Elvira, un’astuta, furba e intelligentissima segretaria che da dietro le quinte ha sempre tenuto le redini del gioco; Vicky, una ricca e sfarzosa moglie un po’ ingenua, leggera e superficiale; Antonia, una supplente di latino sottopagata, sottostimata, lontana dalla sua terra, la cui vita viene complicata dalla fastidiosa sindrome di Tourette.
Loro sono, o meglio saranno, le “Figlie di E.V.A”, nell’omonima commedia, tutta al femminile, che vede protagoniste Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi. In scena al Teatro Vittorio Emanuele venerdì 29, sabato 30 novembre alle 21,00 e domenica 1 dicembre alle 18,30.
Tre donne che, apparentemente, non hanno nulla da spartire, ma che si troveranno molto più vicine di quanto avrebbero mai potuto immaginare, per un unico e sciagurato fattore che le accomuna: uno spregevole uomo, “verme solitario dei vermi dei vermi”, come lo definisce Vicky.
È Nicola Papaleo, sindaco disonesto, salito al potere solo grazie all’abilità politica di Elvira (Michela Andreozzi), sua segretaria; arricchitosi grazie al patrimonio di Vicky (Maria Grazia Cucinotta), sua moglie; ed abituato a raggiungere qualsiasi obbiettivo per mezzo della corruzione, come fa con Antonia (Vittoria Belvedere), alla quale impone di far superare la maturità al figlio, studioso incompreso, somatizzatore delle sue sofferenze tirando di naso, e creativo conoscitore del latino, capace di tradurre ‘carpe diem’ con ‘oggi pesce’, del quale Antonia è insegnante.
Elvira a causa di Papaleo si ritrova ad essere l’intestataria di società fallimentari; Vicky, siciliana doc, scopre in diretta da Barbara Russo di essere stata lasciata dal marito per una modella, giovane, bella ma soprattutto, e inaccettabilmente, bionda; Antonia, invece, viene scoperta mentre passa gli scritti di maturità al figlio di Papaleo e viene radiata dal provveditorato.
Questi eventi mettono profondamente in crisi le tre protagoniste, che non sembrano trovare altro rimedio se non porre fine alla propria vita. Elvira si butta dalla finestra facendosi male, Vicky ricorre a frequenti cocktail di farmaci che la rendono narcolettica e Antonia, da vera intellettuale e da vera calabrese di Vibo Valentia quale è, ispirata dalla morte letteraria con la cicuta, vorrebbe suicidarsi esagerando, invece, con la ‘nduja. Le tre si ritrovano al pronto soccorso e poiché “Elvira sa, Elvira vede, Elvira risolve”, Elvira si rende conto che una sola è la soluzione: porre da parte l’astio che le donne provano nei rispettivi riguardi ed allearsi per distruggere il loro comune nemico.
Come farlo? Privandolo di ciò che loro stesse gli hanno fornito: il potere.
Lo stratagemma è costruire la figura di un uomo perfetto (che dopo lunghe elucubrazioni si scoprirà essere nient’altro che “una donna con il pisello”) che possa battere Nicola alle elezioni.
Quest’uomo sarà Luca Bicozzi (Marco Zingaro), attore squattrinato che istruiranno a puntino; Elvira insegnerà lui l’ars oratoria, per saper dire ciò che la gente vuole sentirsi dire, indipendentemente dalla possibilità di realizzarlo; Vicky illustrerà i segreti necessari per divenire un influencer di tendenza; Antonia esporrà lui la cultura e il suo valore e, in mezzo ad un congiuntivo e l’altro, tra la bella professoressa, che cerca l’amore tanto quanto cerca una cattedra, e l’insicuro e affascinante attore nasce un sentimento particolare.
Il machiavellico progetto raggiunge il successo, bastava semplicemente “un po’ Pigmalione, un pizzico di Cyrano, Cenerentola quanto basta ed è fatta!”; Luca vince le elezioni e, subito dopo, riceve una proposta di lavoro per cui deve andar via, lasciando le tre grandi donne nello sconforto più totale, ma ponendo loro una domanda importante: “Perché vi nascondete sempre dietro a un uomo?”.
Tutto il merito è loro, è loro la forza, è loro lo stile, è loro la determinazione, la furbizia e il trionfo. Se dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, una grande donna non ha bisogno di nessuno. E, allora, sarà Elvira a dover proporsi per sindaco e svolgerne le funzioni (come, in realtà, ha sempre fatto, sebbene senza alcuna forma di riconoscimento) e accanto a lei ci saranno Vicky e Antonia. Costituiranno un nuovo partito “Figlie di E.V.A”, acronimo dei loro tre nomi.
Quella che era un’unione nata unicamente da un comune sentimento di odio si trasforma in una profonda amicizia, che sostituisce ad ogni motto personale delle protagoniste, quali potevano essere “Elvira sa, Elvira vede, Elvira risolve”, oppure “Chiedo Credo Ricevo”; quello più importante e significativo: “Una per tutte, tutte per una”.
Una commedia forte e coraggiosa, irriverente e dissacrante, i cui personaggi comici, esagerati, macchiettistici, tra una risata e l’altra, lasciano una riflessione importante. Quanto valgono le donne e quanto troppo spesso tale valore non viene loro riconosciuto; quanto possono raggiungere senza assolutamente bisogno di un uomo cui appoggiarsi; quanto sono inarrestabili se solo imparano a sostenersi anziché andarsi contro.
Uno spettacolo che ha tanto da insegnare, agli uomini come alle donne; pieno di talenti a non finire, un’interpretazione intensa, coinvolgente, vivace, capace di creare una particolare magia sia tra il cast, la cui sintonia è palese, sia tra personaggi e pubblico, divertito, entusiasta e inseparabilmente partecipe.
Tre donne totalmente diverse riempiono la scenografia tutta bianca, composta, all’apertura del sipario, da tre scene, evidenziate da tre colori distinti, e portano sul palco, appunto, i loro colori, le loro caratteristiche, la furbizia, la leggerezza, la docilità; portano sul palco le loro terre, il romano vigoroso di Elvira, il sempre presente siciliano ‘minchia’ di Vicky, gli esilaranti insulti e le spontanee inflessioni calabre che la Tourette causa ad Antonia in mezzo a un tic motorio e l’altro; dissacrano un’Italia fatta di stereotipi e pregiudizi, mentre sulla scenografia appaiono, infatti, le tinte del nostro tricolore, ne evidenziano difetti e la necessità di andare oltre.
Una risata costante, liberatoria ma che diviene più potente di un urlo di denuncia e tanto, tantissimo, talento in una commedia geniale diretta da Massimiliano Vado, dove ogni particolare è studiato a fondo. Un enorme successo portato a Messina dall’agenzia Euphonya Management di Dario Grasso e che proseguirà con altre due date: giovedì 5 dicembre al Teatro Metropolitan di Catania e venerdì 6 dicembre al Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina).
Uno spettacolo incredibile, tanto atteso dai messinesi che volevano accogliere al meglio il ritorno di Maria Grazia Cucinotta, con Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi; le tre attrici insieme hanno messo in luce che ogni sfaccettatura diversa dell’essere donna ha un profondo valore, siamo diverse ma se unite davvero nulla può fermarci, figuriamoci un uomo!