Orlando, Roccafiorita: “Sì al Consorzio con Taormina capofila, no al Comune unico Val d’Agrò”

Il comune di Roccafiorita ha partecipato ad alcuni incontri in merito all'istituzione del Consorzio Jonia-Taormina-Etna.

L’approvazione da parte dell'Ars della legge di istituzione dei Liberi Consorzi ha cambiato le carte in tavola rispetto agli incontri iniziali. In particolare, con la definizione del territorio delle aree metropolitane (che nel nostro caso specifico ha significato che quasi tutti i comuni della riviera jonica messinese venissero 'iscritti d'ufficio”), con l'individuazione di una soglia di 180.000 abitanti per la costituzione di un nuovo consorzio (più alta rispetto a quanto era dato immaginare prima) e del comune capofila necessariamente nel comune più popoloso (ovvero per noi Giarre, invece, che Taormina ). Ma non è tutto qui, le procedure stabilite affinché un comune possa aderire ad un nuovo consorzio sono, infatti, particolarmente onerose e prevedono una larga condivisione politica, in consiglio comunale prima, e poi della cittadinanza tutta, con il referendum. A ciò si aggiunge una obbligatoria continuità territoriale che dipende, soprattutto, dalle scelte dei comuni viciniori. Dunque, in mezzo ai dubbi immancabili quando si compiono scelte così importanti per il futuro delle proprie comunità, diciamo che qualche punto apparentemente fermo comincia ad affacciarsi e il progetto d’istituire un nuovo consorzio annaspa.

Secondo quali criteri state proseguendo in una direzione o nell’altra?

Come mi è capitato anche di affermare in un recente incontro a Furci Siculo sulla costituzione del libero consorzio da definirsi Jonia-Taormina-Etna, lo dico con un piccolo gioco linguistico, certamente per noi che siamo 'Jonia' è indispensabile che il ruolo di capofila, e centrale non solo nella locuzione, spetti appunto a Taormina. Diversamente abbiamo poco interesse a diventare periferia dell'Etna, con tutto il rispetto per quei territori e le loro prestigiose storie. In tal caso non abbiamo problemi a restare nella Città metropolitana di Messina. Questo stesso indirizzo il nostro consiglio comunale ha affidato al Sindaco per i prossimi incontri.

Roccafiorità è il più piccolo comune della Sicilia. Avete esternato una lecita preoccupazione relativa all’identità e al futuro del piccolo borgo. Cosa pensi ne sarà degli enti minori, in un caso o nell’altro?

Ritengo che la formulazione della legge 8, la quale prevede la presenza all'interno della conferenza metropolitana o dell'assemblea del consorzio per i sindaci di tutti i comuni, sia garanzia di un diritto di cittadinanza che dovrebbe permetterci di poter continuare a mantenere un'identità e una voce. Penso che i piccoli comuni in ogni caso subiranno una diminuzione progressiva delle risorse loro attribuite e della loro struttura, ma allo stesso tempo mi auguro che, grazie alla strategia prevista dal piano Europa 2020 per le aree interne, vengano investite risorse per i collegamenti e per la sopravvivenza economica dei piccoli centri (pure solo mediante defiscalizzazione per le imprese e incentivi ai giovani che decidono di continuarci a vivere), affinché il grande patrimonio di valori che rappresentano non venga disperso e un territorio potenzialmente importante anche ai fini turistici non venga destinato all'abbandono. Colgo l'occasione per rassicurare i cittadini, i quali spesso non conoscono le cifre riguardo i costi 'politici' del mantenimento dei piccoli comuni, che – a prescindere da Roccafiorita, dove oltre al sottoscritto che rinuncia all'indennità di carica anche quasi tutti i consiglieri comunali rinunciano al gettone – possono tranquillamente sopravvivere senza costi. Insomma, diversamente da quanto vuole far credere certa stampa non si può certamente parlare di 'casta', ma praticamente di 'volontariato'.

Il professore Michele Limosani ha affermato che il futuro dei comuni è l’area metropolitana (vedi ad es. rilancio economico), l’unica strada percorribile, tra l’altro, perché riconosciuta a livello europeo, mentre il Libero Consorzio è un istituto previsto solo dalla Regione siciliana.

Non ci sono dubbi che sulle Città metropolitane si concentreranno la maggior parte dei fondi. E' vero anche che sulle restanti aree vaste, in qualunque modo denominate, verranno riversati i fondi residui e che, comunque, un consorzio vero attorno a Taormina potrebbe essere in grado, autonomamente e a prescindere dai fondi pubblici, di attirare soprattutto risorse ed investimenti privati.

Il sindaco di Santa Teresa Cateno De Luca ha lanciato un appello agli enti della Valle d’Agrò perché si uniscano in un unico comune prima di decidere del futuro. Cosa ne pensi dell’ipotesi di fusione?

Fermo restando che sono convinto anch'io come tanti che sia necessaria un'azione sinergica tra i comuni della Valle d'Agrò, ed in generale tra i comuni dell'intera Riviera, sia nel caso in cui si rimanga nella Città Metropolitana, sia nel caso in cui si costituisca il libero consorzio di Taormina, mi sembra che la previsione che attribuisce il ruolo di consigliere ad ogni singolo sindaco inviti ad andare nella direzione diametralmente opposta a quella proposta dal solo sindaco De Luca. La presenza di 9 sindaci/consiglieri rappresentanti la Val d'Agrò – sui 51 della città metropolitana o sulla cifra simile all'interno dell'assemblea del consorzio – mi pare palesemente garanzia di maggiore rappresentanza per la nostra area e, davvero, non capisco su cosa sia basato il ragionamento del sindaco di S. Teresa di Riva. Per quanto riguarda l'indispensabile messa in rete e razionalizzazione dei servizi, poi, mi preme ricordare che lo strumento individuato dalla legge è l'Unione dei comuni, sebbene, purtroppo, questa nella nostra esperienza non abbia finora assolto a questo compito. Riconosco che il sindaco De Luca non abbia mai mostrato gradimento per questa forma di aggregazione. Ricordo, infatti, l'abbandono, allora, dell'Unione dei Comuni delle Valli Joniche nella sua veste di sindaco di Fiumedinisi e allo stesso tempo le dichiarazioni, seguite dai fatti, di non partecipare, una volta ritrovatosi nuovamente nella stessa Unione da sindaco di S. Teresa di Riva, alla giunta ed ai lavori. Eppure continuo a ritenere che una nuova Unione della Valle (l'esistente 'scade' a giugno) fondata su basi nuove (ovvero razionalizzazione dei dipendenti, corpo di polizia municipale unico, ufficio di segreteria unico, unico cartellone di manifestazioni estive ecc), con o senza Santa Teresa che da un punto di vista del numero degli abitanti non è esattamente compatibile (diecimila a fronte dei restanti ottomila degli altri sette comuni messi insieme) sia quello che i cittadini ci chiedono e d'altronde è questa la formula che è stata individuata per l'Aro rifiuti. La mia proposta è, quindi, quella di utilizzare la stessa formula dell'Aro Valdagrò costituito dai sette comuni della Valle, con le stesse amministrazioni e gli stessi sindaci (ciò semplificherebbe anche la convocazione delle riunioni) per costituire una nuova Unione dei Comuni finalmente funzionale. Ed allo stesso tempo intensificare i rapporti con le altre unioni già presenti sul territorio (del comprensorio di Taormina, della Valle Regia dell'Alcantara, di Monte Scuderi), o di nuova nascita, per fare sistema in entrambe le ipotesi di area vasta.

I comuni della Val d’Agrò dovranno mettersi d’accordo. Prevarrà una linea comune?

Me lo auguro ed in parte ne sono convinto, avendo fiducia nelle persone e nella forza del dialogo come modalità per trovare le ragioni che uniscono. Non vedo molto spazio, invece, per le prese di posizione individuali. Nella decisione finale sono sicuro che non avranno peso le ambizioni politiche di chicchessia, ma le logiche politiche intese come ragionamento che mette al centro la polis o il territorio che dir si voglia.

Giusy Briguglio