Registro con compiacimento le varie prese di posizione di rappresentanti istituzionali e soggetti politici sulla tematica dell’Area dello Stretto come fattore strategico per lo sviluppo o come progetto che può far superare la lunga fase di marginalità vissuta dal nostro territorio a causa delle logiche egemoniche esercitate da altre realtà locali regionali.
Un progetto, o meglio, un processo da attivare (superando anacronistici localismi ed autoreferenzialità improduttive) in cui ho sempre creduto da pubblico amministratore, fino al punto da individuare una delega assessoriale alla “Regione dello Stretto”, intesa non come nuovo livello istituzionale ma come area geopolitica.
Una sorta di provocazione culturale che andava a scontrarsi con l’indifferenza se non con l’ostilità preconcetta di chi pensava fosse possibile crogiolarsi nella gestione dell’esistente, con tutte le logiche particolaristiche ad essa collegate, con l’alibi della imminente realizzazione della salvifica “grande opera”, senza pensare, invece, alla sfida esaltante, ormai divenuta ineludibile alla luce dell’evoluzione storico-politica, di governare il futuro. Un futuro che, per quanto riguarda la realtà territoriale della città di Messina e del suo hinterland, non può non fondarsi che sull’integrazione economica, sociale e culturale, se non addirittura istituzionale, con la realtà territoriale dell’area di Reggio Calabria, all’insegna di uno Stretto che unisce e che può rappresentare un brand unico e univoco nel contesto del villaggio globale, che fonda le proprie radici nel Mito. E ciò, a prescindere da altre considerazioni, per alcuni motivi fondamentali, collegabili alla globalizzazione economica che porta ormai a ragionare in termini di “area vasta” e di sistemi territoriali interprovinciali se non addirittura interregionali, come viene dettato dagli input dell’Unione Europea che sono alla base delle nuove linee di indirizzo per il reperimento dei fondi comunitari per il periodo 2014-2020.
Per cui diventa indispensabile presentarsi a questo appuntamento ormai prossimo valorizzando le sinergie dell’Area dello Stretto nei vari settori, a partire da quello dei trasporti che deve essere collegato alla logistica utilizzando e potenziando le infrastrutture esistenti, con un’integrazione anche fra porti e interporti, per realizzare quei distretti logistici ritenuti indispensabili dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi. Ma bisogna anche considerare un altro aspetto fino a oggi sottovalutato, riguardante la perdita per Messina del ruolo di capoluogo di Provincia, derivante dalla futura istituzione dei Liberi consorzi e dalla conseguente divisione territoriale, che dovrà portare a un ripensamento dei modelli di sviluppo strategico della città, indirizzandoli verso una piena integrazione con i piani di sviluppo strategico posti in essere sull’altra sponda dello Stretto.
Così come l’eventuale istituzione della Città metropolitana, ipotizzata ancora in maniera parziale e riduttiva, dovrà raccordarsi con la già istituita Città metropolitana di Reggio Calabria, anche se oggetto di normative diverse, per approdare a quella Città metropolitana dello Stretto prevista nella Programmazione operativa nazionale (Pon) dal ministero della Coesione e lo Sviluppo, con la priorità per quelle città che si sono dotate di piani strategici. Ma nell’immediato c’è un’occasione unica e irripetibile, che né il Comune di Messina, né la Provincia regionale non ancora abolita possono perdere, consistente nella partecipazione alla rete Esi (Rete degli Stretti europei), per potere accedere a ulteriori fondi indirizzati ai territori che si affacciano sugli Stretti e hanno attivato meccanismi di buona prassi sulla progettualità strategica e meccanismi di governance comune.
E avendo partecipato recentemente a incontri su tali temi, sia a Messina promossi dal sindaco Renato Accorinti, sia a Reggio Calabria promossi dal presidente della Provincia Giuseppe Raffa, avverto la sensazione che si stiano creando le condizioni per far sì che i propositi, le dichiarazioni, i momenti di confronto svoltisi o preannunciati non rimangano sulla carta ma possano cominciare ad acquisire concretezza. Così come è concreta l’integrazione significata dalle migliaia e migliaia di pendolari che ogni giorno, fra mille difficoltà, attraversano lo Stretto per motivi di lavoro o di studio e che possono essere definiti – in qualità di antesignani o precursori – cittadini dello Stretto.