La prima settimana è trascorsa. Non si ancora quanto tempo ci vorrà per avere un responso dal Tribunale, al momento l’unica cosa certa è che bisogna aspettare. Messinambiente ha depositato il suo piano concordatario giovedì scorso, adesso è tutto nelle mani del giudice Giuseppe Minutoli che dovrà vagliare la validità del percorso scelto da amministrazione comunale e Messinambiente per evitare il fallimento della società. Un concordato che vale 30 milioni di euro che il Comune ha deciso di impegnarsi a sborsare per coprire una piccola parte dei debiti milionari della partecipata che ha gestito i rifiuti. Un concordato che vincolerà anche la prossima amministrazione comunale, sia che sarà Accorinti, sia che sarà chiunque altro, a pagare fino al 2023 le somme che serviranno per onorare i 30 milioni che Messinambiente deve all’Agenzia delle Entrate. In realtà il debito è molto più pesante. Dalla bozza del concordato emerge una situazione patrimoniale che conta un provvisorio disavanzo di liquidazione complessivo che, alla data dello scorso 20 febbraio, ammontava a 101.049.000 di euro. Quindi il debito della società di via Dogali supera i cento milioni di euro. Una cifra da capogiro, di cui verrà coperto il 30% con questo concordato che sta facendo tremare e tribolare Palazzo Zanca.
Perché l’amministrazione ha scelto di provare a salvare Messinambiente? Lo spiega il provvedimento della giunta Accorinti che disegna il percorso seguito per tutta l’operazione: «a seguito di un'analitica ed approfondita valutazione delle ragioni di vantaggio e di utilità che giustificano la scelta per l'Ente di farsi carico di risorse finanziarie da assicurare nella previsione del piano concordatario tenuto conto di ogni possibile ragione prudenziale e finanziaria per i bilanci dell'Ente, è stata appurata la fondatezza, sia sotto il profilo giuscontabile che giuridico – amministrativo, della scelta di assicurare la copertura fino alla concorrenza della somma di 30 milioni». Quindi si tratta di una scelta che il Comune ha ritenuto “vantaggiosa”.
Ma da dove arriveranno i 30 milioni di euro? Ecco l’esatta ripartizione. 9.452.490,92 euro che il Comune avrebbe dovuto dare all’Ato3 a titolo di corrispettivo per i servizi di igiene ambientale svolti nel periodo 2007/2011 sulla base di piani industriali regolarmente approvati, verranno invece corrisposti direttamente a Messinambiente. Infatti, contestualmente a questo piano è stata fatta una nuova transazione tra Ato3 e Messinambiente per chiudere i vecchi contenziosi. C’è però un aspetto di non poco conto. Questi 9 milioni saranno inseriti come debito fuori bilancio che il Consiglio comunale dovrà votare. E, con l’aria che tira in aula di questi tempi, un debito fuori bilanci così alto potrebbe creare non pochi dubbi. Altri 18.186.640 euro saranno intesi come trasferimenti che sulla base dell'accertata compatibilità con la salvaguardia degli equilibri di bilancio del Comune e di prestazioni effettivamente rese dalla società Messinambiente dal 2007 al 2016, consentirebbero di eliminare il rischio di contenziosi presenti e futuri concernenti il criterio di valutazione delle prestazione. 2.360.869 euro sono stati conteggiati come valore correlato all'affitto con opzione di riscatto del complesso dei beni strumentali della società Messinambiente che si intendono trasferire, in una logica di continuità del servizio integrato dei rifiuti, al nuovo soggetto gestore MessinaServizi così composto. In pratica, secondo il concordato, MessinaServizi dovrà pagare 449 mila euro di affitto mezzi per il primo anno, 419 mila per il secondo anno e quasi 1,5 milioni al termine del biennio per riscattare tutto. E’ ovvio che anche questi passaggi al momento sono tutti virtuali, perché servirà l’avallo dell’amministratore unico di MessinaServizi, ad oggi in realtà poco convinto di far del bene alla nuova società seguendo questa strada.
Nell’atto si sottolinea che l'importo di 30 milioni con cui il Comune di Messina intende contribuire al finanziamento del piano concordatario rientra nelle fattispecie derogatorie al cosiddetto divieto di "soccorso finanziario" previste dalla normativa vigente. I motivi per cui viene ritenuto conveniente è il fatto che in questa fase e a queste condizioni l’importo di 30 milioni di euro rappresenta il 29,68% della massa debitoria netta di Messinambiente e questo è lo sforzo finanziario massimo che il Comune di Messina può assicurare in un quadro di necessaria sostenibilità ed accertata compatibilità dei propri equilibri di bilancio. Con i 9,4 milioni che il Comune avrebbe dovuto dare all’Ato e che invece si stornano su Messinambiente si chiudono in via transattiva tutte le controversie esistenti tra Messinambiente e Ato3. Gli altri 18 milioni che il Comune sta prevedendo, consentono a Palazzo Zanca, sempre mediante transazione, di circoscrivere l'entità del potenziale pregiudizio che potrebbe discendere dall'insorgenza di un sicuro contenzioso che potrebbe superare i 39 milioni di euro. Attualmente infatti ci sarebbero 15 milioni che Messinambiente potrebbe rivendicare dal contenzioso con Ato per il periodo 2007-2009, altri 6 milioni quale valore presunto del contenzioso potenziale relativo al periodo 2010-2011, definito in via prudenziale sulla base dei costi di produzione iscritti nei relativi bilanci sociali e quasi 18 milioni che Messinambiente potrebbe vantare dal Comune per il periodo da gennaio 2012 in avanti. Il Comune preferisce quindi impegnare subito 18 milioni per il concordato per salvaguardare i propri conti che potrebbero subire un ulteriore duro contraccolpo da questi contenziosi che invece in questo modo andrebbero a cadere.
Con questo atto dunque Ato3 e Messinambiente rinunciano ad ogni pretesa giudiziaria reciproca e nei confronti del Comune. La parte che più scotta è però quella che rigurda gli impegni sui bilanci comunali. Il provvedimento dovrà passare al vaglio di Revisori dei Conti e consiglio, non si sa ancora se il giudice si accontenterà degli impegni messi nero su bianco o se pretenderà l’approvazione dell’aula per dare il via libera al concordato, certo è che il percorso di questa delibera sarà tutt’altro che semplice.
Il consiglio comunale dovrà approvare un impegno a carico dei prossimi bilanci comunali di 30 milioni di euro che comprende il riconoscimento di un debito fuori bilancio di 9 milioni e somme per il concordato fino al 2023.
Il piano è questo. Bisognerà adesso vedere se ci saranno davvero le condizioni per portarlo a termine. Sempre che riesca prima a convincere il Tribunale fallimentare.
Francesca Stornante