Quando la sera del 3 ottobre, come sempre inseguendo l’ultimissimo minuto utile, un’aula risicatissima del consiglio comunale approvò la delibera che dava copertura finanziaria al concordato di Messinambiente, a qualcuno sembrò strano che dopo la lettura dell’approvazione di quell’unico atto la seduta si chiuse in fretta e furia. Quella delibera era importantissima perché praticamente ha impegnato il Comune a pagare i 30 milioni del concordato per evitare il fallimento di Messinambiente. Concordato che il giorno dopo sarebbe stato analizzato dal Tribunale. Quello che è accaduto dopo è noto: il Tribunale ha accolto la richiesta della società di via Dogali si sanare i suoi debiti con un piano che il Comune pagherà fino al 2023 attraverso i bilanci comunali e adesso saranno i creditori a dover dire se questa proposta li soddisfa. Quello che però forse in pochi ricordano è che insieme a quella delibera che prevedeva il “soccorso finanziario” da parte di Palazzo Zanca alla sua partecipata, con un impegno di 30 milioni, c’era anche un’altra delibera: quella che della transazione con Ato3 che rappresenta una fetta di 9 milioni su 30. In pratica ad oggi, di fatto, quei 9 milioni mancano all’appello. E mancano perché quella sera del 3 ottobre il consiglio decise di non approvare l’intero “pacchetto”, rinviando ad una seduta successiva l’analisi di questo atto che racchiude una transazione e l’approvazione di un debito fuori bilancio milionario.
Nel frattempo è trascorso più di un mese. E ieri quella delibera è ricomparsa tra i banchi dell’aula consiliare di Palazzo Zanca.
In pratica l’atto parla di 9.452.490,92 euro che il Comune avrebbe dovuto dare all’Ato3 a titolo di corrispettivo per i servizi di igiene ambientale svolti nel periodo 2007/2011 sulla base di piani industriali regolarmente approvati, e che invece dovranno essere corrisposti direttamente a Messinambiente per il suo concordato. Questa somma figura come debito fuori bilancio frutto della transazione che il consiglio dovrà votare. Si tratta di soldi che il Comune non ha corrisposto ad Ato3 tra il 2017 e il 2013 e che, chiudendo le controversie Ato3-Messinambiente, verranno stornate sul piano concordatario. Un giro di crediti/debiti maturati nel tempo nel girone dantesco Comune-Ato3-Messinambiente. Somme che risalgono a prima del 2013, quando il Comune affidava i servizi ad Ato che a sua volta si avvaleva di Messinambiente. Tra guerre di perizie e somme mai riconosciute, in ballo sarebbero 15 i milioni che il Comune dovrebbe ad Ato3. A sua volta l’Ato ne dovrebbe girare a Messinambiente 9,5 milioni. Quindi si è deciso di destinare questa parte direttamente al concordato e di chiudere così tutte le controversie tra le due società sorelle e il Comune.
La seduta, come spesso accade ultimamente, però non ha fruttato nulla. L’aula non è riuscita ad arrivare neanche al voto della delibera, perché al momento di esprimersi su un emendamento presentato dall’amministrazione erano rimasti in 13 ed è caduto il numero legale. Dunque si dovrà ricominciare tutto da capo a data da destinarsi. E il concordato dovrà attendere per poter contare anche su quei 9 milioni che fanno parte dei 30 complessivi.
A smuovere il dibattito è stato l’intervento della consigliera Pd Antonella Russo, che già sul voto alla prima delibera contestò duramente la scelta dell’amministrazione Accorinti, mettendo in discussione l’iter procedurale scelto.
Insomma, la materia non è semplicissima e gli scontri non mancheranno. Ma si dovrà aspettare la prossima puntata. Anche se l’esito, come ormai accade di fronte a tutti gli atti di questo tipo, appare già scontato.
Francesca Stornante