Fede, storia, tradizione. La Vara vivente di Fiumedinisi racchiude in se la storia del popolo fiumedinisano e non solo. E’ un pezzo di storia che si ripete nei secoli, oltre quattro. Domenica all’alba, la domenica seguente all’elezione dei bambini-interpreti, i numerosi pezzi della macchina votiva sono stati assemblati in piazza Matrice. Sono stati prelevati dalle chiese di S. Pietro e S. Nicola. I lavori sono stati eseguiti dai devoti sotto le direttive dei mastri di vara che conoscono bene le varie fasi di montaggio. Alla loro competenza è affidata la manutenzione della grande macchina e la buona riuscita delle due processioni principali che avranno luogo il prossimo 14 agosto, una la mattino e l’altra nel pomeriggio. L’ultima festa grande aveva avuto luogo nel 2007. I lavori di montaggio sono iniziati quando era ancora buio, alle 5 del mattino, in piazza Matrice, di fronte al Santuario dedicato alla Vergine Annunziata. La piazza era gremita di fedeli e curiosi.
Come detto, il montaggio viene eseguito la domenica successiva all’elezione dei bambini che impersoneranno sulla Vara il Padreterno, la Madonna e l’Angelo. Si tratta rispettivamente Simone Faudale, Gioele Sentineri e Giuseppe Briguglio. La sacra costruzione in legno e ferro misura 10 metri e 40 centimetri di lunghezza per 1,40 di larghezza e 6,30 di altezza. Gli anziani fiumedinisani riferiscono che in passato il punto più alto della vara raggiungeva l’altezza del timpano che sovrasta il prospetto principale della chiesa madre. Ma venne abbassato in seguito ad un mortale incidente verificatosi per il cedimento dell’asse alla cui sommità era posto il bambino raffigurante il Padreterno.
“Riguardo allo stesso incidente – spiega padre Roberto Romeo, autore del libro Dio ti salvi o Maria di gratia plena (la festa della Vara a Fiumedinisi) – si racconta che il bambino precipitato in piazza, dopo essere stato sollevato da terra, prima di morire, riuscì ad eseguire la parte del canto che gli spettava. La tradizione, per quanto riguarda quest’ultima circostanza – prosegue padre Roberto Romeo – ha certamente avuto un ruolo determinante nel voler conservare, nonostante il funesto avvenimento, un piacevole ricordo della festa”.
Carmelo Caspanello