111 milioni e mezzo all’anno per una produzione annua di 9,45 milioni di treni/km. E’ la somma che lo Stato trasferisce alla Regione per la programmazione e l’amministrazione dei servizi ferroviari, in forza di un accordo di programma stipulato il 26 novembre 2014. Il 30 dicembre 2015 la Regione e Trenitalia hanno firmato un contratto di servizio ponte, di durata biennale, con partenza retroattiva dal 1. gennaio 2015 e scadenza al 31 dicembre 2016, ma che resta valido perché il nuovo contratto di servizio decennale 2017/2026 non è ancora stato firmato.
In teoria dovrebbe rappresentare un salto di qualità per i servizi ferroviari regionali, in pratica rischia di trasformarsi in un “boomerang”, perché i servizi potrebbero addirittura peggiorare. Succede che lo Stato trasferisce sempre la stessa cifra annuale, 111 milioni 535mila euro, insufficienti a garantire il servizio necessario, anche perché dal 2015 sono aumentate le esigenze: prima c’era solo una coppia sulla Palermo – Catania (che impiegava oltre 4 ore), ora le coppie sono 6 (e impiegano 2 ore e 50) ma il servizio è stato già ritoccato al ribasso per la riapertura della tratta Canicattì – Modica e l’incremento della relazione Siracusa – Modica – Caltanissetta; il nuovo modello per la Palermo – Messina prevedeva un incremento di 200mila treni/km annui ma si è potuto realizzare solo parzialmente. Senza contare che il nuovo passante di Palermo, quando sarà pronto, richiederebbe da solo 700mila treni km/annui in più.
In assenza di ulteriori trasferimenti statali, la soluzione individuata dalla giunta Crocetta è quella di incrementare le risorse a proprie spese, viceversa occorrerà ridurre la frequenza dei treni su tutte le direttrici e il rischio è il taglio di alcune linee. Ad esempio la Metroferrovia di Messina, che continua a viaggiare semivuota a causa di un costo del biglietto troppo elevato e non integrato con quello Atm, nonostante i proclami.
Ma l’emendamento proposto alla finanziaria regionale dalla giunta Crocetta non è stato neppure discusso dall’Ars perché bocciato in commissione bilancio. Cosa prevedeva? Una spesa complessiva da parte della Regione di 83 milioni 380mila euro a partire dall’esercizio finanziario 2020 fino al 2026. Nello specifico, 1 milione 870mila euro in più nel 2020, 8 milioni 580mila in più nel 2021, 10milioni 560mila nel 2022, 12 milioni 540mila nel 2023, 14 milioni 520mila nel 2024, 16 milioni 610mila nel 2025, 18 milioni 870mila nel 2026. Con questi soldi, ai quali aggiungere un incremento tariffario annuo del 3 % a partire dal 2018, sarebbe possibile incrementare i treni/km a 9 milioni e 700mila nel 2017, 10 milioni e mezzo dal 2018 e 10 milioni e 900mila dal 2021.
Quindi fino al 2019 non ci sarebbe alcun esborso ma aumenterebbero comunque i treni/km, questo perché c’è la possibilità di trasferire in capo alla Regione la competenza sull’acquisto dei treni. Ci sarebbero fondi europei per circa 200 milioni, che permetterebbero di cambiare in dieci anni tutto il parco rotabile. Un impegno in meno per Trenitalia, da tradurre appunto in treni/km. Neppure questo tema è arrivato in aula e, ora, se ne ridiscuterà in commissione bilancio mercoledì prossimo, 10 maggio.
Sull’argomento è la Uil trasporti Sicilia a prendere una dura posizione per voce del commissario regionale Agostino Falanga e del responsabile della mobilità Michele Barresi, che stigmatizzano il comportamento della commissione bilancio dell’Ars definendo la recente scelta di bocciare l’emendamento legato al contratto di servizio ferroviario come “un atto incomprensibile e pericoloso. Il servizio ferroviario regionale così svolto da Trenitalia in proroga è già oggi insufficiente in termini di qualità e quantità dell’offerta – continuano Falanga e Barresi – e, senza il via libera dell’Ars agli articoli su risorse aggiuntive per ulteriori 83 milioni e per l’acquisto di un nuovo parco rotabile, assisteremo ad ulteriori tagli di servizi e ad un inevitabile aumento delle tariffe per l’utenza. Auspichiamo pertanto che prevalga il buon senso nell’assemblea regionale nell’interesse superiore dei cittadini – conclude la Uil trasporti Sicilia – e stiamo valutando, insieme col resto del sindacato confederale, anche forti azioni di protesta affinché nel prossimo dibattimento del collegato alla legge finanziaria vengano approvate le norme necessarie a dare il via libero ad un contratto di servizio con Trenitalia che può e deve rappresentare un rilancio del comparto del ferro nell’isola, garantendo un servizio efficiente con adeguate tariffe ai 500mila pendolari che ogni anno si servono del treno e garanzie occupazionali a migliaia di lavoratori diretti e indiretti che operano nel settore in Sicilia”.
(Marco Ipsale)