“L’Ente porto è un ente fantasma, uno stipendificio che costa 200 mila euro l’anno, la Sicilia ha bisogno di scelte e la giunta regionale ha deciso di sopprimerlo e di nominare il commissario liquidatore, l’avvocato Francesco Panepinto”. Era il 10 settembre del 2009 ed a pronunciare queste parole era l’assessore regionale Marco Venturi, sull’onda di polemiche e articoli finiti in prima pagina sullo scandalo di un ente che costava in gettoni di presenza per 12 membri del Cda molto più che per lo stipendio dell’unico dipendente.
Peccato che tre anni dopo quegli annunci non solo quello stipendificio non sia stato soppresso, ma lo stesso Lombardo ha da tempo nominato un commissario, Madaudo, trasformandosi anche nel principale sostenitore dell’ente. Una nomina, quella di Madaudo, tra l’altro avvenuta in netta contrapposizione con l’allora assessore regionale ai lavori pubblici Nino Beninati, che da quel momento non ha mai smesso di dare battaglia. E’ stato proprio il deputato pdl messinese oggi a riassumere le tappe di una vicenda che si trascina da decenni passando attraverso scandali, contenziosi e conflitti di competenza finiti al Cga. E’ la storia di un ente nato nel ’53, due anni dopo la legge che prevedeva l’istituzione a Messina di un punto franco, ma che, a 60 anni di distanza non si capisce bene a cosa serva, dal momento che non solo non è stato realizzato il punto franco ma dal ’94 le competenze sull’area son transitate all’Autorità portuale.
“Dopo essermi scontrato come assessore in giunta con lo stesso Lombardo- spiega Beninati- il governatore ha nominato un commissario, sconfessando le dichiarazioni di Venturi. Non solo, ma quando in aula ho presentato la proposta di scioglimento il Lombardo è intervenuto chiedendo la sospensione della seduta. Da gennaio 2011 la mozione da me presentata è ferma nei cassetti”. Beninati lancia un ultimo appello e si rivolge al Comune, alla Provincia ed alla Camera di Commercio (soci dell’Ente), nei prossimi giorni presenterà all’Ars un emendamento per la soppressione ma è pronto anche a rivolgersi alla Procura.
Ai politici messinesi ed alle istituzioni chiede di “uscire allo scoperto” e di esprimere chiaramente una posizione. Del resto, al di là delle polemiche, un dato è sotto gli occhi di tutti: il punto franco immaginato nel lontanissimo ’51 è oggi ancora più lontano.
“Non vorremmo- ha concluso- che qualcuno pensi di tenerlo in vita per colpire l’Autorità portuale a tutto vantaggio di Catania e Palermo”. Al fianco di Beninati oggi c’era il parlamentare del Pdl Enzo Garofalo che la storia la conosce bene, da ex presidente dell’Autorità portuale e grazie anche all’impegno per quel Prg del porto che tanto dovrebbe cambiare in meglio l’intera area.
“Basterebbe guardare la rassegna stampa di quegli anni- spiega Garofalo- dal 2008 in poi, leggendo gli scandali e le dichiarazioni di Lombardo e della sua giunta sullo scioglimento dell’Ente”. Già ma le parole volano, come ben sappiamo, e quando il governo regionale cambiò maggioranza e alleati e soprattutto obiettivi, l’Ente porto diventò qualcosa di diverso dal carrozzone che invece è. Venturi si è scordato di quello stipendificio che pure, da quel 2009, qualcosa sarà ancora costato alle casse della Regione, anche senza il punto franco. Ma questa è un’altra storia.
Rosaria Brancato