“Legalità e Sviluppo. Il rispetto di norme e regole nel mondo della produzione e del Lavoro”

“Ci si deve schierare!”. Cioè scegliere per chi parteggiare tra coloro che rispettano le regole e chi no. Tra il bene comune e l’interesse di pochi. È l’imperativo categorico del prefetto Francesco Alecci alla festa del lavoro della CGIL. Il convegno su legalità e lavoro, che ha visto saltare la partecipazione degli orchestrali precari del Vittorio Emanuele – è durato due ore – dalle 18,30 alle 20,30 – tra testimonianze ed esortazioni. Nella sala panoramica dell’ex Irrera a Mare, il Prefetto spicca in un vestito beige al centro di una schiera di completi scuri. A moderare Nino Bitto, il giornalista di rai3 regione. Alecci ha parlato per primo, sottolineando con forza l’importanza di lavorare per lo sviluppo dell’intera società e esortando ad uno “sviluppo non di ricchezza ma di valori, perché lo sviluppo di valori porta ricchezza”.
Lavoro e mafia
“Nella nostra Sicilia c’è una coscienza diversa rispetto a prima”. L’ha detto con un pizzico d’orgoglio Giuseppe Scandurra, presidente della federazione antiracket Italia. Sul palco con lui anche Nunzio De Luca, rappresentante dell’associazione “Libera”, quella che Nino Bitto nel presentarla ha definito composta da “benedetti rompiscatole”. Nunzio de Luca non ha risparmiato una stoccata a Ivo Blandina, vice presidente Confindustria Sicilia, che aveva ricordato la svolta del 2007, quando confindustria decise di espellere gli imprenditori che pagano il pizzo. Il ragazzo di Libera rincara la dose: “Fuori da CONFINDUSTRIA anche chi ha lavoratori in nero e non rispetta le norme di sicurezza e i diritti!”.
Lavoro e società
Antonio Riolo, della segreteria regionale della Cgil, offre all’uditorio una sintesi del convegno: “essere comunità!”. Ma una comunità che rispetta le regole e cresce equamente in ogni sua parte e componente deve essere guidata da uno Stato su cui non pesa l’ombra del “doppio Stato”, come è purtroppo avvenuto fin’ora. Quella della legalità è una battaglia che si può vincere solo con l’impegno quotidiano dei singoli cittadini, ma anche le istituzioni devono fare la loro parte. Soprattutto quando si vengono a creare situazioni in cui è quasi impossibile scegliere. Un esempio drammatico è quello delle periferie messinesi. Come ha fatto notare il vice-questore Ansalone: “Messina è una città urbanisticamente criminogena. Un cittadino che nasce a Fondo Fucile in molti casi ha il destino segnato”. Non si può sempre e solo condannare, infatti, bisogna anche valutare il fatto, sconcertante ma vero, che in alcuni ambienti il crimine è l’unico mezzo di sostentamento. In questo caso a cambiare, oltre i singoli individui, deve essere la società.
Lavoro e Sicurezza
Si chiamano morti bianche, non per questo sono prive di sangue. Anzi le cronache testimoniano che nei cantieri e nelle fabbriche ne scorre fin troppo. Ogni anno in Italia – come spiega Giovanni Asaro, direttore Inail Sicilia – avvengono almeno 8.000 infortuni sul lavoro, di questi circa 800 sono mortali. In Sicilia si hanno in media 80 decessi l’anno e si spendono annualmente per i risarcimenti ben 43 milioni di euro. Un capitolo a parte sono i cosiddetti “infortuni invisibili”, quelli che non vengono neppure denunciati e che riguardano il lavoro “sommerso”che incide del 47% sul prodotto interno lordo del nostro paese. (Eleonora Corace)