La conferenza stampa era stata convocata per parlare di bilanci e politiche finanziarie dell’amministrazione Accorinti. Si è trasformata dopo poco in un dibattito sulla Tares in cui tutti i capigruppo della coalizione di centro-sinistra hanno detto la loro riuscendo nell’impresa di non far capire alla fine qual era il messaggio che volevano lanciare. Di sicuro sono riusciti a dimostrare che all’interno di una coalizione che in consiglio comunale ha una maggioranza praticamente bulgara non è semplice prendere decisioni unitarie e camminare tutti sulla stessa via. A tenere i fili di un dibattito che rischiava di impantanarsi c’era il candidato sindaco di quella stessa coalizione Felice Calabrò che anche sul tema Tares ha contestato aspramente l’amministrazione comunale per la mancanza di chiarezza nei confronti del Civico Consesso e difeso i consiglieri che, rassicurati in più occasioni dal vice sindaco Guido Signorino, hanno scelto di votare quella tassa dimostrando “grande senso di responsabilità”.
A sollevare il dibattito una sorta di mea culpa che è sembrato volessero fare alcuni consiglieri dopo aver scoperto, a regolamento ormai approvato, che era possibile rimanere alla Tarsu piuttosto che transitare alla Tares. Ciò che solleva qualche perplessità è che la maggior parte di loro abbia candidamente dichiarato di averlo scoperto pochi giorni fa da una trasmissione televisiva di Rtp. Dunque la domanda è sorta spontanea: perché nessuno lo ha chiesto prima all’assessore Signorino? In realtà nei giorni di dibattito sul regolamento Tares più volte era saltato fuori questo aspetto, il vicesindaco aveva però ribadito in tutte le occasioni che per il Comune di Messina non era possibile fare diversamente. “Non votare la Tares significava condannare il Comune al default sicuro” ha tuonato Felice Calabrò in “difesa” di chi ha optato per dire sì ad un provvedimento che adesso graverà sulle spalle dei messinesi, ma che non ha risposto alla domanda se lui, da consigliere comunale, quella delibera l’avrebbe votata. A preoccupare i consiglieri è adesso il piano tariffario che si troveranno ad approvare praticamente a scatola chiusa perché l’amministrazione ha atteso l’approvazione del regolamento prima di presentarlo.
Paolo David, capogruppo Pd, ha sottolineato ancora una volta l’intenzione a collaborare ma solo se anche dall’amministrazione arriverà lo stesso input. “Abbiamo il dovere di non appesantire le povere famiglie messinesi e non lasceremo che passino provvedimenti ingiusti, non saremo ostaggio di questo sindaco che sta dimostrando di non avere un progetto”.
Il collega dell’Udc Mario Rizzo, che nei giorni scorsi era stato tra i più attivi nel confronto costante con l’amministrazione per arrivare al voto sulla delibera, ha contestato la mancata presentazione del piano tariffario contestualmente al regolamento. Ma Rizzo si sofferma su un punto: “sappiamo che la Tares dovrà coprire il costo totale del servizio, se fossimo rimasti alla Tarsu sarebbero rimasti senza copertura circa 17 milioni di euro. Il Comune dove doveva trovarli? Avremmo dovuto inserire nuove tasse o produrre altri debiti fuori bilancio?” chiede l’esponente Udc a chi polemizza contro il loro operato.
Il capogruppo Dr Elvira Amata annuncia battaglia sulle tariffe e avverte “questa delibera non passa”, non considerando però che a regolamento approvato non sarà semplice intervenire sulle tariffe. Il piano è praticamente blindato perché agevolare qualcuno significherebbe tartassare altri, visto che alla fine bisogna coprire i 45 milioni di euro previsti per la gestione rifiuti. In realtà però lo stesso Calabrò ha puntualizzato che sulle tariffe la coalizione chiedere maggiore equità fiscale, nel senso che chi ha di più paga di più. Come prevede sia la legge nazionale che lo stesso regolamento comunale, c’è infatti la possibilità per il Consiglio di intervenire in sede di approvazione del piano e inserire riduzioni o esenzioni ad esempio per soggetti che versano in particolare situazione di disagio economico sociale, accertato dai servizi sociali del Comune. Dovrà però essere Palazzo Zanca a coprire gli eventuali buchi fino a quando avrà disponibilità di cassa.
Non ha cambiato idea il Megafono che durante la seduta dedicata al voto aveva preferito abbandonare l’aula esprimendo dissenso per non aver preso neanche in considerazione l’ipotesi di restare alla Tarsu. “Come non abbiamo votato il regolamento non voteremo le tariffe e neanche il bilancio e andremo a casa pur di non addossare tutto sui cittadini” ha spiegato il capogruppo Pippo De Leo che ritiene che la somma mancante alla Tarsu potevano derivare dalla fiscalità generale. Insomma, alla fine le idee non sono sembrate chiarissime e a questo punto forse è meglio attendere il momento in cui il piano varcherà la soglia dell’aula consiliare. Dopo la conferenza stampa, lunghissima riunione dei capigruppo con l’assessore Signorino e il Dirigente ai Tributi Romolo Dell’Acqua. Si è parlato proprio di questo documento che non è ancora stato trasmesso alla Presidenza del Consiglio Comunale, Signorino ha ripetuto ancora una volta l’impossibilità di restare alla Tarsu perché in questa fase il Comune non può spostare dal bilancio neanche poche briciole altrimenti crolla tutto. Alla fine si è deciso di riaggiornare la riunione a domattina, forse nella speranza che la notte possa portare consiglio. “Ma-spiega Mario Rizzo – siamo riusciti a convincere l’assessore a spostare al mese di gennaio la prima rata Tares fissata per il 16 dicembre”. Il vicesindaco ha assicurato che rispetterà l’impegno, una proposta nata dal fatto che in questo mese molte famiglie dovranno ancora pagare l’ultima rata Tarsu e si troverebbero con ben due bollette dello stesso servizio. Sarà una settimana caldissima. I motori si sono riscaldati oggi.
Francesca Stornante