“…in questo bisogno di quiete è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. E’ il terribile risultato di un’opera di diseducazione ventennale che martellando da ogni lato è riuscita ad inchiodare in molti di noi dei pregiudizi. Fondamentale quello della sporcizia della politica (…) Credetemi, la cosa pubblica è noi stessi, ciò che ci lega ad essa non è un luogo comune, una parola vuota (….) ogni sciagura è sciagura nostra. Come vorremmo vivere domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere. Avete mai pensato quale peso decisivo avrà la nostra volontà se sapremo farla valere, che nostra sarà la responsabilità se andremo incontro ad un periodo negativo?”
Aveva 20 anni Giacomo Ulivi quando, nel 1945, partigiano condannato alla pena capitale scriveva questa lettera dal carcere alla famiglia. Se oggi viviamo in un Paese democratico lo dobbiamo anche alla passione ed al senso profondo di dovere civico di questo ragazzo poco più che adolescente. Eppure leggendo queste frasi ci appare in tutta la sua drammatica attualità. Dal carcere il partigiano che stava andando a morire per la libertà invitava tutti a non essere scoraggiati e a ricordare il peso fondamentale della volontà di ognuno di noi.
Questa lettera sintetizza perfettamente il messaggio dell’incontro alla Feltrinelli Point in occasione della presentazione del libro di Umberto Ambrosoli “Coraggio” alla presenza dell’ex deputato regionale Fabrizio Ferrandelli, che a fine estate ha fondato il movimento dei “Coraggiosi”. Ad aprire la serata è stato uno dei “coraggiosi” messinesi, Gabriele Siracusano, che di coraggio ne ha avuto il doppio, scommettendosi nella politica anni fa, in un periodo difficile e che adesso ha deciso di provarci di nuovo, in un periodo, se mai fosse possibile, ancora più difficile per via di quella sporcizia della politica della quale parlava Ulivi mezzo secolo fa e che ci sta facendo rassegnare tutti a starne alla larga.
Invece no, scrive Umberto Ambrosoli in un illuminante carrellata di storie, piccole e grandi, di persone normali e immense nel loro coraggio. Invece no spiega Fabrizio Ferrandelli che gira la Sicilia da mesi affinchè queste storie diventino una storia più grande e decisiva. Invece no ha detto il pubblico della Feltrinelli per oltre 2 ore di dibattito. Fare scelte anche dolorose, in base al proprio ruolo, alla propria vita, andare “contro tempo”, dà un senso alla missione di ognuno di noi. Il Coraggio di Umberto Ambrosoli è la virtù sociale per eccellenza e nel raccontare la storia del giovane partigiano spazia poi ad altre piccole-grandi storie, quelle dell’imprenditore che si ribella all’usura, del commerciante che paga il racket e smette quando la figlia lo guarda negli occhi e gli dice: “papà tu paghi il pizzo?” e lui dice: “no” e sa che non è vero ma da quel momento non lo farà mai più. La forza dell’esempio, come quella ricordata dall’autore (figlio di Giorgio Ambrosoli), consigliere regionale della Lombardia, degli 11 avvocati difensori al Processo di Torino alle Brigate Rosse. Ad inizio udienze i Brigatisti rifiutano di riconoscere lo Stato e quindi anche la legittimità del processo, revocano i difensori d’ufficio e minacciano chiunque avesse accettato. Rinunceranno tutti quelli chiamati, fin quando il Presidente dell’Ordine degli avvocati di Torino, Fulvio Croce, accetta. Con lui anche altri, tra i quali un giovane avvocato, con due bimbi piccoli, svegliato all’alba con una richiesta che in quegli anni rossi di sangue avrebbe gelato l’anima a chiunque. Lui decide mentre si fa la barba e si guarda allo specchio. Accetta. Fulvio Croce verrà assassinato dalle Brigate rosse durante il Processo, ma le udienze andranno avanti regolarmente grazie al coraggio degli 11 difensori d’ufficio. A fine Processo i legali leggeranno un documento elencando i loro nomi e cognomi. Ad ogni nome si alzava in piedi a testa alta il difensore. Anche adesso mentre scrivo mi commuove l’immagine di questi 11 eroi normali dei quali Ambrosoli ha ricordato la scelta personale.Le storie del libro sono accomunate dal scelte di coraggio assunte nella normalità e quotidianità della vita. Non ci sono gesti valorosi e riferimenti epici. C’è l’alpinista che spiega: certo che ho avuto paura, senza paura non si sopravvive a quelle altezze. Sono racconti di chi ha superato la paura con il coraggio, con la forza del cuore.
Un grido a non rassegnarci alla rassegnazione, sottolinea Ferrandelli che con il suo dimettersi la scorsa estate ha iniziato un cammino, la scelta della sua vita, quella di cambiare la Sicilia, guardandosi allo specchio come l’avvocato che ha detto sì all’impegno di difendere anche chi lo considerava il simbolo del nemico, lo strumento del nemico. Le storie di Ambrosoli e quelle che Ferrandelli incontra nella Sicilia delle macerie sono tante, sono vere, hanno la forza del cuore e invitano a tirare dritto. Il libro e il movimento evocano la stessa parola Coraggio, che non è quello del leone, non è la temerarietà, è semplicemente assumersi la responsabilità della propria vita e delle proprie scelte. Non sai mai quando scatta la scintilla, magari nell’attimo di estrema viltà, ma quando scatta la tua vita cambia per sempre.
Rosaria Brancato