Oggi il voto finale alla Finanziaria. Caos all'Ars per quel che resta della famigerata Tabella H. Tra emendamenti e scontri in Aula alla fine sono passati gli art.22 e 23 che tagliano all'osso i contributi. E sugli Istituti autonomi case popolari Musumeci lancia l'allarme: "c'è lo zampino del racket"
“L’anno prossimo, quando le elezioni saranno vicine, e ci ritroveremo ad approvare quella che si chiamava Tabella H ci prenderemo a colpi di sedia, visto il clima che già adesso stiamo vivendo”. La frase che meglio sintetizza le 4 ore del dibattito all’ Ars è stata pronunciata da Milazzo, Forza Italia, che ha aggiunto: “gli articoli presentati dal governo sono fatti con i piedi, domani la stampa ci massacrerà e farà bene. Vorremmo sapere in base a quale criterio alcuni contributi sono stati stralciati e altri no e perché quelli basati su leggi istitutive anche vecchie di 20 anni sono rimasti cristallizzati, come per dire che una Tabella H è per sempre….”
Se i deputati non si sono presi a colpi di sedia con un anno di anticipo rispetto alla fine del mandato è stato solo per un caso, perché “quel che resta della Tabella H” , trasformata in art. 22 e 23, è stato fonte di scontri al cardiopalma, scambi di accuse, lunghe sospensioni, emendamenti, sub emendamenti. Alla fine è rimasto ben poco di quella pioggia di contributi che fu un tempo la famigerata Tabella. La sforbiciata ha colpito anche là dove ci sono settori nevralgici, ma in alcuni casi si è deciso di stralciare e destinare ad altre norme una serie di interventi. A rimetterci le penne, ad esempio, è stato il dissalatore di Vulcano (per difenderlo il deputato regionale Pd Giuseppe Laccoto per poco ha rischiato l’infarto) e le riserve naturali, sostenute a spada tratta dal M5S che ha ricordato sia i 90 posti di lavoro nell’isola che l’importanza sotto il profilo ambientale. Fuori dagli stanziamenti anche le somme per il trasporto extraurbano degli studenti e quelle per l’abbattimento delle barriere architettoniche, come ricordato da Bernardette Grasso, Forza Italia.
Dopo ore di scontri e furibonde litigate, negli articoli 22 e 23, figli naturali della Tabella H, è entrato ben poco. Ad appiccare il fuoco è stata la decisione della Presidenza dell’Ars di stralciare una serie di contributi, fatto questo che ha scatenato i deputati. A finire sul banco degli imputati è stato il governo, per i criteri individuati nello stralciare chi poteva accedere al contributo diretto e quali settori invece sono destinati ai bandi e quali infine stralciati (dopo le proteste). Insomma per dirla con Salvatore Cascio: “il governo ha messo insieme capra e cavoli, mettere insieme in un bando i fondi per i consorzi universitari e per il Brass Group è impensabile”.
Per gran parte delle ore il presidente Ardizzone ha dovuto arginare l’assalto dei deputati che continuavano a presentare emendamenti per salvare, appunto “o le capre o i cavoli”, in attesa che il governo riscrivesse l’articolo 23, erede diretto della Tabella H edulcorato da alcune voci che profumavano di favoritismi.
“Il governo faccia una legge chiara e generale- ha sbottato Ardizzone- con regole che valgano per tutti e non solo per chi ha gli sponsor, senza basarsi sull’effetto trascinamento che salva solo quegli enti che hanno una legge istitutiva. Ricordo che nel ’96 si finanziava sì l’autodromo di Pergusa ma anche l’Help Ruanda….. I dipendenti che devono essere tutelati ci sono in diversi settori e non solo in alcuni. Ma spetta al governo non all’Ars”.
L’intera Assemblea ha concordato su un punto: gli interventi per il sociale, per le categorie disagiate, i diversamente abili non si toccano.
Alla fine l’articolo 22 è passato con una serie di tagli, come riserve naturali, parchi, e dissalatore, mentre dall’art.23 sono stati stralciati gli emendamenti su Consorzi Universitari, Iacp e Oasi di Troina, nonché le somme per le scuole paritarie (che saranno esaminati con norme successive). Via libera ai contributi diretti nel settore sociale, come quelli per il centro Helen Keller (Unione Ciechi), l’Istituto Ciechi e quello Sordomuti e la Fondazione Frisone. In totale saranno otto tra Enti e associazioni quelli che avranno direttamente le risorse. Per tutti gli altri si procederà con un bando, per circa 13 milioni di euro, che saranno suddivisi tra i vari assessorati. Soddisfatti i deputati del M5S che hanno visto il sì all’emendamento proposto sui bandi: “Addio alla tabella H- commentano Valentina Zafarana, Angela Foti e Gianina Ciancio- D'ora in avanti non ci sarà spazio per le manovre di sponsor e padrini, ma solo per la meritocrazia. Le richieste di contributo passeranno attraverso un bando messo a punto dagli assessorati, tranne che per alcuni enti che si occupano di disabilità sensoriale. Resta da trovare la soluzione per quegli enti di ricerca e sperimentazione che non possono attendere di anno in anno la legge di stabilità per programmare la loro attività”.
Confermati i rifinanziamenti di alcune leggi regionali relative alla promozione turistica (quasi 2 milioni di euro), il bonus nascite (che avrà 300 mila euro) i consultori, le scuole di servizio sociale, i centri sportivi universitari. Niente da fare per i 237 mila euro per la gestione del dissalatore di Vulcano: "Con un voto folle- ha tuonato Laccoto- l'Ars ha bocciato la norma per attivare il dissalatore costato oltre 20 milioni di euro e che adesso rischia di diventare l’ennesima cattedrale nel deserto. Avremmo potuto valorizzare le isole Eolie invece rischiamo di perdere l'ennesima occasione di sviluppo". Stessa posizione per il capogruppo di Sicilia Futura Beppe Picciolo: “ Giù le mani da Vulcano. Ho già parlato con l'assessore Contrafatto e con il presidente Crocetta ed ho avuto rassicurazioni che le somme per la gestione del servizio di dissalazione saranno accantonate e stanziate in una apposita norma stralcio”.
Fuori anche le somme destinate alle saline ed a 23 riserve naturali, per le quali il M5S aveva presentato un emendamento dichiarato inammissibile tra le proteste dei grillini “in bilico 90 posti di lavoro, così le riserve rischiano la chiusura”.
Nel marasma è passata quasi inosservata la denuncia di Nello Musumeci, che, a proposito degli Istituti autonomi popolari, ha lanciato l’allarme in qualità di presidente della Commissione regionale antimafia: “Gli Iacp devono essere chiusi, sono centri di clientelismo e in molti casi di malaffare. Molti di questi istituti non presentano bilanci da anni e non pubblicano più neanche bandi. Sono stipendifici. In Sicilia ci sono 2.800 alloggi popolari gestiti direttamente dal racket che decide chi entra e chi no e ci sono quasi 3 mila alloggi occupati da chi non ha titolo”.
Il voto finale sulla Finanziaria è previsto per questa mattina. L’Assemblea tornerà a riunirsi alle 11.
Rosaria Brancato
Musumeci ha perfettamente ragione!
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