Si è aperta oggi e andrà avanti fino ai primi giorni di febbraio l'udienza preliminare seguita all'inchiesta sui bilanci del Comune di Messina tra il 2009 e il 2011. E anche se ancora la conclusione è lontana, quella di oggi non è stata soltanto una udienza di passaggio. È' stata rigettata la richiesta avanzata dall'avvocato Cucinotta di figurare in giudizio come parte civile. Assistito dal collega Enrico Ricevuto, il legale ha chiesto di figurare in giudizio per via dei crediti vantati nei confronti del Comune e non ancora liquidati, una lunga serie i parcelle per incarichi legali che allungano la lista dei debiti. Ma il Giudice ha detto no, dopo una lunga camera di consiglio.
È toccato poi all'accusa, rappresentata dal PM Antonio Carchietti, ribadire la richiesta di rinvio a giudizio per i 34 indagati. Rischiano quindi il processo i revisori dei conti Francesco Aiello, il segretario comunale Santi Alligo, Antonio Amato, Roberto Aricò, Attilio Camaioni, il ragioniere generale Ferdinando Coglitore, Giovanni Di Leo, Domenico Donato, Carmelo Famà, Carmelo Giardina, Diane Litrico, Domenico Manna, Giuseppe Mauro, Giuseppe Puglisi, Vincenzo Schiera, Dario Zaccone, Domenico Maesano, Giancarlo Panzera, Filippo Ribaudo. Richiesta di giudizio anche il sindaco Giuseppe Buzzanca e i componenti di Giunta Pinella Aliberti, Elvira Amata, Melino Capone, Dario Caroniti, Giuseppe Corvaja, Pippo Isgrò, Salvatore Magazzù, Orazio Miloro, Franco Mondello, Giorgio Muscolino, Giuseppe Rao, Carmelo Santalco, Gianfranco Scoglio, Roberto Sparso.
Tra di loro ci sono diversi nomi ancora in servizio, come il segretario Alligo, oggi nella omologa posizione a Barcellona col sindaco Roberto Materia, e il revisore dei conti Dario Zaccone, nella stessa posizione a Palazzo Zanca. Abuso d'ufficio e falso ideologico i reati contestati. Nessuno di loro ha richiesto di accedere a riti alternativi.
L'inchiesta, basata sulla consulenza del professore Vito Tatò, contesta ai componenti di Giunta ed ai revisori di aver portato in consiglio comunale bilanci di previsione e consuntivi falsati, in particolare dalla mancata iscrizione dei debiti fuori bilancio e l'iscrizione di crediti non esigibili. Un costume di finanza pubblica cominciato ben prima del 2009, indica lo stesso Tatò, ma che in quegli anni è stato perpetrato nonostante i precisi richiami e le messe in mora della Corte dei Conti a Palazzo Zanca. Nel mirino anche l'adesione al patto di stabilità da parte del sindaco Buzzanca.
Alessandra Serio