“Il 50% dei dipendenti in questo momento non fa un c…”, “lei è un sindaco del c….”
Tensione alle stelle questa mattina davanti a Palazzo dei Leoni, tra il sindaco metropolitano Cateno De Luca e i sindacati ed i lavoratori che non se le sono mandate a dire (guarda qui video) e (guarda qui video))
Da oggi i dipendenti dell’ex Provincia sono in ferie forzate (retribuite) per una settimana ed è stato questo provvedimento collettivo ad accendere lo scontro tra De Luca ed i lavoratori che non vogliono essere gli unici a pagare per responsabilità altrui.
Il paradosso è che chi ha messo in ginocchio le ex Province, attraverso un “doppio colpo mortale”, ovvero prelievo forzoso e riforma Crocetta, non è più nelle stanze dei bottoni. Ex governo Renzi ed ex governo Crocetta, nonché ex Ars, sono riusciti attraverso un micidiale combinato disposto, a distruggere le ex Province, uniche in Italia a pagare il prelievo forzoso e a non usufruire dei contributi regionali.
Le ex Province sono state smantellate sin dal 2013, attraverso tagli, cancellazione di competenze e funzioni.
La provocazione di De Luca sta iniziando ad allarmare qualcuno, visto che domattina si terrà l’incontro del sindaco con il sottosegretario alle finanze, il grillino messinese Alessio Villarosa. Nel contempo stanno operando in modo trasversale tra Roma e Palermo i deputati Antonio De Luca (M5S), Nino Germanà (Forza Italia) e Franco De Domenico che hanno messo da parte bandiere e partiti per porre fine ad una situazione vergognosa.
Chi non depone le armi e non farà un passo indietro rispetto alla tabella di marcia (neanche dopo le scintille di questa mattina) è il sindaco metropolitano Cateno De Luca che dopo aver affisso il cartello “chiuso per fallimento” non ha indorato la pillola a nessuno, non ha usato il politichese e ha detto senza mezzi termini che se il governo nazionale giallo verde non interverrà entro fine febbraio, dall’1 marzo consegnerà la fascia di sindaco al prefetto e avvierà le procedure di licenziamento collettivo.
“Lo Stato vuol portarci al dissesto? E’ questo quello che si vuole? Dichiarare il dissesto contro lo Stato è fantozziano. Ho aspettato che l’Anci facesse qualcosa, che Leoluca Orlando si muovesse, che la politica regionale e nazionale si muovesse. Invece nessuno fa niente. Nel frattempo l’ex provincia di Siracusa ha dichiarato il dissesto. La Città Metropolitana di Messina è l’unica in questa situazione drammatica, perché siamo gli unici a non aver lasciato al Comune capoluogo tutti i progetti del Masterplan, ma li abbiamo doverosamente distribuiti tra i 108 comuni della provincia. Adesso 330 milioni di euro sono bloccati perché non riusciamo a chiudere il bilancio 2018 a causa di 12 milioni di prelievo forzoso…”
In sostanza tra le 9 ex Province dell’isola, che già sono le uniche in Italia a sostenere il peso del prelievo forzoso dal 2015, quella di Messina è messa persino peggio, perché ha spalmato i progetti del Masterplan su più comuni e non ha accentrato le risorse. Morale della favola, se non si sblocca il bilancio perdiamo tutte le risorse del Patto per Messina.
“In questo momento il 50% dei dipendenti non lavora perché non può lavorare. E’ tutto fermo. Ci sono tutte le gare d’appalto per lavori e servizi bloccati perché il bilancio è in disequilibrio. E’ un Palazzo fermo. Io non posso accettare questo stato di cose, rischio di essere accusato di danno erariale. Chi pensa che le ferie forzate siano illegittime si rivolga nelle sedi competenti. Io non mi fermo, lo sto facendo per salvaguardare tutti, compresi i lavoratori”.
Immediata la contestazione dei dipendenti in sit in davanti a Palazzo dei Leoni, sono volati gli stracci, al punto che il sindaco ha chiesto d’identificare una lavoratrice che lo aveva apostrofato in modo colorito.
Lo scontro è stato anche con i sindacati presenti ed è continuato in tarda mattinata nel Salone degli Specchi alla presenza dei tre deputati Nino Germanà, Antonio De Luca e Franco De Domenico, durante il quale il sindaco ha ribadito il suo percorso di marcia. I deputati uniranno le forze sia a Palermo che a Roma per ottenere un emendamento (o un ddl) che salvi gli Enti intermedi dal default.
Non a caso soltanto adesso qualcuno ha iniziato a “svegliarsi” a Roma, e sarebbe bene che anche il governo Musumeci, che pure è alle prese con una gravissima crisi finanziaria, si rimboccasse le maniche così come ha fatto per Catania.
“Andrò avanti fino a quando non ci sarà un provvedimento che metterà in sicurezza, almeno per il triennio 2019-2021, il sistema delle ex Province siciliane- ha concluso De Luca- Se nei prossimi quindici giorni, non si arriverà alla conclusione della questione io, come fanno tutti i datori di lavoro, avvierò le procedure di licenziamento collettivo e consegnerò la mia fascia azzurra di Sindaco della Città Metropolitana di Messina al Prefetto. Così che venga qualcuno a gestire un Ente che non fa altro che causare danno erariale perché oltre il 50% del personale non è nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro a seguito del blocco che stiamo subendo. Non posso accettare di perdere oltre 330 milioni di euro per infrastrutture, scuole, messa in sicurezza del territorio a causa di un disavanzo tecnico di appena 12 milioni di euro causato dal prelievo forzoso. Il Patto per Messina che è stato sottoscritto pone in capo all’Ente la regia dei progetti del Masterplan, a differenza delle altre Città Metropolitane della Sicilia dove la regia è dei due Comuni capoluogo”.