Mi associo alle tante voci che, in questi giorni, hanno rivendicato la restituzione alla città dello dello spazio della Fiera quale fruizione del suo naturale affaccio al mare.
Le pietre e le macerie che emergono dalla distruzione del Teatro svelano,oggi, un panorama che chiede di essere ripensato nella sua naturale identità e nel suo essere luogo che, tra terra e mare, racconta di orizzonti straordinari, di miti antichi, di transiti umani che nessuna barriera può ancora una volta negare. E’ uno spazio che, nella sua ritrovata bellezza,solo il tempo e lo sguardo umano possono abitarvi, come spazio di contatti, di condivisione, di scoperte creative.
La riqualificazione di questo spazio, grazie alla sua singolarità geografica e paesaggistica potrebbe costituire un’ eccezionale polo di attrazione turistico/culturale grazie anche a potenziali elementi immateriali da creare quali esperienze performative all’aperto, attrazioni per bambini, interventi didattici avanzati sulle acque dello stretto, progetti di ricucitura di un territorio che chiede di rivivere nella sua naturale identità.
Questo è il vero destino della città di Messina, la sua vocazione paesaggistica, la sua accoglienza simbolica e reale, il suo bisogno di riscattarsi dalle macerie di un terremoto che ,tra passato e presente, ha sepolto le sue vere risorse. Oggi la crisi ne accentua le criticità e mette in evidenza un vuoto di cultura e di idee progettuali in grado di coniugare sviluppo, lavoro e qualità della vita.
Per tali ragioni e a nome dell’Associazione che rappresento e che crede nel diritto alla Bellezza e alla fruizione dei Paesaggio quale fonte di crescita culturale e umana della collettività, chiediamo al Presidente dell’Autorità Portuale e all’Amministrazione della città, di ascoltare le voci del dissenso e di restituire alle nuove generazioni un tratto di vita collettiva per anni negato. Ricordandoci che, in questa terra, siamo tutti nati in riva al mare.
Lucia Tarro Celi, Presidente dell’Associazione culturale “Arti visuali città di Messina”