Canoni 30 volte più alti rispetto a quelli di città molto più popolate come Palermo. Affermazioni gravi come «tutti gli impianti in città sono abusivi», messe ufficialmente a verbale da tecnici comunali. Inadempienze conclamate da parte del Comune, che seppur obbligato non ha un Piano generale degli impianti. Aziende messe di fronte a pericolosi bivi del tipo “pagare e chiudere oppure far finta di nulla”: molte hanno fatto finta di nulla, altre si sono rivolte ai giudici e con molta probabilità non pagheranno mai quanto richiesto. E’ questo, in sintesi e riassunto nei temi più importanti, il quadro caotico di quello che abbiamo definito il “Far West” degli impianti pubblicitari di Messina. Alla base di tutto c’è un regolamento comunale Cosap (Canone occupazione spazi e aree pubbliche) carente in molti punti, divenuto attaccabile ed effettivamente attaccato, e che adesso, dopo le continue sollecitazioni dell’associazione di categoria Aspes (Associazione pubblicità esterna), un consigliere comunale, il capogruppo di Fli Nello Pergolizzi, chiede di modificare con un’apposita proposta di delibera (anche se l’assessora al Patrimonio Franco Mondello sta lavorando proprio in questo senso).
Tra le motivazioni addotte da Pergolizzi, il paradossale raffronto con le tariffe applicate nelle altre principali città siciliane «da cui risulta che per l’uso del suolo pubblico a Messina si paga circa 30 volte in più di Palermo e 16,4 volte in più di Catania». Una sproporzione che secondo Pergolizzi «è determinata dalle modalità di calcolo dell’occupazione del suolo pubblico che in tutte le città siciliane si basa sull’area in metri quadrati occupata dall’impianto pubblicitario o dalla sua proiezione, mentre a Messina si basa sui metri lineari dell’impianto». Il risultato: per gli impianti pubblicitari non si è ritenuto di non applicare il canone per le modeste occupazioni determinando che anche le targhe professionali divengono soggette a tale pagamento (altro paradosso).
Ecco allora le modifiche proposte dal capogruppo finiano: all’art. 4 comma 4 del Regolamento «la parola “lineari” deve essere sostituita dalla parola “quadrati” e pertanto detto comma sarà il seguente : “Le occupazioni con impianti pubblicitari sono disciplinate nei presupposti e modalità di ottenimento dalla specifica normativa legislativa e regolamentare in materia pubblicitaria. Il canone per l’occupazione è determinato applicando la tariffa base per i metri quadrati della proiezione a terra dello strumento pubblicitario, fermo restando la necessità di presentare apposita domanda di concessione per quelle a bandiera o aggettanti su suolo pubblico”». Seconda modifica: «all’art. 19 comma 3 nella parte intitolata “Occupazioni permanenti” il coefficiente relativo agli impianti pubblicitari deve essere 1 e non più 3». Terza modifica: l’art. 20 comma 3 è abrogato (prevedeva un arrotondamento per eccesso, ovviamente).