Non voglio fare la solita guastafeste, ma di fronte alla carrellata di dichiarazioni entusiastiche, le ola e i gridi di giubilo al passaggio in terra sicula del magnate indiano Mahesh Panchavaktra che annuncia fiumi di denaro per porti, aeroporti, fabbriche e persino una palestra, viene fuori la Donna Sarina che c’è in me.
Non sono contraria all’aeroporto come a nessun’altra infrastruttura che ci proietti dal medioevo dei trasporti all’era moderna, ma m’insospettisco quando opere faraoniche spuntano all’orizzonte dell’elettore siciliano alla vigilia di elezioni. Ho ancora fresco nella memoria il ricordo di Renzi col suo codazzo di ministri e sottosegretari, attraversare la Sicilia in lungo e in largo prima del referendum del 4 dicembre annunciando dal Ponte alle delizie del Masterplan. Era novembre, non abbiamo fatto in tempo a finire il Panettone che già all’orizzonte spunta un altro mega progetto utile a quella che definisco la strategia della distrazione.
A me basterebbe una rete autostradale dignitosa, ferrovie moderne, scali aeroportuali raggiungibili facilmente e con costi accessibili.
Il tema non è aeroporto sì o aeroporto no, perché nessuna persona con un minimo di buonsenso direbbe no. Il tema è: che è venuto a fare il Genio della lampada in Sicilia?
Non saprei in che altro modo definire l’imprenditore indiano che, non appena ha messo in piede in Sicilia, ovunque sia andato, è stato colto da un insopprimibile desiderio di regalarci qualcosa. Va ad Agrigento, si accorge che c’è tanta luce e pensa di costruirci una fabbrica di pannelli solari. Viene a Messina e dapprima pensa di fare un aeroporto tra Milazzo e Barcellona, poi lo sposta verso l’area Asi di Giammoro. Va a Milazzo, trova incantevole l’ex Pretura e ci vuol fare lì la sede dell’aeroporto del Mela. Si sposta a Messina, al liceo Bisazza e dichiara che entro marzo realizzerà una palestra. Insomma è come con la fiaba di Aladino, quando Panchavaktra si trova davanti un cittadino con un problema, non riesce a frenare l’impulso di risolverlo.
Sognare fa bene alla salute, ma se ti accorgi che provano a prenderti per il naso ti viene la gastrite.
Il Genio della lampada, accolto con gli applausi da tutta la politica messinese nei giorni scorsi è sbarcato alla corte di Re Saro. Il presidente Crocetta è molto sensibile ai voli di fantasia, e infatti nel 2015 voleva trasformare l’Ast nell’Alitalia sicula, così lo accoglie a braccia aperte. Del resto se un magnate ti promette investimenti per 1 miliardo di euro, posti di lavoro, porto, piattaforma logistica, pannelli solari, aeroporto e palestra e per di più in 5 anni come fai a dire di no?
E infatti Crocetta annuncia: “entro febbraio il protocollo d’intesa. E’ positiva l'idea di sviluppare attività portuali su Milazzo per l'intercettazione dei grandi traffici marittimi che dall'Asia, attraversano il canale di Suez, il Mediterraneo, per arrivare fino a Rotterdam. Può diventare stazione di collegamento tra nord e sud Europa, tra occidente e oriente. ”.
Questo degli aeroporti deve essere un pallino fisso dei governatori, perché Cuffaro ne annunciò uno nuovo di zecca ad Agrigento nonché l’Air Sicily mentre Lombardo voleva farlo ad Enna. Per par condicio Crocetta sceglie Messina.
L’unico a ricordare che in Sicilia ce ne sono già 6 (Catania, Palermo, Birgi, Comiso, Lampedusa, Pantelleria), che bisogna attenersi al Piano nazionale (che peraltro prevede anche tagli) e che prima di stappare bottiglie di champagne sarebbe il caso di leggere almeno il progetto è stato il presidente dell’Enac Vito Riggio, ovviamente additato come un gufo menagramo.
Panchavaktra ha spiegato che lo scalo sarebbe una sorta di hub per i collegamenti con l’India e l’Oriente per il traffico dei prodotti siciliani (come gli agrumi) e non farebbe concorrenza a Catania. Ma come? L’obiettivo non era quello di dare risposte ad un’utenza di 650 mila persone oggi costrette a costi e tempi biblici? Spende un miliardo per fare solo voli Milazzo-Nuova Dheli? E i messinesi che devono andare a Roma continueranno a fare il pellegrinaggio con trolley su bus, treni, cammelli, per arrivare agli scali di Catania o Reggio? E la pista nell’area Asi come la fa, demolisce i capannoni? Perché poi una holding che per il 70% è nel settore abbigliamento all’improvviso fa un volo pindarico dai vestiti alle infrastrutture?
Non vorrei che anche questa storia diventasse come il Ponte, uno spot da usare durante le campagne elettorali per poi riporlo nel cassetto ad urne chiuse.
Noi messinesi vogliamo tutto, Ponte, porto, aeroporto, l’alta velocità, il Freccia Rossa, ma non vogliamo essere presi per il naso.
E se invece il magnate indiano, su suggerimento di quel Sammy D’Amico di Barcellona che gli fa da consigliere e manager, ci aiutasse a sistemare a sistemare la Messina-Palermo? A coprire le buche a Messina?
E se la nostra deputazione iniziasse a volare più basso ma più realisticamente ad esempio facendoci avere tariffe aeree agevolate come in Sardegna? Collegamenti rapidi per i messinesi che devono utilizzare gli scali di Catania e Reggio? Se riuscissero a salvare un treno notte in più? O a fare in modo che gli orari di aliscafi e Metromare corrispondano sempre con i treni che arrivano e partono da Villa, prendendo esempio dai deputati calabresi che battendo i pugni hanno ottenuto il Freccia Argento senza neanche bisogno del Genio della lampada?
Poi, sistemate queste piccole faccende, Panchavaktra comprare l’Acr Messina e regalarci un ritorno in serie A in 2 anni, fare uno scalo per astronavi a Rometta, un attracco segreto per sommergibili a Santa Teresa di Riva e la base internazionale per teletrasporto a San Fratello. Infine la pista per l’aeroporto la piazza sul Ponte.
E se oggi il magnate indiano non è impegnato a progettare un grattacielo per Roccavaldina, allora Donna Sarina lo invita a pranzo. Ha un paio di desideri…
Rosaria Brancato