Hanno sfilato uno a uno, in fila e ordinatamente, per ricevere la pergamena che l’Ateneo messinese ha consegnato loro come premio per il cento e lode ottenuto al diploma di maturità. Hanno sorriso per la fotografia e sono tornati al loro posto. Tutti e cinquanta. (vedi articolo correlato)
Applausi, flash fotografici, parole di congratulazioni, genitori commossi. Per una mattina, tra le pareti dell’aula magna dell’Università centrale i problemi sono rimasti fuori e il futuro di questi giovani, eccellenze del territorio siciliano così come sono stati definiti, è stato fermato nelle parole di augurio e speranza che le istituzioni dell’Ateneo messinese hanno rivolto loro. I complimenti sono per il traguardo raggiunto, l’augurio è perché sia l’Università di Messina quella che questi giovani sceglieranno di frequentare.
Finita la gioia del momento, si passa all’altro lato della medaglia, con le domande e le perplessità sul futuro. Alcuni devono ancora decidere che strada intraprendere, altri hanno già le idee chiare. Come Antonino Aliberti, studente diplomatosi al Liceo Classico di Santa Teresa “Enrico Trimarchi”, che è intervenuto alla fine della cerimonia: “Ringrazio la mia famiglia e i miei docenti per il supporto che ho ricevuto durante il percorso scolastico svolto e che mi ha permesso di raggiungere questo traguardo e di ottenere una formazione culturale e intellettuale di cui sono soddisfatto – ha detto -. Cercherò di mettere il massimo impegno per ottenere altrettanti risultati nel mio futuro universitario e poi lavorativo”. Futuro che Antonino si immagina a Messina perché, ci dice, “il destino del nostro territorio dipende da noi. Ho scelto di restare a studiare all’Università di Messina perché noi giovani dobbiamo agire per la ripresa economica della Sicilia”. Ideali, obietterebbe qualcuno, ma parlando con i ragazzi la sensazione è che molti di loro vorrebbero davvero fare qualcosa per rendere valore a una Sicilia troppo spesso bistrattata. E infatti così come Antonino ce ne sono tanti di giovani che vorrebbero rimanere in Sicilia, ma a volte alcuni corsi di laurea sono migliori fuori, altre volte alcuni corsi di laurea non ci sono. Così come ci dice Paola Benvenga, del Liceo Classico “Maurolico” di Messina, che vorrebbe studiare “Lingue Orientali”: “Vorrei rimanere a Messina, ma il corso di laurea che ho scelto qui non c’è. In alternativa mi piacerebbe anche “Scienze ambientali”, ma anche in questo caso sceglierei di frequentarla fuori”. Poi c’è Chiara Levorato, sempre del Liceo Classico “Maurolico”. Lei ha già sostenuto i test d’ingresso per la facoltà di Giurisprudenza all’Università Bocconi: “Ho preso in considerazione l’Università di Messina perché la facoltà di Giurisprudenza vanta una storia lunga e importante, ma ho scelto la “Bocconi” per le maggiori possibilità di inserimento lavorativo. L’Ateneo messinese ha dei buoni corsi di laurea ma le prospettive di lavoro sono inferiori”. Vittorio Centorrino, uscito dall’Istituto “San Giovanni Bosco” di Messina, ci dice che è ancora incerto. La facoltà di Fisica è la sua scelta, ma ha preso in considerazione oltre all’università di Messina, anche Roma e Pisa: “In ogni caso per la specializzazione dovrò andare fuori, perché a Messina non c’è quella che mi piacerebbe fare”.
Tanti altri ragazzi resteranno a Messina, già lo sanno. Molti di loro sosterranno i test d’ingresso nelle prime settimane di settembre. Alto il numero degli aspiranti medici. Ma anche fra quelli che rimarranno, fra questi giovani che svolgeranno il loro percorso universitario a Messina, alla domanda su dove vedono il loro futuro lavorativo, tutti quelli intervistati ci rispondono allo stesso modo: “Se Messina non offrirà possibilità di lavoro sarò costretto ad andarmene”.
Speranze, sogni, attaccamento alla propria terra, voglia di rivincita anche. Ma il finale è sempre lo stesso.
(Giusy Briguglio)
FOTO STURIALE