Fondazione Nuova Politica avanza proposte che mirano al benessere della comunità. Due in particolare i punti su cui si sofferma: ridurre il numero delle sottoscrizioni riducendole da 5 mila a 2 mila e abolire il quorum per la validità della consultazione referendaria
“Vogliamo dire la nostra”. E’ lo slogan esposto dagli esponenti di Fondazione Nuova Politica durante il convegno che si è tenuto sabato presso il Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni e che ha visto protagonisti anche molte personalità del mondo politico, associazionistico, sindacale e datoriale.
Molti gli esponenti ad intervenire durante il convegno. Tra gli altri: il presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, l’ex segretario del Ppi Giovanni Frazzica, il presidente delle Acli Antonio Gallo, l’esponente di Fondazione Nuovo Mezzogiorno Francesco Barbalace, il presidente di Confindustria Messina Alfredo Schipani, il consigliere del IV Quartiere Renato Coletta, il presidente di Capitale Messina Pino Falzea e i consiglieri comunali Daniela Faranda e Fabrizio Sottile.
Secondo Pierangelo Grimaudo, presidente della Fondazione Nuova Politica, presente al dibattito sociale, è riduttivo considerare i cittadini soli elettori chiamati ogni tanto a sostenere con il proprio voto la formazione di una determinata classe politica; è arrivato il momento che anche i cittadini esprimano le loro opinioni, partecipando attivamente alle scelte politico-amministrative.
Sembrerebbe infatti crescere l’intenzione di spezzare il monopolio della politica sulle decisioni che riguardano la comunità. “Ciascuno per le proprie competenze deve attivarsi per ottenere la convocazione di una formale sessione di revisione del Titolo III dello Statuto Comunale e rendere più accessibile ed efficace la partecipazione dei cittadini alle decisioni dell’Aula” ha detto Grimaudo.
Sono queste, dunque, le ragioni che spingono Fondazione Nuova Politica a promuovere una vera e propria campagna di attivazione della società messinese per rendere la partecipazione all’amministrazione della città, non più uno slogan, ma un fatto reale.
L’intento è quello di raccogliere 500 firme da consegnare all’inizio di giugno al sindaco Renato Accorinti per sollecitare l’avvio della revisione dello Statuto Comunale sulla partecipazione popolare e, in particolare, sui referendum per rendere più accessibile la partecipazione di tutti alle scelte che coinvolgono la città.
In questo modo, verrà data quindi la possibilità alla cittadinanza di trasformare la sterile lamentela del popolo verso i governanti, o il dissenso come semplice opinione, in vera e propria assunzione di responsabilità nell’amministrazione della propria città.
Attualmente, infatti, lo Statuto non solo prevede la richiesta di referendum da un numero elevato di cittadini (5 mila) ma stabilisce anche che l’eventuale consultazione popolare sarà considerata valida solo se al momento delle elezioni, a votare saranno più di 100 mila cittadini. Con le regole attuali del referendum, dunque, i cittadini non possono incidere in alcun modo sulle decisioni assunte dalla classe politica dirigente.
Per questi motivi, Fondazione Nuova Politica propone di modificare radicalmente queste regole. Invita, quindi, tutti i cittadini a sottoscrivere una petizione da presentare alla giunta e al Consiglio comunale per ottenere la convocazione di una formale sessione di revisione del Titolo III dello Statuto Comunale per rendere più efficaci gli istituti di partecipazione per: ridurre il numero delle sottoscrizioni necessarie per richiedere il referendum raggiungendo i 2 mila votanti anziché i 5mila previsti dallo statuto e abolire il quorum per la validità della consultazione referendaria.
Quello che però gli esponenti di Fondazione Nuova Politica tengono a sottolineare è che non si tratta assolutamente di un modo per mettere in discussione il ruolo delle istituzioni locali; bensì puntano a rivedere l’accezione stessa del termine “sovranità”. Una petizione popolare per restituire lo scettro al popolo, dunque. Come si suol dire: “Diamo a Cesare quel che è di Cesare”.
(Silvia Mondì)
Sono d’accordo alla modifica del regolamento dei referendum ma azzerare il quorum potrebbe portare a situazioni facilmente gestibili da parte di una stretta minoranza politica o, peggio, personale. Infatti, una volta superato lo scoglio delle 2000 firme dei proponenti, basterebbe poi non fare eccessiva pubblicità al referendum per evitare di incentivare la già scarsa partecipazione popolare, contemporaneamente “motivare” poche persone ed “istruirle” su come votare. Presumo che qualche centinaio di adepti, in coscienza o prezzolati, sarebbero sufficienti per manovrare il risultato finale.
Sono d’accordo alla modifica del regolamento dei referendum ma azzerare il quorum potrebbe portare a situazioni facilmente gestibili da parte di una stretta minoranza politica o, peggio, personale. Infatti, una volta superato lo scoglio delle 2000 firme dei proponenti, basterebbe poi non fare eccessiva pubblicità al referendum per evitare di incentivare la già scarsa partecipazione popolare, contemporaneamente “motivare” poche persone ed “istruirle” su come votare. Presumo che qualche centinaio di adepti, in coscienza o prezzolati, sarebbero sufficienti per manovrare il risultato finale.
Da quale pulpito viene la predica
Da quale pulpito viene la predica
MESSINA come la SVIZZERA dove l’istituto del referendum è una prassi consolidata anche per materie molto delicate. A leggere la cronaca di Silvia MONDI’ quelli di FONDAZIONE NUOVA POLITICA la fanno troppo facile. Governare chiedendo direttamente ai cittadini di decidere può apparire la massima espressione della SOVRANITA’ POPOLARE, ma in DEMOCRAZIA la sovranità è delegata agli eletti del popolo, come la mettiamo? Quali materie saranno oggetto dei referendum comunali? Siamo certi che la comunità messinese abbia i fondamentali sociali, culturali, politici per un passo così decisivo? Esistono materie referendarie di esclusivo interesse locale nell’era della globalizzazione e in comunità oramai multietniche ?Sono interrogativi cui dare risposte
MESSINA come la SVIZZERA dove l’istituto del referendum è una prassi consolidata anche per materie molto delicate. A leggere la cronaca di Silvia MONDI’ quelli di FONDAZIONE NUOVA POLITICA la fanno troppo facile. Governare chiedendo direttamente ai cittadini di decidere può apparire la massima espressione della SOVRANITA’ POPOLARE, ma in DEMOCRAZIA la sovranità è delegata agli eletti del popolo, come la mettiamo? Quali materie saranno oggetto dei referendum comunali? Siamo certi che la comunità messinese abbia i fondamentali sociali, culturali, politici per un passo così decisivo? Esistono materie referendarie di esclusivo interesse locale nell’era della globalizzazione e in comunità oramai multietniche ?Sono interrogativi cui dare risposte
NON BISOGNA ILLUDERE I MESSINESI. Non può essere indetto un referendum comunale nei casi previsti dallo STATUTO, sulle deliberazioni esecutive e quelle la cui revoca o modifica contrasti con disposizioni o principi dell’ordinamento giuridico vigente. La richiesta di referendum può avere ad oggetto esclusivamente proposte di revoca o modifica di singole deliberazioni già assunte dalla Giunta Comunale o dal Consiglio Comunale, quando questa sia stata adottata in adempimento di disposizioni legislative statali,regionali,statutarie o regolamentari, la stessa può essere sottoposta a referendum per i soli aspetti attinenti alle valutazioni discrezionali dell’amministrazione comunale. Non si possono superare i principi del Testo Unico.
NON BISOGNA ILLUDERE I MESSINESI. Non può essere indetto un referendum comunale nei casi previsti dallo STATUTO, sulle deliberazioni esecutive e quelle la cui revoca o modifica contrasti con disposizioni o principi dell’ordinamento giuridico vigente. La richiesta di referendum può avere ad oggetto esclusivamente proposte di revoca o modifica di singole deliberazioni già assunte dalla Giunta Comunale o dal Consiglio Comunale, quando questa sia stata adottata in adempimento di disposizioni legislative statali,regionali,statutarie o regolamentari, la stessa può essere sottoposta a referendum per i soli aspetti attinenti alle valutazioni discrezionali dell’amministrazione comunale. Non si possono superare i principi del Testo Unico.