputati ricordano come rispetto all’anno precedente, l’attuale disequilibrio delle ex Province siciliane sia raddoppiato, passando dagli 82 milioni e 600 mila a 155 milioni e mezzo.
Catania e Siracusa hanno uno squilibrio annuale pari rispettivamente a 35,7 e 35,3 milioni di euro, Palermo 23,4 milioni, Trapani 15,7 mln, Messina 13,5 mln, Ragusa 11,9 mln, Enna 8,4 mln, Caltanissetta 7,5 mln e Agrigento 3,7 mln.
“L’assessore regionale all’economia è in fase di negoziazione con lo Stato per trovare una via d’uscita per far emergere le ex Province da una situazione che ha compromesso l’erogazione di servizi, in particolare la gestione della rete stradale di competenza, l’assistenza ai disabili, il supporto alle scuole di secondo grado, l’edilizia scolastica e infine ha messo in discussione la continuità del rapporto di lavoro dei dipendenti” evidenzia Sicilia Futura ricordando che la causa della grave situazione finanziaria è nel prelievo forzoso che grava per le ex Province siciliane per 277 milioni di euro per il 2018.
“Le dichiarazioni del sottosegretario all’economia Villarosa in merito ai 100 milioni che saranno spostati dagli investimenti per la Sicilia alle ex Province, continuano a scatenare le reazioni del mondo della politica. Villarosa a febbraio si era impegnato a risolvere in tempi brevissimi il problema, ma ad oggi la soluzione definitiva è ancora lontana e quella tampone e parrebbe sempre a ribasso rispetto a quanto spetta all’isola”.
D’Agostino e Tamajo sottolineano i rischi dei tentativi di sottrarre oltre 100 milioni di euro dagli investimenti già destinati alla Sicilia in spesa corrente e aggiungo che comunque questa cifra non risolve affatto il problema per il triennio 2019/2021. In realtà non basteranno neanche per il 2019 perché si deve ripianare il disavanzo del 2018 (che è raddoppiato rispetto al 2017).
“Villarosa si era impegnato ad assegnare solo risorse aggiuntive ed a riparametrare i crediti pregressi vantati dalle due Regioni per le spese correnti delle ex Province” erroneamente non assegnate chiediamo quindi di sapere quali iniziative intendano assumere il Presidente della Regione, l’Assessore all’Economia e l’Assessore alle Autonomie Locali, per verificare le criticità e prendersi carico delle proprie responsabilità. In questa situazione infatti le ex Province, non avendo copertura triennale, non potranno avviare la progettazione di molte opere strategiche, né stabilizzare i precari, a meno che non ci siano garanzie certe e concrete che i 100 milioni non vengano sottratti dai fondi per lo sviluppo destinati alla Sicilia”
Nei giorni scorsi dichiarazioni sullo stesso tenore sono arrivate dai parlamentari di Forza Italia Nino Germanà e Stefania Prestigiacomo, dal parlamentare Pd Pietro Navarra e dal sindaco metropolitano Cateno De Luca.
A Palermo sono molti i deputati che hanno espresso malumore per il comportamento della Regione che rischia di ripetere errori già commessi da Crocetta al tavolo romano.
Errori che saranno poi pagati dai siciliani.