Nel corso del tavolo di confronto il professor Fera ha presentato un articolato dossier sulla necessità della pianificazione e programmazione degli interventi di risanamento.
Fera ha ripercorso le tappe antecedenti e successive alla legge 10 del ’90, con particolare attenzione al censimento delle baracche e delle aree. Dopo la legge le 68 aree baraccate sono state accorpate in 7 Ambiti di risanamento, con l’obiettivo di integrare il risanamento con una politica di riqualificazione della periferia degradata.
Nel 2002 fu fatto un ulteriore censimento dal quale risultarono 3.417 nuclei familiari abitanti in baracca. Fino ad allora infatti gli interventi non erano ancora stati avviati. Ad oggi a quasi 30 anni dall’approvazione della legge 10 la situazione risulta la seguente:
Dall’inizio degli anni 2000 ad oggi risultano ultimati 603 alloggi e con un residuo teorico di 2.800 nuclei familiari da rialloggiare.
Una recente verifica, operata dall’Amministrazione comunale nel 2018, ha riscontrato un un totale di 2.487 baracche dove sono alloggiati 2151 nuclei familiari per un totale di 6.400 componenti. Uno scarto di 663 nuclei familiari, fra i dati dell’ultimo censimento e la stima dei nuclei ancora da rialloggiare sulla base del censimento del 2002. Tuttavia, considerata la presenza di situazioni di grave disagio abitativo anche al di fuori dei sette ambiti di risanamento, si può stimare l’effettivo fabbisogno di alloggi residuo in un valore leggermente maggiore di quello del censimento 2018, ovvero circa 2.300/2400 unità.
La stima del fabbisogno finanaziario. Nella seduta straordinaria del Consiglio comunale di Messina del 29 aprile 2019, l’assessore regionale Falcone ha illustrato la situazione delle risorse disponibili. Il finanziamento complessivo previsto dalla legge 10 ammontava nel 1990 a 500 miliardi di lire pari a 256 milioni di euro circa.
Allo stato attuale, come spiegato dall’ass. Falcone, l’Amministrazione può disporre di circa 52,2 milioni residui dai fondi della Legge 10 a cui, se ne potranno aggiungere non più di 10 per un totale di 60 milioni di euro circa, che sommati agli 80 già spesi portano il totale delle risorse regionali impegnate/impegnabili per il Risanamento a 142 milioni circa a fronte del finanziamento originale di 256 milioni di euro.
Avendo l’Amministrazione comunale optato per l’acquisto di alloggi sul mercato i fondi oggi a disposizione consentirebbero l’acquisto di 600/700 alloggi. Avendo stimato le famiglie complessivamente da alloggiare in 2300/2400 resterebbero ancora teoricamente da alloggiare 1600/1800 nuclei familiari. Diciamo teoricamente perché le offerte ad oggi pervenute all’amministrazione di alloggi da acquistare sono ancora piuttosto lontane dall’obiettivo dei 600-700 alloggi.
Essendo la composizione media dei nuclei familiari censita nelle aree baraccate (6400 individui in 2151 nuclei) pari a circa 3 abitanti per nucleo familiare, potremmo stimare, nella ipotesi media, la popolazione complessiva ancora da rialloggiare pari a 1700 x3 ovvero 5.000 abitanti circa. Considerando uno standard di 100 mc per abitante risulta un fabbisogno di 500.000 metri cubi pari a (500.000/3) circa 167.000 metri quadri.
Considerato un costo massimo previsto dalla Regione di circa 1.500 euro per metro quadro di superficie è stimabile un costo di 250 milioni circa, equivalente a circa 147.000 euro ad alloggio.
Un fabbisogno complessivo residuo pari al finanziamento originario previsto dalla Legge 10 circa 30 anni fa e che consentirebbe la sola realizzazione di alloggi e non dei servizi pubblici previsti nei piani (verde, attrezzature sportive, ecc..).
L’entità delle opere da realizzare e l’ammontare delle risorse finanziarie necessarie richiedono una attenta opera di programmazione che consideri tre fattori fondamentali: dove e come reperire le risorse finanziarie necessarie; l’organizzazione in termini di governance complessiva del processo, delle strutture direzionali e tecniche necessarie; il cronoprogramma delle attività.
L’entità della somma necessaria ci porterebbe ad escludere che sia possibile un unico finanziamento dell’intera somma che potrebbe comunque venire solo da un impegno straordinario del governo nazionale. Pertanto occorrerà percorrere tutte le possibili ipotesi di finanziamento pubblico ricercando, fra i bandi nazionali ed europei quelli che potrebbero servire al parziale finanziamento dell’intero programma di risanamento, mettendo assieme più finanziamenti diversi.
Considerato che nella stragrande maggioranza dei casi i programmi europei privilegiano i progetti che prevedono forme di partenariato pubblico e privato, l’opzione di un coinvolgimento di imprese private nell’operazione andrebbe seriamente presa in considerazione.
L’obiettivo della eliminazione delle baracche va visto come un tassello di una più vasta operazione di rigenerazione urbana. La rigenerazione della vasta periferia degradata della città deve rappresentare il quadro di riferimento strategico entro cui collocare il risanamento delle aree baraccate; due aspetti spingono con decisione in questa direzione.
Il primo aspetto è legato alla consapevolezza che la città non può continuare a crescere secondo il modello degli anni passati, risalendo ed aggredendo i versanti collinari e distruggendo centinaia di ettari di aree di pregio agricolo ed ambientale. Ma consumo di suolo zero non può significare zero attività edilizia (come di fatto sta succedendo in questi anni) ed è evidente che il rovescio della medaglia del consumo di suolo zero è una strategia di rigenerazione urbana.
Il secondo aspetto è relativo al fatto che i quartieri che ospitano le aree baraccate, per effetto dell’espansione urbana degli ultimi decenni, si presentano sempre meno “periferici” e sempre più “centrali”; una centralità fortemente favorita dall’apertura degli svincoli autostradali che hanno reso queste aree facilmente accessibili e quindi appetibili in termini di possibile interesse da parte di attività private sia a carattere residenziale che produttivo. Orientare una parte dell’economia messinese in queste aree in termini di servizi, attività commerciali, ecc.., è possibile ed auspicabile e il risanamento delle aree baraccate deve rappresentare il volano di tale strategia.
E’ evidente che una operazione così complessa non possa essere portata a termine se non viene dichiarato uno “stato di emergenza” che consenta l’introduzione di una serie di misure atte a velocizzare le procedure di progettazione, appalto, ecc..; fra queste la nomina di un soggetto istituzionale con poteri adeguati alla gravità del tema ed alla necessità di risolverlo in tempi accettabili. La presenza di 2500 famiglie che vivono in baracche deve essere assimilata a una condizione post disastro naturale che abbia creato 7000 sfollati alloggiati in containers e alloggi di fortuna.
Allo stato attuale, partendo dall’inizio del secolo ad oggi, in circa quindi 20 anni sono stati realizzati 600 alloggi con una media di 30 alloggi per anno; con questo ritmo per realizzare i 1800 alloggi stimati sarebbero necessari 90 anni circa!!!
E’ evidente che i tempi sono un aspetto determinante. Non siamo in questo momento in grado di fare previsioni in proposito né fissare obiettivi. Considerato un periodo realistico di 10 anni occorrerebbe procedere con una media di 150 – 200 alloggi all’anno; un dimezzamento di tale periodo (poco realistico) porterebbe ad una media di 300 – 400 alloggi all’anno.
Prof. Giuseppe Fera