Eppure ci sono anche Comuni che nella cerchia dei “51” che la legge individua tra i “fratelli” della Città Metropolitana di Messina vogliono entrare, perché ne hanno intravisto tutte le opportunità, perché guardano lontano, perché hanno smesso di limitarsi alla politica del proprio giardino. Certo, sono vigili e chiedono rispetto delle loro identità,storie e autonomie, ma l’appuntamento con il futuro non vogliono perderlo. Tra questi, il più attivo è il comune di Francavilla di Sicilia, guidato dall’ex assessore provinciale Lino Monea, che in queste settimane ha seguito incontri e convegni sull’argomento per farsi un’idea più chiara.
“L’incontro a Palazzo Zanca del 6 giugno l’ho seguito da “abusivo”, perché Francavilla non rientra nel perimetro dei Comuni individuati dalla legge- spiega sorridendo il sindaco Monea- Sono stato sollecitato da colleghi sindaci e amici, ma il nostro è un percorso iniziato tempo fa. All’inizio infatti, quando ancora non si parlava di questa legge avevamo avviato un confronto tra Comuni dell’Alcantara ed anche della provincia di Catania per ipotizzare il Consorzio Taormina-Etna, ci siamo riuniti diverse volte, ma l’ostacolo maggiore è stata la soglia minima di popolazione prevista, che non riuscivamo a raggiungere. La norma sui Liberi Consorzi varata dall’Ars sembra fatta su misura solo per garantire alcuni Comuni che possono diventare capofila. A questo punto, fallito il progetto del Consorzio, diventa indispensabile guardarci intorno con intelligenza e lungimiranza”.
Da amministratore, da ex consigliere provinciale e da ex assessore provinciale, che conosce sia il territorio che le difficoltà della politica nel raggiungere le istanze di tutte le comunità, Lino Monea non è molto convinto della legge sui Consorzi e sulle Città Metropolitane, anche perché la strada è ancora lunga e tortuosa.
“Per la verità io non avrei abolito le Province- aggiunge- Non si sono risolti i problemi semplicemente cancellando la democrazia rappresentativa. E la nuova legge prevede ulteriori passaggi ancora non definiti bene. In ogni caso per noi Comuni della Valle dell’Alcantara si pone un problema: lo sbocco naturale è Messina, anche se non siamo stati inseriti tra i Comuni della Città Metropolitana. L’alternativa, fallito il progetto del Consorzio Taormina Etna, era il Consorzio dei Nebrodi con Patti capofila, ma è chiaro che non siamo organici a quel territorio, è una soluzione inapplicabile”.
Così mentre dalla zona jonica a quella tirrenica numerosi Comuni dei “51” previsti per legge, guardano con perplessità e sospetto l’adesione automatica alla Città Metropolitana, c’è chi invece sta riflettendo la possibilità di chiedere di farne parte.
“La norma in realtà divide in due la Valle dell’Alcantara lasciando fuori dalla Città Metropolitana, da Gaggi a salire, una serie di Comuni, come Francavilla, Graniti, Motta Camastra, Malvagna, Fondachelli, Roccella, Novara di Sicilia. Stiamo parlando di sei, sette comuni che invece fanno parte integrante della Valle e che vogliono scommettere su un percorso di unità. Vogliamo capire che tipo di ruolo e presenza potremmo avere, non chiediamo di essere protagonisti ma neanche marginali come è successo finora con la Provincia. C’è poi il problema della continuità territoriale, perché occorre aderire evitando discontinuità tra un territorio ed un altro, quindi dobbiamo essere tutti d’accordo”.
Proprio per questo mercoledì prossimo è previsto un incontro tra i “candidati alla Città Metropolitana”, quei Comuni che il legislatore non sappiamo per quali motivi ha bypassato e che invece potrebbero avere tutto l’interesse, l’entusiasmo e la determinazione di far parte della Città Metropolitana.
“Non dimentichiamo che l’ultima parola spetta al Consiglio comunale- conclude Monea- quindi è un percorso che dobbiamo fare insieme non solo tra le diverse amministrazioni ma con il territorio ed i cittadini, coinvolgendoli”.
Il tempo c’è, l’Ars infatti, dopo aver approvato in fretta e furia una legge incompleta, è difficile che rispetterà la tabella di marcia ed anzi è quasi scontato che l’approdo finale sarà lontano e diverso rispetto alla stesura iniziale.
Rosaria Brancato