Il presidente dell’Ordine degli architetti di Messina, Pino Falzea, lancia un grido d’allarme: “il Decreto Rilancio”, negli articoli che prevedono detrazioni fino al 110% sui i lavori da realizzare per sismabonus, ecobonus, bonus facciate e ristrutturazioni, rischia di non potere avere piena attuazione in buona parte della città di Messina”.
“La città infatti – continua Falzea – è perimetrata per oltre il 70% all’interno della Zona di Protezione Speciale (Zps), circa 3 mila ettari di zone urbanizzate e in gran parte degradate, quindi molte attività edilizie sono interdette a causa di una non condivisibile azione dei dirigenti dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente che hanno diffidato il Comune di Messina a non rilasciare provvedimenti di V.Inc.A., e dell’adesione a tale azione da parte del dirigente del Dipartimento competente del Comune di Messina che invece ha una competenza esclusiva sulle stesse valutazioni di incidenza”.
Tutto ciò nonostante la Commissione per le Valutazioni di Incidenza Ambientali, presieduta dall’arch. Anna Carulli (presidente nazionale dell’Istituto di BioArchitettura) e che ha segnalato il problema agli ordini professionali anche attraverso un parere legale formulato dall’avv. Fabio Famà, componente della stessa commissione, continui ad esaminare e esitare i progetti con propria nota del 4 marzo 2020, e il Ministero dell’Ambiente, in risposta ad una lettera sottoscritta dall’intero comparto edile messinese, abbia chiarito che la procedura Eu Pilot 673/2014/Envi non disponga alcun blocco delle attività edilizie nelle Zone a Protezione Speciale interessate”.
“Inoltre – prosegue Falzea – una vastissima porzione di territorio urbanizzato centrale della città di Messina è da quasi 10 anni congelata, una ex area industriale, oggi in parte svuotata dalle proprie funzioni originali: l’ampia zona ex Zir e Zis. Totalmente edificata, attende dal 2012 la redazione di un piano attuativo, uno di quegli strumenti urbanistici che nella nostra regione sottendono sempre iter interminabili, che tante volte non iniziano mai e pertanto non possono trovare conclusione. Ben 50 ettari di centro urbano, in gran parte degradato, che potrebbe ospitare funzioni direzionali, commerciali, abitative, artigianali, in un nuovo modello di città da rigenerare in maniera sostenibile e con qualità architettonica. Invece niente. Una legge regionale impedisce qualunque processo di sviluppo e riqualificazione, la congela nel degrado e nell’abbandono, non permette investimenti che purtroppo vengono dirottati altrove”.
E qui l’amara considerazione del presidente Falzea: “l’impressione è che si voglia deliberatamente minare la struttura economica di Messina e non permettere di attrarre investimenti, nuove funzioni e pertanto nuovi abitanti. Non è possibile tollerare che interferenze della burocrazia vadano a colpire le opportunità per la ripresa dopo il Covid-19, opportunità che se ben utilizzate, porterebbero economia, lavoro ma anche qualità, bellezza e riqualificazione ambientale nella nostra città”.
“E’ necessaria pertanto – conclude Falzea – una forte iniziativa del presidente Musumeci e dell’assessore al Territorio e Ambiente, Cordaro, della deputazione regionale, del sindaco e dell’assessore all’Urbanistica, per rimuovere tempestivamente gli ingiusti e penalizzanti impedimenti posti dalla burocrazia regionale e comunale e/o da leggi non attuate e pertanto da riformare o abrogare. Messina non può restare a guardare mentre il resto del paese cresce. Tutto può e deve essere fatto nel rispetto dell’ambiente, ma niente può essere bloccato per prese di posizioni inutili che con la salvaguardia ambientale non hanno nulla a che vedere”.